Ritorna alla memoria l'Olocausto

Ritorna alla memoria l'Olocausto Ritorna alla memoria l'Olocausto Gli ebrei si sentono inermi come 50 anni fa L'ex ministro israeliano Abba Eban GERUSALEMME DAL NOSTRO INVIATO Racconta alla radio un primario psichiatrico di Tel Aviv che i pazienti colpiti in questi giorni inquieti da crisi d'ansia sono in genere israeliani sfuggiti allo sterminio nazista. Il rischio di morire soffocati dai gas, l'ululato delle sirene, l'impotenza: tenace la memoria torna a tormentare i più anziani. Così mentre se ne stava nella sua stanza sigillata, con la maschera a gas sul viso, Yosef Lapid è stato assalito da un pensiero pauroso: «Per tutta la mia vita hanno cercato di uccidermi». In quei momenti Lapid era ancora un bambino ungherese che voleva sopravvivere. «La maggior parte delle memorie della mia infanzia sono legate al fatto che tedeschi e ungheresi mi cercavano e io scappavo. Scappare dal treno, scappare dal ghetto, scappare dal gruppo che sarebbe stato condotto allo sterminio. C'era qualcosa di ineducato, di provocatorio nella mia determinazione a sopravvivere. Non mi chiesi mai, in definitiva, perché mi volevano eliminare. Mi sembrava ovvio. Fino al punto che mi sentivo colpevole di non collaborare». Ma ora quella domanda perché mi vogliono uccidere? è tornata nella stanza sigillata dove Lapid attendeva l'esplosione dello Scud. «Non conosco Saddam, non gli ho mai fatto del male. E' davvero strano che non abbia altro da fare che tentare di farmi cadere un missile sulla testa. Immagino che vi siano popoli che nessuno ha mai tentato di eliminare. Dev'essere un sentimento interessante: ti svegli e sai che nessuno cerca di ucciderti. Ma adesso davvero vorrei sapere: con tutto il rispetto e del tutto seriamente, perché è tutta la vita che mi vogliono uccidere?». Filosofi e psicanalisti della sinistra israeliana dicono che la memoria dell'Olocausto, inizialmente rimossa, è tornata con forza fin da quei giorni del '67, in cui Israele attendeva l'attacco simultaneo di eserciti arabi. lì presidente dell'Olp, Shukeiri, garantivi! agli israeliani che «...quelli che sopravviveranno potranno restare in Palestina; ma non credo che saranno molti». E dalle radio egiziane Oum Kalsuom, il cantante ufficiale dell'era nasseriana, cantava un ritornello che diceva: «Sgozza...sgozza...sgozza». Il panico della vigilia, e poi l'esultanza per la spettacolare vittoria contro gli aggressori, avrebbero co- ! struito nel bene e nel male la percezione di sé di Israele. Da allora l'Olocausto divenne, in una parte della storiografia israeliana, la metafora della passività del popolo ; ebraico nei secoli. E anche se studi più lucidi hanno smantellato questa lettura, dal '67 è 1 cresciuta in Israele una mito- | logia della potenza militare, della rappresaglia dura, che proprio in questi giorni di saggezza politica sembra entrare in crisi. L'estrema destra s'indigna per l'inazione di Israele, ma secondo un sondaggio il 91% degli israeliani concorda che è meglio non reagire, almeno per ora. . Se il mito della forza s'incrina, la memoria dell'Olocausto

Persone citate: Abba Eban, Lapid, Yosef Lapid

Luoghi citati: Gerusalemme, Israele, Palestina, Tel Aviv