I dinosauri, che seccatura. Si stava meglio nell'Eden di Giulia Ajmone Marsan

I dinosauri, che seccatura. Si stava meglio nell'Eden I dinosauri, che seccatura. Si stava meglio nell'Eden Caino è un bravo ragazzo, ce Vha con papà Adamo perché si dà delle arie DLONDRA IO è nero e i londinesi l'hanno visto: ogni sera si mostra al Prince I Edward Theatre nel musical Children ofEden, ispirato al libro della Genesi. Il debutto divino coincide con quello della sua incarnazione nel West End, Ken Page, che interpretò Old Deuteronomy nella versione originale di Cats a Broadway. Circondato da angeli in braghe e camicie di tela, massiccio e bonario, il Cristo Pantocratore dirige la costruzione di una struttura a tre piani, cantando Let there be con voce profonda e melodiosa. La storia della salvezza è raccontata come se fosse un conflitto generazionale. Sopra tutto il dilemma tra l'ubbidienza a Dio e l'affetto per persone che hanno nostalgia per l'ignoto. La curiosità intellettuale di Eva - resa vivacemen¬ Luciano Gallino te da Shewzwae Powell - la induce a mangiare la mela e Adamo - interpretato da Martin Smith come un bonaccione senza ambizioni - la imita per non perderla. Il primo uomo e la prima donna sono così costretti ad abbandonare un paradiso terrestre dove i numerosi animali sono rappresentati più grazia ell'ingegno e alla mimica che non alla tecnologia ed ai trucchi scenici. Il corpo del serpente è suggerito ad esempio da sei ballerini, gli uni con le mani sulle spalle degli altri, in completo fantasia di finta pelle maculata. Nella terra desolata in cui si ritorvano «dopo la caduta» Adamo ed Eva si costruiscono, nonostante le condizioni avverse, un'esistenza idillica da tribù nomade medio-orientale. Al suono di silofoni e tube primitive, Eva esclama: «I dinosauri sono proprio una secca¬ tura!». Ma cominciano subito ; guai seri: lo spirito di avventura di Caino - Adrian Beaumont - conduce al conflitto con Adamo, che si atteggia a padre eterno: Abele, amatissimo da Caino, interviene nella lite e trova la morte, ucciso accidentalmente. Anche la tragedia del diluvio universale, la terribile punizione celeste, viene attribuita alla discordia tra padre e figlio. La vicenda di Noè - Kevin Colson reduce da Aspects of Love - è aggiornata al ventesimo secolo e preceduta da una processione di felliniane allegorie del potere, del denaro, del progresso, e della bellezza, attorniate da generazioni punk-etniche. La famiglia di Noè, tra orecchiabili melodie «foxtrot» e «soul», costruisce l'arca, di cui si scorge in scena solo la prua altissima; e litiga perché Noè, antesignano di Lear, vuole di¬ videre le sue terre tra i tre figli maschi, ma Jafet (Anthony Barclay) non accetta la sua decisione e dichiara che salirà a bordo solo a condizione che lo segua l'amata, Yonah (Frances Ruffelle), appartenente alla schiatta reietta di Caino. Poi, la pioggia. L'umanità viene affogata in un'acqua creata da effetti di luce, e continua a danzare mentre finisce in pasto a pesci simili ai draghi cinesi. Solo la riconciliazione tra padre e figlio mette fine all'avventura di Noè e permette all'arca di toccare finalmente la terra ferma, sulla cima del monte Ararat. La stona dell'uomo ricomincia dalla colomba col ramoscello d'ulivo proprio dove si arresta la travolgente «genesi» della commedia musicale. E Dio? Il creatore mantiene lunghi periodi di stretto riserbo, di imbronciato silenzio; quando appare a Noè, quest'ultimo non lo riconosce: l'umanità impara così a vivere senza la sua guida e ad affidarsi alla propria libertà di scelta, resa costruttiva dal terzo principio della Rivoluzione francese, la fraternità. Il compositore di gospel, Stephen Schwartz, e il regista di Les Misérables, John Caird, si sono cimentati in un'impresa ad alto rischio: i fiaschi di Ziegfeld, Metropolis e King hanno dimostrato quanto sia difficile scoprire la formula vincente; Beniardette, poi, che ha chiuso dopo tre mesi con debiti per oltre 2,5 miliardi, dovrebbe mettere in guardia contro i pericoli dei soggetti sacri. Se Dio stesso in Children of Eden afferma di essere stato uno sciocco, come possono essere saggi gli uomini? Giulia Ajmone Marsan