Un giorno a Palazzo, un'altalena di notizie di Eugenio Ferraris

Un giorno a Palazzo, un'altalena di notizie Un giorno a Palazzo, un'altalena di notizie Come ha funzionato il «monitoraggio» alla commissione Difesa ROMA DAL NOSTRO INVIATO Sono rimasti in pochi, in una Roma semideserta di romani e turisti ma discretamente sorvegliata da carabinieri e polizia, a presidiare il Palazzo. La Camera, fatto che non si registra da decenni, è aperta per seguire quanto avviene nel Golfo con una «attività di monitoraggio» garantita dalle commissioni Difesa e Esteri. Sabato, primo giorno di vigilanza, il «turno» era toccato a Flaminio Piccoli, presidente degli Esteri; ieri a Raffaele Costa, che da qualche giorno appena siede alla Difesa sulla poltrona lasciata libera da Valerio Zanone, che alle cariche parlamentari ha preferito fare il sindaco di Torino. Oggi, come già è stato programmato sin dalla scorsa settimana, le due commissioni si troveranno in seduta congiunta per ascoltare le comunicazioni del Governo in merito alla vicenda della presenza militare italiana nella zona delle operazioni di guerra. Quella di ieri sembrava una giornata tranquilla. Qualche telefonata tra la commissione Difesa e le alte cariche dello Stato (il generale Bonifazio Incisa di Camerana che è il capo gabinetto del ministro Rognoni, il ministero degli Esteri), il continuo aggiornamento della situazione sulle telescriventi del Palazzo. Poi, poco prima di mezzogiorno, un'agenzia di stampa trasmette un dispaccio che riguarda i due piloti del Tornardo dato per disperso nel corso della prima missione dell'aeronautica militare nel Golfo: «Torneranno presto a casa», dice ad un giornalista britannico un non meglio identificato portavoce del regime iracheno, responsabile a quanto pare dei prigionieri di guerra. Che cosa sia accaduto in quel momento nell'ufficio di Raffaele Costa, quali telefonate si siano intrecciate, con quali interlocutori il presidente della commissione Difesa della Camera abbia parlato, non è dato sapere. Alcuni collaboratori di Costa, comunque, ammettono che le consultazioni con il ministero degli Esteri si siano fatte frenetiche e che i funzionari di De Michelis abbiano investito della faccenda l'am- basciatore iracheno a Roma, invitandolo - qualora la dichiarazione del portavoce di Baghdad avesse risposto al vero - al rispetto della Convenzione di Ginevra sui prigionieri di guerra. Telefona a Costa anche il sindaco di Pressana Veronese, Conterno, paese nel quale vive il maggiore Gianmarco Bellini, il pilota del Tornado scompar¬ so. Le dichiarazioni del portavoce di Saddam Hussein hanno riacceso le speranze, la famiglia Bellini vorrebbe avere notizie che nessuno dal Palazzo, però, è in grado di confermare o smentire. Telefonano anche dalla Croce Rossa Internazionale, assicurando che le ricerche dei due piloti continuano con tutti i mezzi a disposizione e che nel contempo - saranno fatti tutti i passi necessari presso le autorità irachene. Si attivano i canali diplomatici, ritelefona il sindaco Conterno, mentre il centralino di Montecitorio è tempestato da persone che hanno sentito la notizia dalle televisioni ed ora vogliono sapere se davvero il maggiore Bellini ed il capitano Cocciolone sono salvi, pur se prigionieri degli iracheni. Nelle prime ore del pomeriggio il presidente della commissione Difesa rilascia una dichiarazione: «Al momento nessuno è in grado di confermare quanto diffuso da una rete televisiva e ripreso da una agenzia di stampa circa il possibile destino degli ufficiali piloti italiani Bellini e Cocciolone». Al sindaco di Pressana, Costa (che nel frattempo è stato raggiunto alla Camera dal vice presidente della commissione, il comunista Gasparotto) esprime la solidarietà del Parlamento, invitandolo a riferire alla famiglia Bellini che il governo segue costantemente la vicenda e che tutto il possibile sarà fatto per avere notizie dell'ufficiale italiano e del suo compagno di missione. Alle 15 la doccia fredda delle smentite: la traduzione delle parole del portavoce non è certa. Tre ore dopo, manca qualche minuto alle 18, il Palazzo si agita: la tv irachena trasmette le immagini di alcuni prigionieri di guerra. Uno sarebbe il capitano Cocciolone. Sono momenti di tensione, i telefoni della commissione Difesa squillano ininterrottamente. La macchina del «monitoraggio» si rimette precipitosamente in moto per avere certezze, per tranquilizzare due famiglie, una nel Veneto e una in Umbria, che aspettano notizie. Eugenio Ferraris Raffaele Costa

Luoghi citati: Baghdad, Camerana, Ginevra, Pressana, Roma, Torino, Umbria, Veneto