Finisce nell'archivio l'omicidio di un giudice

Chiuso dopo 20 anni il caso Scaglione Chiuso dopo 20 anni il caso Scaglione Finisce nell'archivio l'omicidio di un giudice Primo magistrato vittima di mafia Tutti prosciolti i boss sotto accusa Nessun colpevole. Il caso Scaglione viene archiviato a Genova a vent'anni dall'omicidio del procuratore della Repubblica di Palermo, il primo magistrato italiano assassinato in un agguato dalla mafia. Escono dall'inchiesta che si conclude come «a opera di ignoti» alcuni grossi nomi di Cosa nostra, a cominciare da Salvatore Riina, 61 anni, il potente capo del clan dei corleonesi da tutti indicato come il nuovo boss dei boss delle cosche siciliane, latitante da oltre trent'anni. Con Riina sono stati scagionati il suo ex capo, Luciano Liggio, 66 anni, che spera di ottenere la libertà fra non molto; Gaetano Fidanzati, 56 anni, fuggito dopo essere stato scarcerato tre anni fa successivamente alla sentenza del primo maxiprocesso e arrestato l'anno scorso a Buenos Aires; Gerlando Alberti, di 54 anni, gran trafficante di droga, e il suo nipote omonimo di 44 anni; Pippo Calò, 60 anni, all'ergastolo per aver fatto parte della «cupola» e per la strage del treno di Natale 904. Erano anche imputati due personaggi minori, Pietro D'Accardio e Francesco Scaglione, rispettivamente di 55 e 58 anni. «Non è stato possibile individuare convincenti elementi d'accusa che giustifichino il passaggio alla fase dibattimentale», PALERMO ha scritto a Genova il giudice istruttore Dino Di Mattei nell'ordinanza con cui il caso è stato archiviato. Anche la Procura della Repubblica concludendo lunghi anni di indagini, affidate a Genova dalla Cassazione (essendo la vittima un giudice di Palermo, il processo fu assegnato ad altra magistratura), era giunta alla sconsolante constatazione che «non sono stati acquisiti elementi non vuol dirsi di certezza ma nemmeno di probabilità circa il movente del duplice omicidio e circa l'identità dei suoi autori». Pietro Scaglione fu assassinato poco dopo le 10 del 5 maggio 1971 con l'autista Antonino Lorusso, -una guardia. carceraria che guidava l'auto blu con la quale il procuratore era andato nel cimitero dei Cappuccini a pregare sulla tomba della moglie, come spesso faceva al mattino. L'agguato fu teso in via Cipressi, un budello nel vecchio rione Noce dominio di Pippo Calò e Gerlando Alberti. Originario di Lercara Friddi, a 60 chilometri da Palermo, il paese in cui era nato anche Lucky Luciano, Scaglione era stato appena nominato procuratore generale a Lecce. Stava dunque per lasciare la Sicilia. La mafia volle punirlo ugualmente per l'ostinazione con cui aveva coordinato le indagini sui boss emergenti. DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Antonio R avi dà

Luoghi citati: Buenos Aires, Genova, Lecce, Lercara Friddi, Palermo, Sicilia