Gorbaciov «dittatore» in Lettonia
Il Cremlino sfrutta la guerra nel Golfo Persico per piegare gli indipendentisti del Baltico Il Cremlino sfrutta la guerra nel Golfo Persico per piegare gli indipendentisti del Baltico Gorbaciov «dittatore» in Lettonia A Mosca trattativa-ultimatum con i leader di Riga MOSCA. Gorbaciov è pronto a usare in Lettonia la sua estrema arma politica. Se gli indipendentisti non si piegheranno all'autorità dell'Unione, se non accetteranno di ripristinare la Costituzione sovietica, nella Repubblica ribelle del Baltico scatterà 1'«amministrazione presidenziale diretta». E' uno strumento di potere creato un anno fa e mai introdotto finora, nemmeno nel Caucaso. Il capo del Cremlino, ormai, ha deciso. Ha convocato a Mosca il presidente e il primo ministro lettoni e con loro, oggi al Cremlino, comincerà l'ultima mano di una partita che, nelle strade di Riga, l'altra notte, ha già fatto 5 morti. Gli indipendentisti arrivano a Mosca con la speranza di trattare. Gorbaciov sembra disposto a discutere, ma soltanto sulle «modalità del ripristino della legalità». Lo ha dichiarato il capo della Commissione per l'etica, Denisov. Enrico Singer e Giuliette Chiesa A PAGINA 15 LA guerra civile nel Baltico, poiché di guerra e d'invasione ormai si tratta, è scoppiata come una bomba a orologeria regolata al minuto secondo sullo scoppio dell'altra bomba che sta esplodendo simultaneamente nel Golfo. Una domenica prima, 15 morti a Vilnius, in Lituania. Poi subito, la domenica dopo, 5 morti a Riga, la civilissima Riga anseatica di cui Thomas Mann nei «Buddenbrook» parlava come di una città gemella di Amburgo e di Lubecca. Ministeri locali occupati, parlamenti assediati, sedi televisive distrutte, giornalisti uccisi, giovani indipendentisti travolti e maciullati dai cingoli della «normalizzazione» gorbacioviana abbinata al Kuwait, che ricorda in maniera impressionante le precedenti «normalizzazioni» di Kruscev a Budapest nel 1956 e di Breznev a Praga nel 1968: l'una abbinata alla crisi di Suez e l'altra alla fase più acuta della guerra nel Vietnam. Questo sinistro «replay» nella storia alternata delle false ritirate e delle brutali repressioni sovietiche, questo eterno succedersi di una fase di «collettivizzazione forzata» a una fase «nep» che dura ininterrottamente dall'inizio degli Anni Venti, sembra dare ragione alla visione pessimistica del gorbaciovismo elaborata fra lo scetticismo degli osservatori occidentali da Heller. Considerato oggi uno dei maggiori conoscitori della storia sovietica, l'esule russo Heller non è stato mai affetto da pregiudizi positivi sul conto di colui che egli polemicamente definisce «il settimo segretario del partito comunista dell'Urss». Gorbaciov, il settimo segretario generale, non sarebbe nella sostanza diverso né dal primo né dal secondo, né dagli altri che poi seguirono. Gorbaciov ha ridato la libertà ai popoli dell'Europa orientale? No, ha semplicemente ceduto in stato di necessità alcuni territori \
Persone citate: Breznev, Denisov, Enrico Singer, Giuliette Chiesa, Gorbaciov, Kruscev, Thomas Mann
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