Il Califfo snobba l'ultima tribuna di Franco Pantarelli

Bernard Shaw, il giornalista più celebre d'America, ha lasciato l'Iraq a mani vuote Bernard Shaw, il giornalista più celebre d'America, ha lasciato l'Iraq a mani vuote Il Califfo snobba l'ultima tribuna Si sperava annunciasse alla Cnn il ritiro dal Kuwait remo essere diventati i protagonisti di un confronto più televisivo che politico. Questi, almeno, furono i dubbi che alcuni cominciarono a sollevare, mettendo in discussione la stessa legittimità di ciò che la Cnn stava facendo, di tutto quello «spazio» dato al nemico, soprattutto quando si seppe che in cambio del privilegio ottenuto il network aveva Saddam Hussein passa in rassegna le su e truppe in Kuwait poche ore prima della sc degli ostaggi, del materiale che il governo iracheno forniva e che la Cnn trasmetteva pari pari restava la lunghezza intermi| nabile delle dichiarazioni del I presidente iracheno, i suoi logorroici riferimenti alla santità della causa, ai diritti storici dell'Iraq e ai destini dcllJf nazione araba, che certo era difficile considerare «scoop». Può darsi che alcuni dei 50 milioni di televisori americani collegati via cavo con la Cnn, di fronte a quel diluvio di propaganda abbiano cambiato canale, ma certo non lo fecero i telespettatori della Casa Bianca, del Dipartimento di Stato, del Pentagono, della Cia, che studiavano e analizzavano parola per parola ciò che «Omar Sharif» diceva, nella speranza di trarne indicazioni operative. Quanto sia stato utile non si sa. Certo ò che la Cnn tenne duro contro il pericolo della noia, come inizialmente aveva tenuto duro contro le rimostranze dei «patrioti». E adesso minacciava di raccogliere un frutto che poteva costituire il coronamento supremo della sua «diplomazia»: nientemeno che l'annuncio del ritiro dell'esercito iracheno dal Kuwait, in pratica lo scoppio della pace, fatto attraverso le sue telecamere. Invece ancora una volta Saddam ha messo in atto uno dei suoi celebri «bluff»: dopo ore di vajja attesa di un segnale di convocazione, anche Bernard Shaw si ò rassegnato e ha lasciato Baghdad con la sua equipe, sui quattro piccooli jhet della Cnn che attendevano all'aeroporto. La pace, purtroppo, non e «scoppiata» sui cavi della Cnn. adenza dell'ultimatum |FOTOAP) («Non crede ormai di essere un'anatra zoppa?» chiese a Reagan nel pieno dello scandalo Irangate) che si è guadagnato l'invidia eterna di Dan Rather, di Peter Jennings, di Tom Brokaw, cioè dei «principi» delle concorrenti Cbs, Abc e Nbc. E a proposito di brutalità, non si limita certo a Reagan l'elenco delle vittime di Bernard Shaw. A New Orléans, alla «convention» repubblicana del 1988, era stato da poco nominato Dan Quayle come candidato alla vicepresidenza e subito era giunta la notizia che in quanto appartenente alla «generazione del Vietnam» il giovane senatore dell'Indiana aveva evitato l'inferno arruolandosi, grazie alle aderenze della famiglia, nella Guardia Nazionale. Quando Quayle arrivò davanti ai giornalisti, tutti presero a tempestarlo di domande impertinenti ma fino ad un certo punto. Quayle più o meno se la cavava. Ma quando arrivò il turno di Shaw si trovò di fronte a un «Dica la verità, aveva paura di essere ucciso» che lo lasciò di marmo. Ma non si pensi che «Bornie» ce l'abbia con i repubblicani. Anzi: nel dibattito conclusivo fra Bush e Dukakis, dopo che la campagna repubblicana si era concentrata con violenza sugli aspetti «liberal» di Dukakis, lui gli si rivolse in questi termini: «Se sua moglie venisse violentata e uccisa, lei non vorrebbe vedere sulla sedia elettrica gli assassini?». Dukakis si abbandonò ad una lunga filippica contro la pena di morte e in favore dell'estirpazione delle condizioni di miseria in cui tanta parte della popolazione americana vive. Dicendo cose giuste ma certo poco allettanti per quella parte maggioritaria di americani che fino allora aveva mostrato di apprezzare l'iscrizione di Bush alla Nra, potente «lobby» che da decenni riesce a impedire ogni regolamentazione della vendita delle armi. Un'analisi «scientifica» non c'è e forse è impossibile farla, ma molti dicono che quel botta e risposta fra Shaw e Dukakis servì a seppellire completamente le ultime speranze di rimonta dei democratici. Bush, si dice, prova ancora oggi un senso di gratitudine nei confronti di «Bernie». Fitzwater, il portavoce della Casa Bianca, quando ammonì tutti i giornalisti che si trovavano a Baghdad a partire perché la guerra poteva scoppiare da un momento all'altro, aggiunse: «Si tratta di persone che conosco e che mi piacciono. Il mio compito è di far loro sapere che la situazione è molto grave». Nessuno era disposto ad escludere che nella mente di Fitzwater ci fosse proprio Bernard Shaw. Franco Pantarelli

Luoghi citati: America, Baghdad, Indiana, Iraq, Kuwait, Vietnam