Vecchia Torino, che vita

Vecchia Torino, che vita In un libro la città «dei nostri nonni»: volti e sorprese Vecchia Torino, che vita La sera andavamo in otto teatri wtINA Torino affascinante, j;Ì misteriosa e semplice, I mai del tutto perduta, un I I caleidoscopio di ricordi, w I immagini, annotazioni affettuose. Le ha tracciate un anziano torinese innamorato della città, non uno scrittore professionista, Manlio Marchisotti, ora riunite nel volume La Torino dei nostri nonni, appena edito da Fogola. I due simpatici vecchietti del Talmone, posti in copertina, non potevano condensare in modo migliore una narrazione che - annota Mimmo Fogola nella prefazione - ci offre un saggio di capacità nel «far rivivere un mondo scomparso con luoghi e persone che, pur così diversi, sembrano animarsi e prendere vita da vecchie illustrazioni e cartoline». Un libro come una soffitta magica stracolma di cose buone che gli anziani riscoprono con un sorriso e che i giovani sentono dire forse per la prima volta. Siamo negli Anni 30, c'è ancora la vecchia via Roma pavimentata con mattonelle in legno, le carrozzelle, crocchi di uomini con giacchetta di alpaca nera, frammisti agli ufficialetti delle Scuola di Guerra, con le tipiche mantelline, tutti così simili al principe Umberto; gente che chiacchiera amabilmente davanti al Biffi, in Galleria Nazionale e sotto il porticato del Ghersi, il grande cinema allora in via Roma, e si discute sul primo film sonoro e parlato II cantante di jazz, con Al Jolson. Nelle case si va matti per la radiolina a galena; ci ricorda Marchisotti quel congegno «simile a un enorme rocchetto di filo che, posto al centro del tavolo di casa, consentiva, mediante tre cuffie, il contemporaneo ascolto a tutta la famiglia di commedie sentimentali o di musica operistica irradiata dall'Eiar, Radio Torino». In fatto di spettacoli Marchisotti cita il vecchio dorato Regio, il Carignano, il Balbo, l'Alfieri, il Vittorio Emanuele, il Chiarella, il Maffei, il Rossini e, d'estate, la rivista con Isa Bluette e Nuto Navarrini al Parco Michelotti. Poi i cinema, come il Cine Palazzo, poi ribattezzato Corso, l'Ambrosio, lo Statuto, il Royal e molti altri. Nel capitolo dedicato alla vecchia pubblicità, Marchisotti ricorda il marchio della Singer, che «fa pensare alla mamma che cuce sulla macchina per cucire», la Perugina, che varò poi il concorso con le figurine fra le quali il feroce Saladino era il pezzo più difficile da agguantare, l'utilitaria Fiat Balilla per le prime scampagnate che non si chiamavano ancora weekend, il rasoio di sicurezza Gillette, le uova pasquali della Venchi Unica che nascondevano fantastiche sorprese. Poi la birra Metzger, la Lotteria di Tripoli, le sognanti bambole Lenci, i cappelli Borsalino, il dentifricio Gi-Vi-Emme, l'olio Sasso, e il sorriso ottimista dell'uomo sano e forte grazie al Proton. Prodotti spesso lanciati da famosi cartellonisti, come Dudovich, Boccasile, Molino. E la motonave Vittoria portava in gita sul Po duecento passeggeri per volta. E i rumori, le voci? Marchisotti le ricorda perché gli sono rimaste nel cuore prima ancora che nella mente: «Si succedevano a brevi intervalli, ognuna col proprio grido caratteristico, le cui modulazioni si tramandavano di padre in figlio. Udivo e vedevo lo straccivendolo, col sacco di juta a spalla e la stadera sottobraccio, l'impagliatore di sedie, il cardatore di lana per materassi, il riparatore di ombrelli, lo stagnino del pentolame in rame, il vetraio, l'arrotino, lo spazzacamino, il venditore di scope, quello del ghiaccio e quello delle acciughe in barile». Tutti protagonisti di mestieri scomparsi. Marchisotti ci promette ora anche uno spettacolo con le fantastiche diapositive che ha collezionato e che vanno dal 1880 al 1940. La seconda guerra mondiale venne a chiudere un periodo storico. Delle sua immagini ne ha scelte 150, corredandole con un commento inciso su nastro magnetico. Ha fatto tutto lui. Sullo schermo si possono vedere la Mole in costruzione, i tram a cavalli, la funivia che portava al Monte dei Cappuccini, l'idrovolante sul Po, la vecchia via Roma, le grandi esposizioni al Valentino. Può esserci uno spettacolo più adatto per i ragazzi delle scuole che vivono a Torino, ma per la più parte nati altrove e che di questa città, del suo passato, non sanno nulla? Quello di Marchisotti è il lodevole salvataggio di una memoria, in parole e in immagini, che altrimenti sarebbe andata perduta, uno stupendo Amarcord di cui possiamo ben essergli grati. Renzo Rossotti Furono famosi i due vecchietti sulle confezioni del cioccolato Talmone

Luoghi citati: Torino, Tripoli