il fascismo per Nolte e Del Noce di Mario Baudino

// fascismo per Nolte e Del Noce // fascismo per Nolte e Del Noce KESTITUIRE il fascismo alla storia, dare di Mussolini e del suo regime, come diceva Giuseppe Prezzolini, un «necrologio» onesto. Il dibattito continua. E dopo la pubblicazione del quarto volume dell'opera di Renzo De Felice su Mussolini, L'alleato, l'Italia in guerra, una nuova iniziativa sta per innescare nuove polemiche. La rivista Synesis pubblicherà a fine gennaio una parte significativa del carteggio inedito fra Ernst Nolte e Augusto Del Noce. E cioè le lettere che il professore di storia contemporanea alla Freie Universitàt di Berlino (7 tre volti del fascismo, Germania, un passato che non passa, Nazionalsocialismo e bolscevismo) e il massimo filosofo cattolico italiano scomparso nel dicembre '89 [Il problema dell'ateismo, Il suicidio della rivoluzione, Giovanni Gentile), si scambiarono in oltre vent'anni, dal 1966 all'89. norama difficile, robuste trincee di incomprensione edificate da parte di quella «sorta di chiesa intellettuale - come scrive Del Noce all'amico in una lettera del 9 aprile 1988 - che ricorre a metodi inquisitori in difesa di un "passato che non vuol passare" e di rendite culturali che sente minacciate». Isolamento culturale, dunque. Ma portato avanti da chi? E perché? E' lo stesso Del Noce a spiegarlo in un'altra lettera a Nolte (20 ottobre '84): «Ho provato una vera gioia nel leggere che Lei mi considera fra i pochissimi che sono sulla via giusta per intendere la storia contemporanea. Sul fatto che siamo in pochi rispetto ai tantissimi che ne scrivono, e che in realtà fanno opera di oscuramento, è esattamente quel che pensavo, ed è per questo che sempre rileggo i suoi scritti, che pure avevo accostato per la prima volta nel lontano 1963. Senza la chiave filosofica, la storia contemporanea non si intende; così com'è anche vero il contrario, perché senza approfondimento della storia non si può fare filosofia. Mai come oggi appare chiaro il senso della famosa frase di Hegel, che la filosofia è il proprio tempo appreso col pensiero. Negli ultimi anni si sono ammassati immensi materiali che, non rischiarati, servono soprattutto di ingombro». E' dunque l'interpretazione della storia la molla che determina, fin dai primi Anni 60, il confronto intellettuale fra Nolte e Del Noce. Un'interpretazione che Nolte definisce nelle prime pagine di Nazionalsocialismo e bolscevismo: «La mia lettura della storia è fondata su un'impostazione di tipo transpolitico». La politica, dice Nolte, non esaurisce in se stessa la spiegazione dei fatti storici ma chiama in causa la cultura, la filosofia, la matrice delle idee e il loro diventare patrimonio dei gruppi sociali, coscienza collettiva, comportamento e modo di agire. «Fra me e Del Noce nonostante una notevole differenza nella valutazione del rapporto fra il fascismo italiano e il nazionalsocialismo - scrive lo storico tedesco - sono apparse fin dall'inizio notevoli coincidenze: nel rifiuto di considerare il fascismo o anche il nazionalsocialismo semplicemente come l'opera di una banda di criminali, nel respingere l'estensione della polemica politica all'ambito della scienza, nella richiesta di far valere punti di vista generali come ad esempio il concetto di secolarizzazione (l'eclissi del sacro e il tramonto dell'idea di Dio, ndr.) o (da parte mia) quello di trascendenza». «Una "chiesa" mondiale» Un metodo che per la cultura egemone, abituata in Germania come in Italia a considerare prevalentemente la storia come prodotto della lotta di classe e a sottovalutare il peso di indagini •mirate a scavare nelle idee e nei valori collettivi, è stato interpretato spesso come eretico. E proprio l'accusa di eresia ha finito con l'innescare una spirale di intolleranza. Lettera di Nolte, 16 febbraio 1988: «Hanno appiccato il fuoco alla mia auto nel posteggio vicino all'edificio dove si tengono i seminari, pochi minuti prima che io arrivassi. Il giorno dopo è pervenuto a un'agenzia di stampa un comunicato in cui io ero descritto come l'incarnazione della continuità fra lo Stato nazista e la Repubblica