Sci in lutto Wengen si ferma di Cristiano Chiavegato

Gare cancellate per la morte del ventenne discesista austriaco Reinstadler Gare cancellate per la morte del ventenne discesista austriaco Reinstadler Sci in lutto, Wengen si ferma Schranz: solo fatalità MONDIALI WENGEN _ DAL NOSTRO INVIATO Il concorso del Lauborhorn è annuiate Ieri non si è disputata la discesa, oggi non si farà lo slalom valido per la combinata. Perchè il mondo dello sci è in lutto: Gernot Reinstadler, il ventenne austriaco che era rovinosamente caduto nella libera di qualificazione di venerdì, è morto pochi minuti dopo la mezzanotte all'ospedale di Interlaken. I medici non hanno potuto fare nulla per salvarlo. Bisogna subito dire che la Federazione Internazionale e gli organizzatori di Wengen, cancellando le gare in programma, si sono comportati in modo coraggioso e civile, visti gli interessi in ballo e il cinismo che sovente traspare in occasioni analoghe per altre discipline sportive. «Non ce la sentivamo - ha detto Sepp Messner, l'italiano ex et della nazionale azzurra, ora responsabile della sicurezza nelle piste - di costringere i concorrenti a gareggiare sul luogo dove il loro compagno ha perso la vita». Tutte le squadre hanno accettato la decisione e sono subito partite per le località di allenamento o per Saalbach dove martedì avrà inizio una ben triste edizione dei Mondiali. Si è cercato di ricostruire, per quanto valga adesso, il meccanismo dell'incidente. «Il ragazzo ha spiegato lo stesso Messner - è grandi tragedie con Leo David, rimasto in coma per 7 anni dai 1979 al 1986 dopo essere stato colto da malore a Lake Placid in una discesa preolimpica. Ma la morte di Gernot Reinstadler, perché così vicina, perché orribilmente cruenta, ha impressionato molto. Le tracce di sangue ancora ieri sulla neve, il giorno prima sugli scarponi di Robert Brunner. Il trasporto all'ospedale, la speranza fasulla dopo un comunicato a metà pomeriggio dove lo si definiva «grave ma non in pericolo di vita». Poi l'operazione durata sette ore ed infine l'ultimo bollettino: «Le ferite al bacino a livello osseo e dei vasi di sangue erano troppo gravi. La lotta dei medici è risultata vana». Gernot Reinstadler era nato a Zams, residente a Jerzens nella Piztal in Tiralo il 24 agosto 1970, figlio di Traudì Eder, che era stata a sua volta nazionale di sci. Era stato campione austriaco junior di combinata. La sua specialità era il gigante ma lo avevano convinto a fare anche la discesa. Sognava le imprese di Zurbriggen e Girardelli, la fama e il successo, ma era anche un ragazzo semplice e disincantato che amava la montagna. «Un sicuro talento - ha detto Peter Wirnsberger, uno dei veterani della squadra austriaca - siamo disperati». da sempre sulla sua strada diverse vittime. Ricordiamo il fuoriclasse italiano Cinto Sertorelli deceduto nel 1938 a Garmisch dopo essere finito contro un albero. Poi un altro azzurro, il promettente cortinese Ilo Colli negli anni '50. Nel 1959 due furono i morti: il canadese John Semmerlink e l'austriaco Toni Mark. Fu in seguito a questi incidenti che dal 1960 la federazione rese obbligatorio l'uso del casco. Nel '63 morì l'australiano Ross Miln, nel '70 il francese Michel Bozon a Megève e quindi, nel '75 il suo connazionale Michel Dujon a Tignes mentre si allenava per Val d'Isère. Lo sci azzurro ebbe una delle sue più L'austriaco Gernot Reinstadler morto all'ospedale di Interlaken nella notte fra venerdì e sabato Cristiano Chiavegato