L'orrore negli occhi dei bimbi di Tel Aviv

L'orrore negli occhi dei bimbi di Tel Aviv L'orrore negli occhi dei bimbi di Tel Aviv Gli psicologi: contro lo choc fateli giocare, anche nei rifugi TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO «Ho sentito un'esplosione formidabile, che ha scosso tutta la nostra casa. Quando siamo usciti dalla stanza ermetica, ho visto che la parete della mia camera da letto era crollata. Ho cercato subito il canarino che papà mi aveva comprato la settimana scorsa, ma non sono riuscito a trovarlo. Dev'essere volato via, attraverso quel grosso buco apertosi nella parete». Così Ezra, 11 anni, sconsolato rievoca la brutta avventura passata sabato mattina quando la palazzina in cui la sua numerosa famiglia vive è stata investita in pieno dallo sposamento d'aria dell'esplosione di un missile «Scud-B» iracheno. Nel pittoresco quartiere sottoproletario in cui abita, la caduta del missile è l'argomento del giorno. Lo «Scud» ha colpito un grosso centro ricreativo, distruggendo il campo coperto di pallacanestro e seminando la rovina in un raggio di molte decine di metri. «E' un miracolo - ha detto il sindaco Shlomo Lahat, giunto per un sopralluogo - che nessuno sia rimasto ucciso. Ma, come diceva Golda Meir, in Israele chi non crede nei miracoli non è realista». Agli abitanti, Lahat ha promesso che presto il centro tornerà a funzionare e che le abitazioni danneggiate saranno riparate a spese del Comune. Fra le macerie si aggira, incuriosito, un piccolo gruppo di coetanei di Ezra; uno di essi spiega che nell'esplosione è rimasta ferita la madre: «Si è gettata su due miei fratelli più piccoli - racconta - per proteggerli con il suo corpo, ed è stata colpita da schegge di vetro». Allon si vanta, invoce, di non temere né il presidente iracheno, né i suoi missili. «Quando c'è stata l'esplosione - racconta Orna - ho sentito che il cuore mi si fermava. Temevo non solo per me, ma anche per il mio cane, Snoopy, che non ha maschera antigas e rischiava di morire. Allora gli abbiamo messo le bende imbevute di acqua e soda, ma lui ha cominciato a morderle e a strapparle, perché non aveva capito che c'era un pericolo chimico». Sulle ragioni che hanno indotto il presidente iracheno a bombardare il loro povero quartiere, i ragazzi non hanno una spiegazione precisa. Per Ofra, Saddam è pazzo, ma Tom la rimbecca su¬ bito: «Visto alla televisione - dice - mi sembra invece una persona molto rispettabile. Dev'essergli entrato un virus dentro il cervello e ora non riesce più a sbarazzarsene». Malca crede che «Saddam non solo vuole conquistare il mondo, ma persino comandarlo tutto, come se fosse un re o roba del genere». I bambini di Tel Aviv sono stati le principali vittime delle giornate di ansia e di tensione provocate dai bombardamenti iracheni e dai ripetuti allarmi delle rirene che nanno costretto la popolazione a rifugiarsi nelle stanze degli appartamenti predisposte alla guerra chimica. Su suggerimento degli insegnanti e degli psicologi, a queste stanze, dove pure era obbligatorio indossare le maschere antigas, si è cercato di dare l'aspetto più accogliente possibile. Per ridurre la comprensibile ansia, hanno detto gli psicologi, occorre che i bambini vengano messi in un ambiente a loro familiare e che abbiano la possibilità di esprimersi e di giocare. Per ingannare il tempo nelle ore di clausura, gli psicologi hanno consigliato di svolgere attività creative come disegno, musica o anche lettura di rac¬ conti. «Ad esempio - ha detto Marisa Hananel, una psicologa clinica - un bambino che disegna una casa e ne calca e ricalca i muri, tende poi a sentirsi più sicuro». Ai genitori è stato consigliato, inoltre, di alleviare la naturale ripulsione dei bambini verso le maschere antigas presentandole come un gioco bizzarro. Prima i genitori hanno indossato maschere di cartone improvvisate e poi, gradualmente, sono passati alle maschere antigas. Dai resoconti di chi ha passato queste giornate di continui allarmi, emerge comunque un dato costante: il comportamento dei genitori è stato determinante a influenzare quello dei figli. Là dove i genitori erano calmi e organizzati, i bambini hanno reagito in genere con docilità. Al contrario, scene isteriche si sono avute quando i genitori si sora fatti cogliere impreparati dal bombardamento. Il caso più agghiacciante resta quello della bambina arabo-israeliana di tre anni, della cittadina di Taibeh, soffocata a morte dalla maschera antigas perhé i genitori le hanno proibito di togliersela, nonostante le sue disperate proteste. Il caso ha suscitato note¬ vole impressione in tutto li Paese. In seguito, le autorità militari hanno consigliato ai genitori di assecondare i loro figli, quando piangono e scalpitano e di togliere loro la maschera per qualche minuto (a condizione che si trovino in una stanza chiusa ermeticamente). Un altro modo per calmare i bambini in stato d'apprensione - secondo il professor Shamuel 'liano - è quello di renderli attivamente partecipi dei convulsi preparativi compiuti dalla famiglia nel momento in cui deve rinchiudersi nella stanza stagna. Ai più grandicelli, ad esempio, può essere chiesto di portare nella stanza giocattoli per i loro fratelli minori: un piccolo gesto che serve tuttavia ad aumentare il loro senso di responsabilità e a scacciare il panico». Una giovane madre ha raccontato di aver soprannominato «Saddam» un vecchio burattino trovato in un cassetto. «Mia figlia lo ha preso, sbattuto contro un muro e poi si è sentita meglio. Certo, è un po' il sistema usato dagli stregoni africani, ma sembra che funzioni anche a Tel Aviv». ih ìlippo u*oa;ati Batteria antiaerea a difesa di un settore periferico a Nord della citta di Tel Aviv

Persone citate: Allon, Golda Meir, Lahat, Marisa Hananel, Shlomo Lahat

Luoghi citati: Israele, Tel Aviv