Appello di Bush a Gorby: fermati

Appello di Bush a Gorby: fermati America ed Europa minacciano di interrompere collaborazione ed aiuti internazionali Appello di Bush a Gorby: fermati //presidente Usa: non c'è giustificazione alla violenza Il presidente degli Stati Uniti Bush ha rivolto ieri un appello al presidente sovietico Gorbaciov affinchè non ricorra più alla violenza nei Paesi baltici e si riapra invece il dialogo con le forze indipendentistiche di Lituania, Lettonia ed Estonia. Bush ha precisato, sul prato della Casa Bianca, rhe «non c'è giustificazione per l'uso della forza contro governi pacifici e liberamente eletti». L'impatto delle ultime drammatiche notizie provenienti dalle repubbliche sovietiche è stato per l'opinione pubblica in tutto il mondo estremamente violento. L'improvvisa svolta anti-democratica in Urss, dopo tante grandi illusioni, non ha tardato a provocare una serie di reazioni negative. La Comunità economica europea «condanna energicamente il ricorso alla forza» da parte delle truppe sovietiche in Lituania. In un comunicato diffuso ieri, il presidente di turno dei Dodici, il ministro degli Esteri lussemburghese Jacques Poos, afferma di «avere appreso con costernazione dei sanguinosi avvenimenti a Vilnius». A nome della Comunità, la presidenza ha «condannato energicamente l'uso della forza, contraria allo spirito del documento approvato a Parigi in occasione del vertice della Conferenza sulla sicurezza e la cooperazione in Europa». In una lettera inviata ieri da Poos all'ex collega sovietico, Eduard Shevardnadze, i dodici Paesi della Cee chiedono ai dirigenti sovietici «di non compromettere i rapporti tra la Comunità Europea e l'Urss». Da parte Cee una posizione più articolata dovrebbe arrivare oggi dopo la riunione di emergenza di questa mattina a Bruxelles dei ministri degli Esteri dei Dodici che trat- terà anche il tema della crisi del Golfo. Ancora non ci sono indicazioni dettagliate sulla presa di posizione dei Dodici, ma il principale punto in discussione sarà l'eventuale sospensione degli aiuti comunitari all'Urss. Come ha ricordato il ministro degli Esteri belga, Mark Eyskens, la cooperazione della Cee con l'Urss e la concessione degli aiuti occidentali sono «condizionati al proseguimento del processo democratico». Per Eyskens, gli ultimi avvenimenti in Lituania aiutano a capire meglio le dimissioni del ministro degli Esteri sovietico, Eduard Shevardnadze, che aveva annunciato di volere abbandonare l'incarico per timore di una «dittatura» in Urss. Secondo il ministro non è improbabile che ci sia stato un accordo tra Gorbaciov e i vertici militari per riprendere il controllo della situazione in Lituania. Il Comitato politico della Nato è già in riunione a Bruxelles «per discutere la situazione nei Paesi baltici e seguire lo svolgersi degli avvenimenti». Lo hanno detto ieri fonti dell'Alleanza, che hanno precisato che già sabato c'è stata una prima riunione del Comitato in seguito all'intervento militare sovietico in Lituania. Il cancelliere austriaco, Franz Vranitzky, ha definito l'uso della forza da parte dei militari in Lituania «intollerabile» aggiungendo però di non ritenere personalmente che dietro vi sia la «firma di Gorbaciov». Il cancelliere ha detto di comprendere bene il presidente sovietico Mikhail Gorbaciov, sia come uomo sia come statista. L'Occidente, ha aggiunto, ha apprezzato le sue riforme, ma gli ha negato finora aiuti efficaci. Da Venezia il ministro degli Esteri italiano, Gianni De Michelis, ha dichiarato: «Siamo in attesa di capire gli avvenimenti, ma l'Europa e la Comunità internazionale non potranno consentire una violazione delle regole. Non lo vogliamo consentire all'Iraq e così nemmeno in Unione Sovietica». De Michelis, conversando con i giornalisti, ha aggiunto: «Quello che deve essere chiaro è che noi siamo molto preoccupati e non intendiamo consentire in questa congiuntura internazionale drammatica che ciascuno possa an¬ dare per conto suo, applicando regole proprie e non corrispondenti a quelle comuni». Il governo tedesco segue con «grande preoccupazione» lo sviluppo degli avvenimenti in Lituania. Come ha informato ieri un portavoce del ministero degli Esteri a Bonn, il ministro HansDietrich Genscher ha istituito uno «staff» di lavoro per seguire l'evolversi della situazione. La Chiesa cattolica tedesca ha rivolto un appello alla dirigenza sovietica affinché si astenga da ogni ulteriore azione di forza.- Il presidente della Conferenza episcopale, mons. Karl Lehmann, ha inviato un telegramma all' ambasciatore sovietico a Bonn, in cui si esorta il governo di Mosca a cercare una soluzione pacifica. Nella sua dichiarazione oggi davanti al Parlamento sulla crisi nel Golfo, il cancelliere tedesco Helmut Kohl (che ha inviato una lettera personale a Gorbaciov) parlerà anche degli sviluppi della situazione in Lituania. Genscher e il suo collega francese Roland Dumas hanno rila¬ sciato una dichiarazione congiunta in cui si chiede a Gorbaciov di mettere fine alle violenze e lo si invita a prendere tutte le iniziative necessarie per aprire un dialogo con «i rappresentanti liberamente eletti dai popoli del Baltico». Il primo ministro britannico, John Major, da Londra, ha chiesto l'immediata cessazione dell'intervento militare in Lituania. «Ulteriori azioni, soprattutto se dirette contro il Parlameli to lituano, ci costringerebbero a rivedere con i -nostri alleati eu¬ ropei il sostegno che stiamo dando all'Unione Sovietica individualmente e collettivamente», afferma un comunicato emesso dal numero 10 di Downing Street. Da Ankara il segretario di stato americano James Baker ha ieri duramente criticato la repressione messa in atto da Mosca denunciando la contraddizione dei «principi basilari» propagandati dal presidente sovietico Mikhail Gorbaciov. Ad Ankara per colloqui con il presidente turco Turgut Ozal, Baker si è definito «profondamente turbato e rattristato» da questi sviluppi e ha sottolineato che «il dialogo pacifico, e non la forza, è l'unica strada da seguire per realizzare la stabilità e la legalità». Baker ha parlato inoltre del nericolo che grava sulle nuove relazioni Usa-Urss. «Alla fine, una duratura cooperazione Usa-Urss dipende dalla continuazione del processo di riforme; è infatti impossibile un'intesa in assenza di valori comuni». Anche il consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, Brent Scowcroft, ha avvertito l'Urss che l'uso della forza a Vilnius rischia di provocare un «grave deterioramento» nei rapporti tra le due superpotenze. Nel corso di un'intervista televisiva alla «Nbc», Scowcroft ha aggiunto: «La violenza è incompatibile con la soluzione del problema che può essere solo negoziata, con la perestrojka e con i rapporti Usa-Urss». Grande inquietudine in tutta la Svezia. In particolare il primo ministro, Ingvar Carlsson, ha dichiarato che quanto è accaduto «è terribile». «Ci si domanda ha aggiunto -: o Gorbaciov non ha detto la verità prima, oppure non ha più il controllo sui militari in Lituania». [Ansa-Agi-Ap] Vilnius. Alcuni soldati sovietici controllano la folla durante la manifestazione di sabato scorso. Lo stesso giorno le truppe hanno occupato il palazzo dei telefoni