La guerra non spaventa i Sette Grandi di Stefano LepriGuido Carli

La guerra non spaventa i Sette Grandi Ottimismo fra i ministri finanziari dei Paesi industrializzati: l'inflazione sta perdendo vigore La guerra non spaventa i Sette Grandi Si guarda già alla pace, non si teme più la recessione NEW YORK DAL NOSTRO INVIATO Forse l'economia mondiale sta già entrando nel dopoguerra. O almeno e questa l'ipotesi che hanno cominciato a discutere ieri sera i ministri finanziari dei sette grandi Paesi industriali (il G-7), in un club della Cinquantaduesima Strada di Manhattan. Dagli orrori delle prime giornate di conflitto armato emerge, caula e circondata di ritegno, la speranza che si possa evitare la recessione economica in Europa, attenuarla e abbreviarla negli Stati Uniti. La prospettiva che si apre, spiega il ministro del Tesoro italiano Guido Carli prima di recarsi alla riunione, è che il prezzo del greggio tornato ai livelli di prima della crisi consenta una marcata riduzione dei tassi di interesse negli Usa: «Ci sono segnali che l'inflazione perda di vigore». Spendendo meno per il petrolio, e avendo a disposizione credito più abbondante e mono caro, gli americani consumeranno e produrranno di più. Certo, i tassi più bassi comportano un rischio: un calo ulteriore nelle quotazioni del dollaro. «Occorre perciò stabilire - dico Carli - qual è l'interesso prevalente del resto del mondo: una stabilizzazione del dollaro o un rilancio dell'attività produttiva? Credo che la seconda alternativa sia preferibile». L'Italia non e troppo preoccupata quindi di un possibile nuovo ribasso della moneta Usa: si tratta di una novità portata dagli eventi degli ultimi giorni. Questa riunione del G-7 (Usa, Giappone, Germania, Francia, Gran Bretagna, Italia e Canada), a 4 mesi dall'ultimo appuntamento, in origine era stata convocata su pressione del go- verno francese, in ansia per il calo del dollaro. In poche ore si è avuta una profonda inversione di aspettative. «Il prezzo del petrolio - nota il governatore della Banca d'Italia, Carlo Azeglio Ciampi, che come di consueto accompagna il ministro al G-7 - è disceso al livello che veniva ritenuto appropriato, sia dai produttori sia dai consumatori, prima della crisi del Golfo». Mentre i pacifisti americani continuano a gridare «niente sangue per il petrolio», i mercati esprimono la convinzione che i rifornimenti di greggio, per quanto ancora la guerra possa essere lunga e sanguinosa, non verranno interrotti. Gli effetti negativi di una debolezza del dollaro, secondo Carli, passano in seconda linea. Tassi d'interesse più bassi negli Stati Uniti possono far bene a tutta l'economia mondiale. Però l'Italia o altri Paesi europei possono venirsi a trovare in una situazione delicata se al contrario i tassi tedeschi continueranno, come si teme, a salire. La Germania, con il suo sviluppo tuttora vivace trainato dall'unificazione, può esercitare un ruolo positivo, ma deve cambiare politica: è questo, nella riunione newyorkese, uno dei più importanti motivi di contrasto tra i Sette. «Tanto più un Paese opera aggiustamenti in solitudine, tanto più gli effetti indesiderati sono ampi» afferma Carli. «Per evitare un ulteriore ampliamento del differenziale tra tassi Usa e tassi tedeschi, la Germania dovrebbe attuare una politica di bilancio più restrittiva» precisa Ciampi. 11 governo di Bonn, con una pratica ben nota nel nostro Paese, sta finanziando con un aumento del deficit pubblico (che fa salire i tassi) gli alti costi dell'unificazione, invece di aumentare le tasse o ridurre le spese. Un altro argomento di discussione sarà il cambio dello yen. Per facilitare la riduzione degli squilibri internazionali, «ci si domanda se non sarebbe meglio una rivalutazione della moneta giapponese» afferma Carli con diplomazia. Al di là delle divergenze, dal G-7 verrà comunque un messaggio di fermezza: anche nel disgraziato caso che la guerra causi altre dolorose sorprese, governi e Banche centrali sono in grado di mantenere il controllo dei mercati, come hanno fatto, nota Ciampi, fino ad ora. Negli Usa gli umori degli operatori economici sembrano davvero bruscamente cambiati ver¬ so il meglio, in quella mescolanza di cinismo del denaro e imbarazzo moralistico tipica della società americana. Si prevede che gli indici economici ricominceranno a segnare crescita «prima della metà dell'anno» dichiara un membro del consiglio della Riserva federale, Robert Parry. Così per il resto del mondo. Purché non porti male ai Sette riunirsi nella Cinquantaduesima Strada, in una bettola della quale il 1° settembre 1939 il poeta inglese W. H. Auden contemplava l'inizio della guerra: «Coloro a cui è stato fatto del male / ricambiano facendo del male». Stefano Lepri Guido Carli, ministro del Tesoro: innanzi tutto rilanciare l'attività produttiva

Persone citate: Auden, Carli, Carlo Azeglio Ciampi, Ciampi, Guido Carli, Manhattan, Robert Parry