Federale Tedesca (...). In Germania è il primo attacco terroristico diretto a un intellettuale». Risposta di Del Noce (aprile '89): «L'attentato terroristico che Lei ha subito non mi stupisce. Qualitativamente è soltanto l'epilogo dei mezzi polemici che sono stati usati contro la Sua opera. Gli scritti contro di Lei non onorano certo i loro autori, anche se si tratta di firme «Un clima di ostilità» Il documento è importante. E non soltanto perché Nolte e Del Noce sono fra i più noti rappresentanti di quell'ala di intellettuali «revisionisti» che hanno rimesso in discussione le interpretazioni consolidate del fascismo e del nazismo, quella marxista in particolare, in voga negli Anni 60 e 70. Il carteggio, che fra qualche mese sarà pubblicato per esteso in volume dalla «Fondazione Del Noce», farà discutere anche per altri motivi. Primo fra tutti la denuncia del clima culturale di ostilità che per un lungo periodo e nei rispettivi Paesi, ha innalzato robusti steccati davanti alle idee dei due studiosi. Nolte in Germania (è sua la tesi che i gulag sovietici hanno precorso l'esperienza dei lager nazisti) e Del Noce in Italia sono stati accomunati per anni dallo stesso destino: voci solitarie in un pa¬ illustri (...). Ricordo una mia conversazione con uno di questi intellettuali (italiani, ma questa "chiesa" è mondiale), e tra i più moderati e in buona fede. Mi disse: "Potrebbe anche darsi che tu abbia ragione, ma io dovrei cambiare abitudini intellettuali, ed è troppo tardi per farlo". L'impossibilità di ricorrere ad argomenti razionali li costringe alla violenza verbale (...). Non mi meraviglia che ci siano dei giovani che cercano di impedire il suo insegnamento». Parole di solidarietà. Due professori universitari assediati dall'amarezza che si cercano, si sfogano e si consolano a vicenda. Scrivono lunghe lettere, ma non rinunciano al confronto e all'avventura della navigazione solitaria lungo rotte inesplorate. Lettera di Nolte, 8 gennaio '85: «Durante le vacanze di Natale sono andato molto avanti a leggere II suicidio della rivoluzione: il Suo saggio, Gentile e Gramsci, mi ha richiesto un notevole sforzo poiché non ho sufficiente dimestichezza con l'opera di Gentile (...). La sua .interpretazione è sempre originale. Bisognerebbe prescriverla come lettura obbligatoria a tutti coloro che su questi temi parlano per luoghi comuni». Sono gli anni in cui Del Noce lavora al volume su Giovanni Gentile che sarà pubblicato postumo dal Mulino. «Sto finendo ora un libro sul posto che ha nella storia della filosofia il neoidealismo italiano del nostro secolo - risponde Del Noce a Nolte -. Un fenomeno che filosoficamente appartiene certo al passato, ma ha importanza. Anche per la storia contemporanea, perché l'incontro di Gentile e Mussolini è stato decisivo per il mito del duce, che ha la sua origine non nella tradizione romana, ma nella filosofia di Gentile. E senza il fascismo italiano non si spiegherebbero i fascismi europei, come Lei ha dimostrato così bene». Mauro Anselmo Julien Green. Il romanziere francese è fra i premiati del «Grinzane». A fianco, la filologa e critica Maria Corti: ha condotto con Lorenzo Mondo l'incontro fra i vincitori delle dieci edizioni oberati di libri, e l'editoria spesso affascinata dalle mediocitrà riescono a non impedirglielo. Lo sostiene un Manlio Cancogni eternamente giovane: «Scrivere è una terapia. Una persona sana, felice, non lo fa. Deve avere una malattia, da cui difendersi, e su questa base raggiungerà l'estasi. Sono convinto che per il Nobel Andreotti avrebbe rinunciato alla carriera politica: ma che Nobel, per il Grinzane». Gli scrittori, lasciate che vengano. Non sono mai troppi, tuona Cancogni. Anche quelli incapaci e presuntuosi. «La poesia è l'unica forza che si oppone al male. Vuole che le spieghi la mia filosofia di vita in una quartina? Ecco, prenda nota: La storia è un brutto aggeggio/ il bene a nulla vale/ solo rimedio al male/ è, fu, sarà... il peggio». Il peggio è la poesia? «No, la poesia è l'unica cosa che libera dalla cupidigia». Mario Baudino

Luoghi citati: Berlino, Germania, Italia, Repubblica Federale Tedesca