Tardiva solidarietà a Israele di Andrea Di Robilant

Tardiva solidarietà a Israele Tardiva solidarietà a Israele Solo a sera il messaggio ufficiale del governo ROMA. Alla fine, anche il governo italiano ha espresso la sua solidarietà «alla popolazione civile israeliana» per l'attacco missilistico sferrato ieri notte da Saddam Hussein contro Tel Aviv e Haifa. Ma lo ha fatto in tarda serata, dopo che per tutta la giornata l'ambasciata israeliana a Roma aveva aspettato con fastidio crescente e poi con apprensione un messaggio del governo. Tant'è che nel pomeriggio il portavoce dell'ambasciata, Rafael Gamzou, esprimeva «meraviglia» per il fatto che l'Italia - unico tra i Paesi occidentali dell'Alleanza - tardava così tanto a rendere pubblica la sua solidarietà a Israele. Lo stupore dell'ambasciata era tanto più forte in quanto l'Italia, come del resto tutti gli alleati, premono in queste ore su Israele affinché non reagisca a questo ed altri attacchi iracheni per non scatenare una reazione imprevedibile dei Paesi arabi schierati contro Saddam Hussein. Bush, Mitterrand e Major, leader dei Paesi occidentali maggiormente impegnati nel conflitto, hanno tutti espresso pubblicamente a Israele la loro solidarietà poche ore dopo l'annuncio dell'attacco iracheno. E il governo italiano? Ha preferito muoversi in sordina. Nel pomeriggio fonti di palazzo Chigi assicuravano che il presidente del Consiglio aveva espresso la solidarietà del governo attraverso l'ambasciata italiana a Gerusalemme. «Non è necessario rilasciare un comunicato ogni volta», spiegavano. Ma ieri né la Farnesina né l'ambasciata israeliana a Roma erano in grado di confermarlo. «Se ci sarà una decisione del genere sarà resa nota in tempo utile attraverso un comunicato», annunciava l'ufficio stampa del ministero degli Esteri. «Anche se il governo italiano ha deciso di esprimere la sua solidarietà con una formula così discreta - commentava ieri il portavoce dell'ambasciata Gamzou - va ricordato che in diplomazia c'è un livello umano che conta non poco». Gli unici esponenti politici della maggioranza a farsi vivi con l'ambasciata israeliana sono stati il presidente del Senato Spadolini e il segretario del pri La Malfa, il partito più filoisraeliano governativo. E nel corso della giornata hanno reso pubblica la loro iniziativa proprio per incoraggiare il governo a fare io stesso. Verso mezzogiorno l'ambasciata israeliana rendeva noto tramite un dispaccio d'agenzia che fino a quel momento il governo non si era fatto vivo. Già in mattinata Gamzou aveva parlato con palazzo Chigi e gli era stato spiegato che il messaggio di solidarietà tardava a causa di «lentezze di prassi e di coordinamento tra Palazzo Chigi e la Farnesina». E a sera il suo commento è stato amaro: «Mi sembra che la prassi è invece sempre molto rapida quando si tratta di condannare Israele». Come mai il governo si è mosso con tanta cautela in favore di Israele dopo l'attacco iracheno? Tra le ipotesi che circolavano ieri, in attesa che il governo si pronunciasse, vi era quella del timore che un gesto esplicito in favore di Israele e una forte condanna a Saddam potessero alimentare azioni di terrorismo. «Ma questo ragionamento - ribatteva Gamzou - dovrebbe valere anche per altri Paesi che invece non hanno esitato a farci avere la loro solidarietà». Un'altra ipotesi era che il governo non volesse «disturbare» gli intensi contatti con l'Olp. Ma questa spiegazione lasciava sgomenti gli israeliani, i quali para¬ gonavano il lungo silenzio di ieri nei confronti del loro governo alla grande commozione espressa all'Olp dopo l'uccisione di Abu Iyad e Abu al Hol a Tunisi. «A noi - dice Gamzou - sembra che la sensibilità umana delle autorità italiane sia molto a senso unico». E aggiunge: «Premono su di noi per arrivare a un compromesso politico in Medio Oriente e chiedono la nostra fiducia in cambio delle loro garanzie». Ma l'indifferenza inizialmente dimostrata ieri non aiuta a creare quel clima di fiducia necessario per coinvolgere Israele in un processo di pace che affronti la questione palestinese. I rapporti tra l'ambasciata israeliana e il governo italiano erano del resto già tesi da quando il ministro De Michelis, in un'intervista a «Le Monde» il mese scorso, disse che era giunto il momento di «isolare» Israele se continuava a respingere ogni iniziativa per una conferenza di pace sul Medio Oriente. In seguito alle polemiche suscitate da quell'intervista, De Michelis corresse il tiro spiegando che la frase era stata pubblicata fuori contesto. Andrea di Robilant