Sale l'odio per l'Occidente di Tito Sansa

Sale l'odio per l'Occidente Sale l'odio per l'Occidente Chiari segni in tutto il Nord Africa TUNISf DAL NOSTRO INVIATO «Ladies occidentaux» (Vigliacchi occidentali), grida all'indirizzo di due giornalisti un gruppo di uomini elegantemente vestiti, dopo avere impedito a un lustrascarpe di servire gli «sporchi assassini». Siamo in Avcnuo Bourghiba, il corso principale di Tunisi, la più occidentalizzata capitale del mondo arabo. I signori eleganti non sono ragazzetti, ma uomini sulla quarantina appartenenti all'elite intellettuale, avvocati presso la Corte di cassazione di Tunisi, che hanno organizzato una dimostrazione di solidarietà con Saddam Hussein. Dimentichi del fatto che la guerra è scoppiata, su autorizzazione dcll'Onu, per liberare proprio un Paese arabo, il Kuwait occupato dall'Iraq, gli avvocati accusano l'Occidente di «voler annientare la cultura araba». «Ma ve le suoneremo», dice uno. «Volete farci credere che siete entrati in guerra contro l'Iraq - dice l'avvocato Abdorrazak Kilani, l'unico ragionevole del gruppo -. In realtà avete dichiarato guerra a tutti noi arabi». Un altro, che non vuole rivelare il suo nome, dico: «Vi odiamo tutti dal profondo della nostra anima. Evviva Saddam Hussein». Passano di corsa, inseguiti dai poliziotti con i manganelli, gruppi di avvocati che gridano «Mitterrand assassino» e «Bush macellaio». Una ondata di odio verso gli occidentali si sta diffondendo. Non solo qui in Tunisia, ma in tutto il Magreb, in Mauritania, in Marocco, in Algeria (e anche nella vicina Libia), in contrasto con la posizione di neutralità assunta dai diversi governi. In Algeria tutti i giornalisti occidentali non residenti (tra cui il corrispondente dell'agenzia Ansa, Cosare Rizzoli) sono stati espulsi; in Marocco i nazionalisti di destra e l'opposizione di sinistra si sono trovati concordi nel chiedere la «guerra santa»; in Mauritania gli stranieri sono stati minacciati e hanno dovuto rifugiarsi nelle ambasciate. In Tunisia e (riferiscono) anche negli altri Paesi arabi dell'Africa settentrionale la popolazione è rimasta ieri pomeriggio attaccata alle radio per ascoltare il breve messaggio lanciato da Saddam Hussein al suo popolo. Qui a Tunisi c'erano capannelli nei locali pubblici e vi sono state dimostrazioni di simpatia per il dittatore iracheno quando ha concluso con le parole ((Allah è grande. Vergogna agli svergognati». Simpatia traspare anche dai giornali, i quali corto non contribuiscono alla pacificazione dogli animi, affermando concordi che «la coalizione dirotta dagli Stati Uniti dimostra la manifesta volontà di umiliare tutto il mondo arabo». I giornali danno poi ampio spazio agli appelli rivolti ai diversi governi a «entrare in guerra con tutto le forze aeree, navali e terrestri e con reparti di volontari al fianco del fratello iracheno». Depressi e umiliati nelle prime notizie degli attacchi aerei contro l'Iraq, i magrebini hanno gioito invece quando i missili Scud hanno colpito Israele. E adesso quaggiù tutti gli arabi con cui ho parlato hanno manifestato l'augurio (di por sé assurdo) che Israele si decida alla rappresaglia. Ciò accelererebbe secondo loro la solidarietà panaraba, che tuttora è fatta soltanto di parole. Una risposta israeliana se la augurano anche - si dice - i diversi governi, ciascuno dei quali ha problemi con le proprie opposizioni inquiete. Gli eventuali scoppi di violenza permetterebbero di eseguire arresti di agitatori. «L'odio per gli occidentali, presente da sempre, può esplodere da un momento all'altro», dice un collega tunisino. Stranamente, mentre i Paesi più islamizzati, Siria, Egitto, Arabia Saudita o Emirati Arabi Uniti, si oppongono a Saddam Hussein, la miccia dell'antioccidentalismo è stata accesa proprio nei Paesi più occidentalizzati e più lontani dalla minaccia di guerra. Tito Sansa Dimostranti giordani durante una manifestazione antiamericana chiedono che re Hussein si schieri a sostegno dell'Iraq

Persone citate: Abdorrazak Kilani, Bourghiba, Bush, Ladies, Mitterrand, Rizzoli, Saddam Hussein