Mille aerei bombardano l'Iraq

Baghdad bersagliata, molti morti, basi distrutte. I marines verso il Kuwait Baghdad bersagliata, molti morti, basi distrutte. I marines verso il Kuwait Mille aerei bombardano l'Iraq Bush a Saddam: arrenditi, non avrai tregua LA PROVA DEL FUOCO D OPO la giornata iniziale della guerra del Golfo, è il momento di un primo bilancio. Va premesso che una guerra resta in ogni caso una guerra, cioè evento che la nostra cultura ci porta ad identificare come drammatico e negativo per eccellenza. Più ancora di una catastrofe naturale perché il versamento di quel sangue - sia esso poco o tanto - che inevitabilmente scorre, dipende da una decisione umana. Decisione che può essere, come in questo caso, giusta, legittima, presa dopo aver tentato l'impossibile per non prenderla. Ma che comunque non può non essere messa a dura prova dal genere di obiezioni che le hanno mosso in questa occasione Giovanni Paolo II e alcuni laici pacifisti di vocazione autentica. Ma torniamo al primo, ancorché difficile, bilancio. Dobbiamo riconoscere che in queste ore, fermo restando quel che s'è appena detto, l'operazione «Tempesta nel deserto» s'è svolta in un modo che non avrebbe potuto essere migliore. Quello stormo d'aerei di più Paesi che si son mossi davvero sotto le insegne delle Nazioni Unite - e già questo è un fatto di enorme rilievo - hanno colpito con la precisione di un laser. Dopo venti ore di incursioni, le perdite tra gli alleati si contano a due piloti o poco più. Le vittime tra la popolazione civile irachena - a quel che si sa - sono anch'esse di gran lunga al di sotto di ogni previsione della vigilia. Il fronte Onu s'è mantenuto compatto; gli annunci di reazione da parte del signore di Baghdad non hanno avuto alcun seguito; Israele è rimasta fuori dal conflitto. Il profilo della guerra, anche dopo la prova dell'imprevisto in cui ci si imbatte quando la parola passa alle armi, resta quello di un'operazione atta a far ritirare l'Iraq entro i confini che aveva prima di invadere il Kuwait. Tutto il mondo si ritrova, tranne rarissime ecce¬ Bloccata l'iniziativa ch zioni, unito in questo intento dall'altissimo valore simbolico. Davvero una prima prova di gestione di una crisi da parte del governo mondiale. Che se sarà coronata da successo, potrà produrre - senza provocare altre guerre e lutti - effetti fino ad oggi insperabili per la soluzione di altri problemi. Anche in quella stessa area geografica. Se le cose fossero andate diversamente fin dalle prime ore, adesso si troverebbe in difficoltà non tanto la prospettiva di una soluzione della crisi tra Iraq e Kuwait che in ogni caso sarà risolta, quanto il progetto di un nuovo ordine internazionale per l'era del dopo guerra fredda. Ma la prova più importante che in questa occasione ha dato l'alleanza anti-Saddam guidata dagli Stati Uniti è di aver dimostrato nei comportamenti del giorno dopo di aver fatto propri i valori della migliore tradizione liberaldemocratica occidentale. E qui non parliamo più dei comportamenti militari, bensì delle reazioni ai propri successi. Di tutte le reazioni: da quella del presidente Bush, a quelle dei piloti, a quelle dei Paesi schierati contro l'Iraq. Improntate alla cautela, al riserbo, all'attenzione per i morti propri e altrui. All'assenza di trionfalismo e di tracotanza. Al dubbio che si può (si dovrebbe) sempre conservare, senza che ciò si traduca in incertezza. In tal modo, a differenza del passato, chi ieri ha iniziato a combattere - anche da postazioni di comando - ha dato prova di essere entrato in contatto con i sentimenti di chi a quella scelta si opponeva dal fronte interno. O quantomeno di aver fatto un autentico sforzo in tale direzione. E' questo forse il dato più significativo che emerge dalla prima giornata. Che resterà. Anche se, malauguratamente, da oggi la guerra dovesse prendere un altro volto. e tendeva a introdurre il sistema maggioritario al Senato e nei Comuni Paolo Mieli BAGHDAD. L'Iraq e la sua capitale sono in agonia. Mille aerei americani, inglesi e sauditi hanno bombardato Baghdad per tutta la giornata: un raid ogni ora, colpiti il ministero della Difesa, la sede del partito unico, l'aeroporto, raffinerie, postazioni missilistiche. Violenti scontri alla frontiera tra Kuwait e Arabia Saudita, i marines stanno raggiungendo il fronte, ma il Pentagono nega che l'attacco via terra sia già stato sferrato: «Continueremo per diversi giorni la guerra del cielo con il ritmo di ieri, 1400 incursioni». Gli Usa hanno perduto un solo bombardiere, così come gli inglesi. I Jaguar francesi hanno colpito obbiettivi militari in Kuwait. Disertano cinquanta carri armati iracheni. Bush avverte Saddam: non ti darò tregua, devi arrenderti e cedere quel che hai rubato. Saddam ostenta sicurezza, passeggia per Baghdad tra la gente che gli bacia le mani: «E' cominciata la madre di tutte le battaglie, vinceremo». Bush è più prudente: «La guerra non sarà né lunga né facile». Una stretta di mano al ritorno da un missio SERVIZI DA PAGINA 2 A PAGINA 15 one di bombardamento a bordo di un F-4 «Phantom» dell'Us Air Force [FOTOAP]

Persone citate: Bush, Giovanni Paolo Ii, Paolo Mieli, Phantom