Pci «esterni» lottizzati

La spartizione tra correnti in vista del prossimo congresso La spartizione tra correnti in vista del prossimo congresso Pei, «esterni» lottizzati E' nato un nuovo manuale Cencelli dei comunisti A Occhetto il 70% dei simpatizzanti, al No il 25% ROMA. La lite, sotto traccia, durava da mesi. Da una parte Achille Occhetto e la sua ambizione: veder schierata al congresso del «nuovo inizio» una folta squadra di «esterni», di co-fondatori, a dimostrazione che il pds non è soltanto il partito degli ex comunisti. Per mesi la risposta del fronte del No è stata sempre la stessa: «Ma quali co-fondatori, gli esterni sono una piccola pattuglia, non possono "pesare" più degli iscritti al pei». Dieci giorni fa, a Botteghe Oscure, il braccio di ferro si è improvvisamente allentato, i plenipotenziari delle fazioni contrapposte si sono guardati negli occhi e hanno trovato la via di fuga che mette tutti d'accordo, che non sposta gli equilibri interni: i 250 delegati «esterni» (su 1450) che parteciperanno al congresso di Rimini, saranno lottizzati tra le correnti. Occhetto, nei congressi di federazione, veleggia al 70%? Bene, il segretario avrà dalla sua il 70% anche nella platea degli «esterni». Ingrao, Natta e Tortorella sono al 25% degli iscritti? Anche loro avranno la loro equivalente quota di simpatizzanti. E anche Bassolino, si capisce, avrà diritto al suo 5% di delegati «esterni». Ammesso soltanto a mezza bocca dai suoi autori, il miniCencelli del pds, mentre è elastico sui delegati per Rimini, diventa ferreo per il dopo-congresso. «Per l'elezione degli organismi dirigenti del nuovo partito - afferma Luciano Pettinari che ha trattato la questione per il fronte del No - gli "esterni" non avranno potere e il loro eventuale ingresso nel Ce o in direzione avverrà nel quadro delle rispettive mozioni- «.Insomma, il neo-Cencelli sinistro-democratico parla chiaro: se Occhetto vorrà far entrare in direzione gli intellettuali di punta della «sinistra sommersa» (si parla di Flores d'Arcais, Bassanini, Salvati) dovrà attingere alla propria quota congressuale. Nelle settimane successive alla «svolta», era il novembre '89, Occhetto sembrava aver vinto la scommessa degli «esterni»: assemblee, club, appelli pullulavano in ogni angolo del Paese. Ma, come sostiene Umberto Curi, uno degli intellettuali comunisti più attenti al travaglio di questi mesi, «la totale mancanza di regole nella definizione dei rapporti tra "interno" e "esterno" e la contemporanea implosione nel dibattito interno hanno prodotto sbandamento, disaffezione, irritazione». E così, Giuseppe Chiarante, uno dei capi del No, può constatare che «dopo un anno ci ritroviamo con amici e persone già vicine al nostro partito». Ma anche il No, che oggi ha buon gioco nel prendere atto che «la Costituente è fallita», ha i suoi problemi. L'accordo sugli esterni, sulla carta, assegna alle opposizioni di Ingrao e Bassolino il 30% di delegati, eppure in molte assemblee di non iscritti che si svolgono in parallelo con i congressi di federazione, il No non è riuscito a fare eleggere neppure un proprio simpatizzante, neanche a Roma e Milano. E allora, ecco di nuovo il «Cencelli»: 200 «esterni» saranno eletti dalla periferia, ma 50 verranno indicati dalla direzione del pei e in questo modo - dicono al No, «si potrà integrare, regolare il "traffico"». Fabio Martini mettere da parte una vocazione letteraria che spesso rimane quella, non sempre piacevole da leggere, dello sperimentalismo. Eccoli ispirati dal cambio del nome, dal lancio della «Cosa»: «Ci sono parole e cose e le/parole e le cose che mutano le/ parole che mutano le cose ma/ il nome di una cosarosa il suo/ suono dove galleggia il senso/ serve solo - secondo il napoletano Lello Voce - a dire che siamo restati senza ordine e senza rivoluzione...». E quasi si diverte Toti, inventore della video-poesia: «Sì! cambio nome connome anagrafia/ e mi disiscrivo dal mio Pi-Ci-U/ Partito Cosmunista Universale/ e mi iscrivo al Ti e Ci e 1/ Tuttìto Cosmunista Infinivèrso». Meno aggrovigliata, e quindi più comprensibile l'ode di uno dei promotori del libro, Mario Lunetta, intitolata «Poema dei rapporti» e preceduta da un brechtiano «Compagni, parliamo dei rapporti di proprietà!». Qui si riconoscono personaggi in carne ed ossa. Ci sono versi su Occhetto: «La mozione del Segretario, nella sua amabile/ sveltezza, nel suo abito estivo indossato d'inverno...». Su Andreotti: «...frittura mista avariata, bolo rimasticato/ dal Grande Battutista, dall'eterno Giulio, uomo/ di preghiera e di riffa, amico degli amici/ simpatizzante piduista e altro, altro ancora/ che non so, che non sappiamo...». Senza trascurare il Caf, «questo Caf del cafzo, così poco kafkiano e così troppo/ amerikano...». Soffrono e si ribellano tutti, i poeti del «No», di fronte al nascente pds. Partito che - scrive Luigi Ballerini «debutta nel ruolo dì plancton, cerca la titina e, malato/ porta il sano sulle spalle». DOMANI SI DECIDE

Luoghi citati: Milano, Rimini, Roma