Arafat: l'Olp non fiancheggerà il terrorismo di Tito Sansa

Arafat: l'Olp non fiancheggerà il terrorismo Arafat: l'Olp non fiancheggerà il terrorismo Ai funerali di Tunisi il leader palestinese si impone sui falchi TUNISI DAL NOSTRO INVIATO " C'è da temere, dopo l'inizio della guerra in Iraq, un ritorno dei palestinesi alla strategia del terrorismo da loro impiegata negli Anni Settanta? Bassam Abu Sharif, consigliere politico di Arafat, respinge la domanda con indignazione. Dice: «La politica dell'Olp non cambia», cioè la lotta rimarrà limitata ai territori occupati da Israele. Ma a leggere una dichiarazione fatta dallo stesso consigliere politico e portavoce ufficiale dell'Olp soltanto poche ore prima, al mattino, si ricava un'opinione del tutto diversa. In essa, una «coalizione americano-sionista-europea» viene accusata di «aggressione proditoria contro la nostra nazione araba», la quale nazione viene invitata alla lotta armata. Sempre in mattinata, il comitato esecutivo dell'Olp aveva emesso un comunicato di otto pagine che ò un appello al mondo arabo a unirsi all'Iraq. E, contemporaneamente, durante i funerali dei tre dirigenti palestinesi assassinati lunedi sera, svoltisi ad Hammam Chott, l'oratore ufficiale ha pronunciato un durissimo discorso di accusa contro gli «imperialisti americani e sionisti». La sepoltura era programmata ad Amman, ma non è stato possibile trasportare le salme, in quanto lo spazio aereo della Giordania è chiuso da ieri notte. L'oratore non era uno qualsiasi, ma il duro Naif Hawatmeh, dell'ala più oltranzista dell'Olp, a suo tempo incolpato di terrorismo e per questo allontanatosi da Arafat, e le sue parole hanno contribuito ad accendere gli animi, tanto che diversi dei dolenti hanno gridato «Vendetta». Arafat è rimasto ad Arafat accompagna il feretro del suo vice Abu lyad, assassinato con altri due dirigenti palestinesi a Tunisi. Ai funerali ha parlato il falco Naif Hawatmeh ascoltare in silenzio. Ce n'era abbastanza, insomma, per far temere un allineamento dell'Olp sulla linea dell'intransigenza totale a fianco di Saddam Hussein. Le reazioni in Occidente sono state infatti allarmate, tanto alla dichiarazione del consigliere di Arafat quanto all'appello del comitato esecutivo e al discorso del falco Hawatmeh. Se ne dev'essere reso conto anche Bassam Abu Sharif. Tant'è che dopo un paio d'ore, alle 13,15, su carta intestata allo «Stato di Palestina - Ufficio del Presidente», ha emesso un nuovo comunicato urgente nel quale ingrana la marcia indietro. Un segno evidente - si dice negli ambienti diplomatici di Tunisi - di uno sbandamento dell'Olp e forse anche di una divisione all'interno dell'organizzazione. L'Olp - si constata - ieri ha parlato con due voci, impiegando anche due lingue diverse. Mentre l'appello alla lotta armata era in arabo, il comunicato del primo pomeriggio era in inglese. Battagliero il primo rivolto ai «fratelli dell'Islam», realista il secondo, diretto all'opinione pubblica e ai governi occidentali. «La guerra non risolverà i problemi del Medio Oriente», scrive con tono pacato il portavoce di Arafat nel pomeriggio. E, senza lanciare accuse, si rivolge ai Paesi europei biasimati in mattinata affinché convochino una conferenza internazionale per risolvere i problemi del Medio Oriente. In quanto agli Stati Uniti (incolpati al mattino di «aggressione brutale e proditoria»), l'uomo di Arafat constata adesso soltanto che essi «hanno commesso un grave errore», perché «la guerra non porterà altro che catastrofi». WASHINGTON. La guerra del Golfo ha già il suo best seller: i «The rape of Kuwait» (lo stupro ! del Kuwait). Lo ha scritto Jean 1 Sasson, sono 154 pagine di san! gue, sesso e torture in diretta i dalle strade dell'Emirato. La ■ casa editrice Knightsbridge, I che lo ha lanciato lunedì scorso, prevede vendite colossali: per i la prima edizione in economica sono state messe in circolazio; ne un milione e duecentomila \ copie. Un misto di propaganda e letì tei -tura «hard core»? Alla casa editrice smentiscono sdegnati: i «Il nostro è uno sforzo serio di documentazione». Dietro l'ini: ziativa, tuttavia, l'ombra della lobby kuwaitiana. L'ambasciata dell'Emirato a Washington ha già acquistato ventimila copie per spedirle ai militari americani impegnati nel Golfo. Copie gratis si possono ottenere alla sede dei «cittadini per il Kuwait libero», un gruppo di esuli nella capitale Usa. (Ansa) E' cambiato in poche ore anche l'obiettivo dei palestinesi. Non è più una lotta a fianco di Saddam Hussein, ma (come sempre nelle dichiarazioni degli ultimi anni) è limitato alla «resistenza contro le forze israeliane nei territori occupati». Yasser Arafat rivolge adesso un appello agli europei affinché intraprendano un'«azione immediata per fermare la guerra e per convocare una conferenza internazionale», per ottenere la quale «la leadership dell'Olp sta facendo in questo momento i passi necessari». Il consigliere di Arafat, che ha ricevuto tre giornalisti nel suo vigilatissimo ufficio in Avenue des Etoiles alla periferia di Tunisi, si mostra diplomatico e conciliante più che nei suoi scritti. «In Iraq è la catastrofe dice con un sospiro -. La sola cosa che possiamo fare è di mettere la ragione nella testa della gente. Adesso che le perdite di vite sono ancora basse da ambo le parti, è indispensabile che l'Europa intervenga e che Bush cambi idea per porre fire subiti a questo stato di cose». Tito Sansa