L'«eroe» di Saigon è scappato in Francia

L'«eroe» di Saigon è scappato in Francia L'«eroe» di Saigon è scappato in Francia Conquistò la città alla testa dei comunisti, ora è scomunicato TOKYO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Poco più di quindici anni fa fu lui, in testa alle forze comuniste, ad accettare trionfante la resa di Saigon mentre il governo del Sud si dissolveva e l'ambasciatore americano fuggiva. Adesso, da anni condirettore di Nhan Dan (Il Popolo) organo del partito, lancia da Parigi tramite la Bbc queruli appelli al regime vietnamita per riforme politiche, riaffermando però la sua lealtà. Mentre egli rimane in Plancia, Hanoi risponde dura: destituzione dalla carica e un violento attacco del ministro degli Interni. E' la parabola di Bui Tin, entrato nella storia per essere stato il primo, il 30 aprile 1975, a irrompere nel palazzo presidenziale di Saigon e a raccogliere come una pera matura la resa del Sud. Colonnello e scrittore, si preoccupò poi subito, con buon fiuto propagandistico, dei pochi giornalisti occidentali rimasti in città. Era lui stesso a vagliare i primi, brevi dispacci da Saigon «liberata», preferendoli in francese, perché l'inglese lo capiva male. Le cronache più lunghe e corpose, che avrebbero consegnato alla storia l'epopea del trionfo comunista e la dissoluzione del corrotto Sud, erano difficili da trasmettere per il crollo delle telecomunicazioni. Lui escogitò un ponte intercontinentale: mandò i dattiloscritti in aereo militare da Saigon a Hanoi, da dove furono rilanciati per telex a Mosca e da qui a Berlino Est, per poi raggiungere i giornali occidentali. Più tardi divenne condirettore dell'organo del partito. Nel novembri! scorso Bui Tin - noto come scrittore col «nome de piu¬ me» di Thanh Tin, (sincero e onesto) ha avuto il permesso di un viaggio a Parigi, su invito deWHumanité. Alla vigilia del rientro ha chiesto a Hanoi una proroga di due mesi del suo visto di uscita per cure mediche. A questo punto ha deciso di parlare, facendosi intervistare a più riprese dalla Bbc, dai cui microfoni ha dato lettura di «un appello di un cittadino al governo vietnamita». Nulla di radicale: richiesta di riforme interne al partito e nello Stato, e di elezioni ma non pluripartitiche. Critiche serrate, invece, per il l'atto che il regime di Hanoi si sente - e fa sentire il Paese - in stato d'assedio, specialmente dopo il crollo dei sistemi socialisti in Europa e l'ondata di rinnovamento in Unione Sovietica: invece che inserirsi nella ventata di distensione, almeno finora, Hanoi vi ha visto una minaccia. Ma è bastato per suscitare la furia di Hanoi. In un comunicato trasmesso dalla radio, la redazione di Nhan Dan lo ha accusato di «distorcere la linea del partito e dello Stato», e ha proclamato che «con le sue azioni Bui Tin ha dimostrato di non essere degno di restare condirettore». L'altro giorno è intervenuto il ministro degli Interni, Mai Chi Tho: «Secondo Thanh Tin non avremmo più nemici, potremmo abbracciarci con tutti e dormire con chiunque sotto lo stesso tetto. Ma gli imperialisti capeggiati dagli Stati Uniti stanno cercando di spazzar via il socialismo nel mondo, e credono che ora sia il momento giusto di agire sul Vietnam». Affermando che le forze reazionarie interne cercano di «attizzare il fuoco» e stabilire collegamenti con quelle esterne, il ministro ha accusato il giornalista di prestarsi al loro gioco: «Thanh Tin è diventato That Tin (l'infingardo)». Cordiale e accattivai11 , Bui Tin è stato per tanti anni una sorta di fiore all'occhiello del regime. Era il più disponibile per ogni giornalista che andasse in visita a Hanoi, e colpiva per certe sue affermazioni: semplici verità, che dette dal condirettore del tetro organo del partito suonavano come provocazioni, come se rubasse la parola agli anticomunisti, lina sirena che trovava però le giustificazioni per tutto quel che non negava di vedere.

Persone citate: Bui Tin, Thanh, Thanh Tin