Un telex nel Golfo per lo Zeffiro

Un telex nel Golfo per lo Zeffiro Un telex nel Golfo per lo Zeffiro L'ammiraglio Buracchia: faremo il nostro dovere ABU DHABI DAL NOSTRO INVIATO Le regole del gioco sono finalmente stabilite, ufficialmente l'Italia non è in guerra ma tecnicamente sì e i nostri Tornado si preparano a intervenire. L'atteso segnale di luce verde sulle nuove modalità dell'ingaggio militare per le nostre forze, impegnate da settembre nel Golfo, è giunto via radio da Roma contemporaneamente all'ammiraglia del 20° Gruppo Navale e alla sala comando del distaccamento dell'Arma azzurra di Al Dhafrah vicino ad Abu Dhabi, capitale degli Emirati Arabi Uniti. Due telex in un certo senso contrastanti, il primo quasi notarile - sulla ratifica parlamentare alla decisione governativa di allineamento Onu, nei limiti dell'operazione di «polizia marittima» - il secondo molto più netto, di carattere politico, sulla partecipazione piena, evocata alla riunione parigina dell'Ueo dal ministro degli Esteri De Michelis e della Difesa Rognoni. Un chiarimento quindi parziale, piuttosto ambiguo così come emerge dalla lettura dei documenti ufficiali. Per i militari vale pertanto l'antica regola del «comandi signore». Prendiamo ordini, dicono le alte gerarchie di mare e di terra, solo dai nostri diretti superiori, dallo Stato Maggiore delle Forze Armate. Abbiamo raggiunto telefonicamente il contrammiraglio Mario Buracchia che ha innalzato le insegne del comando sulla fregata «Zeffiro», ieri alla fonda nella rada di Muscat, lungo le coste omanite che si affacciano sull'Oceano Indiano, fuori dalla zona di operazioni. Ammiraglio, è cambiata la natura della missione? Resta il compito originario di far rispettare l'embargo marittimo nella zona del Golfo, imposto dalla risoluzione 678 del Consiglio di Sicurezza. In più viene previsto il supporto alla risoluzione Onu per ottenere la liberazione del Kuwait invaso dalle truppe irachene, perciò anche l'uso della forza nei confronti di unità nemiche. Vuole dire che siamo in stato di guerra non dichiarata al pari della coalizione multinazionale schierata contro Saddam Hussein? Affatto, non siamo in guerra, non vi sono dubbi. Ripeto quanto ho detto in innumerevoli occasioni. Continueremo a svolgere compiti di polizia marittima tenendo conto tuttavia del mutato clima della situazione. Come è l'atmosfera a bordo della «Zeffiro»? Molto motivata, ed è una costante per l'intero equipaggio. I marinai sono coscienti della potenzialità dei sofisticati mezzi di cui dispongono, sanno cosa possono compiere le armi che imbracciano. Non c'è tensione, ci prepariamo a compiere il nostro dovere. La censura vieta di fornire dettagli sulle posizioni delle nostri navi. A grandi linee si può solo dire che la fregata «Libeccio» sta pattugliando il Golfo a Sud del 27° parallelo in una zona compresa fra la penisola del Bahrein e lo Stretto di Hormuz con la previsione di venire raggiunta dalla gemella «Zeffiro» e dal cacciatorpediniere della classe Ardito «Audace» di 3.500 tonnellate con 381 uomini di equipaggio. Se e quando le tre navi apriranno il fuoco dipende dallo svolgimento dell'operazione «Tempesta nel deserto» una volta terminate la fase degli interventi aerei in previsione dell'attacco terrestre per la liberazione del Kuwait. Tensione altissima invece ad Al Dhafrah. Anche se non lo ammettono, gli uomini dell'«Operazione Locusta» sono furenti, erano venuti nel deserto per proteggere le navi, ora lo scoppio subitaneo del conflitto, sebbene annunciato e straprevedibile, rischi» di bloccare negli hangar i dieci Tornado del 36° Stormo di Gioia del Colle, del 50° di Piacenza e del 6° di Ghe-

Persone citate: Buracchia, De Michelis, Mario Buracchia, Rognoni, Saddam Hussein