Ai francesi il Kuwait non basta più di Paolo Patruno

Ai francesi il Kuwait non basta più ! Londra, l'Islam si ribella Ai francesi il Kuwait non basta più ! Londra, l'Islam si ribella Mitterrand si ricrede: «Anche noi su Baghdad» Musulmani inglesi: no alla guerra PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Contrordine, francesi. Le truppe che Parigi ha inviato nel Golfo d'ora innanzi non limiteranno le loro missioni al Kuwait, come promesso nei giorni scorsi. Mitterrand ha infatti dichiarato che «naturalmente bisogna distruggere le capacità milifar-indus'triali irachene». Guerra integrali;, dunque. La precisazione, fatta domenica sera dal Presidente, sta causando non pochi guai a JeanPierre Chevènement, il ministro della Guerra più pacifista che la Francia abbia mai avuto. Proprio Chevènement, infatti, aveva annunciato l'esistenza di un protocollo Washington- Parigi secondo il quale l'Armée non avrebbe dovuto operare su Baghdad. L, in effetti, mai sinora i Jaguar transalpini erano stali visti contraddire questa norma. Nessuno sa la vera storia del voltafaccia, ma ò probabile che l'Eliseo abbia sofferto le critiche israeliane, unite all'ironia anglo-Usa. Rapporti dal fronte mosti .ivano piloti francesi ansio'' 't'imitare i loro colleghi inglesi e preoccupati che la pubblica opinione li ritenesse guerrieri a mezzo servizio. C'era pure rabbia, giustamente: la missione-tipo sul Kuwait può quasi apparire una sine cura mentre i 4 aerei francesi finora colpiti dalla contraerea nemica mostrano l'opposto. La scelta mitterandiana ora renderà loro onore. Chiuso a livello militare, il caso rimane tuttavia aperto politicamente. Sabato Chevènement, interpellato da «Tfl» mentre visitava le truppe nel Golfo, ha stupito il pubblico televisivo reagendo in maniera scomposta. Sostiene che e in corso una campagna denigratoria verso l'esercito, rimproverando ai suoi critici scarso patriottismo. E anche ieri ha evocato lo spettro d'una Francia masochista, pronta a «farsi la guerra da sola». Simone Veil gli ha rimprovera'o le molte contraddizioni emerse nel suo comportamento gli ultimi mesi, il disorientamento in cui getta i militari, nonché «la teatralità farsesca, gratuita», citando anche una sua vecchia e incauta frase: «Ouando un ministro non è d'accordo, chiude il becco o so ne va». Anche Giscard lo critica duramente con tutta l'opposizione centrista, ma difficilmente Chevènement verrà sacrificato da Mitterrand a tempi brevi. Significherebbe ammettere un profondo malessere governativo mentre la Francia ha bisogno d'unità. Per trovarla, allora, niente di meglio clic identificarsi nel corpo spedizionario. Il termine «patriottismo» ha esordito l'altra sera sulle labbra di Mitterrand, Chevènement cita spesso l'«onore», i resoconti dalla prima linea ormai tradiscono ammirazione «per i nostri ragazzi». E tre francesi su 100, secondo un sondaggio, approvano questa guerra. Un record. La situazione intema resta delicatissima. Nella capitale, alcuni maghrebini hanno aggredito un gruppo di ebrei, urlando «Saddam Hussein!». Poche ore prima, ultra sionisti erano giunti ad assalire tre uomini, fra cui un nordafricano. A Marsiglia i commercianti islamici chiudono le loro botteghe «in lutto per i morti nel Golfo, tutti». E i falsi allarme da bomba ormai sono incessanti. Intanto il Quai d'Orsay ha espluso ieri 12 diplomatici iracheni, mentre altri 30 cittadini mediorientali figurerebbero nella lista. Ma resta l'ambasciatore, che Roland Dumas ha convocato per esprimergli lo sdegno francese dopo le immagini sugli ufficiali prigionieri trasmesse da Tele-Baghdad. Enrico Benedetto LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE C'è rabbia, tensione e anche paura nelle innumerevoli mosche! he, da Regent Park a Londra : .110 a Bradford, costellano il panorama inglese. Sono quasi due milioni i musulmani che vivono in Inghilterra ore d'angoscia per la guerra del Golfo e di ribellione contro «l'aggressione guidata dagli eserciti americano e inglese». Non e che Saddam Hussein sia diventato il loro idolo. Ma dalle innumerevoli riunioni che si sono svolte negli ultimi giorni e che sono culminate domenica in una conferenza di 300 Imam a Bradford, arriva un preciso e anche allarmante segnale. Perché la maggioranza dei rappresentanti dei musulmani del Regno Unito chiede con foga «la fine dell'aggressione militare» contro l'Iraq e «il ritiro immediato delle forze non musulmane» dalla penisola arabica e dalla circostante regione dove sono ospitati i «luoghi santi». L'accusa lanciata da Saddam Hussein sulla profanazione di Karbala per un missile che avrebbe colpito la tomba dell'Iman; Ali, ha infiammato gli animi, attizzato le passioni. Gli Imam riuniti a Bradford hanno denunciato «l'aggressione contro il luogo santo agli sciiti». Ha tuonato il portavoce del consiglio supremo dei musulmani inglesi: «Siamo oltraggiati da questa guerra sanguinosa e distruttiva. L'esercito degli americani, degli inglesi e degli altri occidentali deve lasciare immediatamente il Golfo. Non si tratta di appoggiare un personaggio come Saddam Hussein, noi ci preoccupiamo soltanto di difendere il popolo musulmano, la sua terra con i luoghi santi, le sue risorse». Otto ore di accese discussioni, a Bradford, sotto lo striscione della «Conferenza nazionale ì musulmana» hanno finito per coagulare dopo qualche contrasto una posizione di dura condanna verso il governo della loro patria d'adozione, che non mancherà di suscitare polemiche. Ne sono consapevoli gli stessi rappresentanti musulmani che hanno invitato la comunità a reslare «calma e pacifica, entro i limiti della legge - come ha detto il loro portavoce Ishtiaq Ahmed -, ma se mancasse la protezione del governo, dobbiamo essere pronti a difenderci da soli». Il ministro dell'Interno Baker ha assicurato che sarà salvaguardato il diritto al dissenso dei musulmani, espresso entro i limiti dulia legge. Ma la tensione è già sfociata in episodi di intolleranza e di intimidazione: fra l'altro, la notte scorsa una bottiglia incendiaria è stata gettata contro la moschea di Batley, costruita con le offerte di Saddam. Paolo Patruno