E un terremoto arabo scuote Gerusalemme di Guido Rampoldi

E un terremoto arabo scuote Gerusalemme E un terremoto arabo scuote Gerusalemme Due morti, si è temuto che la guerra fosse cominciata in casa GERUSALEMME DAL NOSTRO INVIA IO La guerra che Israele aspetta mentre scriviamo, sembrava vicina a scoppiare già ieri mattina nei Territori occupati, quando la notizia dell'assassinio di Abu Iyad ha sollevato un'ondata di furia. Alle undici del mattino gagliardetti e bandiere nere - il colore della vendetta - sventolavano a migliaia lunga la statale che attraversa il West Bank, dai pali della luce, dai tetti, dai campi palestinesi dove un soldato israeliano che restasse isolato non sopravviverebbe dieci minuti, dove un bimbo arabo che viola il coprifuoco rischia una pallottola. Centinaia di colonne di fumo solcavano il cielo opaco di Gaza, per effetto dei roghi di copertoni appiccati dalla gioventù palestinese. Incuranti del coprifuoco decretato dall'esercito per un milione di arabi, tumultuosi cortei funebri attraversavano tra urla di guerra e pianti Nablus, Gaza, Janina. Ovunque, sassaiole contro i soldati israeliani attestati all'esterno dei campi. A mezzogiorno si contavano già due morti ed un centinaio di feriti, tutti arabi. L'incubo dei realisti, israeliani o palestinesi, sembrava sul punto di avverarsi. Ma lo scontro armato che era nell'aria non c'è stato. La gioventù araba non ha usato le (poche) pistole di cui dispone, pare su richiesta di Fatah; e l'esercito si è limitato a tenere sotto controllo le vie di comunicazione, evitando irruzioni nei campi palestinesi. Questa almeno era la situazione di ieri sera, quando la paura di attentati (una bomba, una coltellata nella schiena) finiva di svuotare le strade del Paese. Poi è cominciata la lunga notte di Israele. Mentre terminiamo questa cronaca Israele e i suoi cinquecento ospiti stranieri, giornalisti e rari diplomatici, si apprestano a disporre sul comodino il kit anti-gas: la maschera, con cannula per bere; l'iniezione di atropina, se il gas nervino vi raggiunge («Attenzione, dopo fatevi portare subito in ospedale, ma con la siringa infilata nella giacca: nel caso che abbiate perso coscienza, i medici non vi praticheranno un'altra iniezione»); la pomata contro il gas-mostarda; la garza per medicarvi la pelle contaminata. Sotto la porta delle camere d'albergo scivolano di- caso di screte le istruzioni bombardamento. E' una buffa notte di semiguerra, deserta e silenziosa. Gli ultraortodossi hassidim hanno smesso di pregare per la gace e forse ora rileggono la profezia di Geremia («Dice il Signore: susciterò contro Babilonia un vento distruttore...»). I palazzi emanano il brusio di migliaia di radio e di televisioni: resteranno accese per molte ore. Ci sono le radio arabe, le gigantesche antenne piantate sulle baracche dei campi palestinesi che captano anche radio Baghdad. Le radio israeliane, in queste ore stralunate, che hanno bandito il rock. Oppure l'americana Cnn, che via satellite spiegherà il rapporto delle forze in campo, con distaccata professionalità. Ma forse l'attacco non verrà, almeno non questa notte. Dodici ore prima dell'ora fatale, le sette di stamane in Israele, il generale Ben-Nun spiegava che nessun movimento particolare era segnalato al confine tra Giordania e Iraq, dove 30 rampe stabili e un numero imprecisato di batterie mobili puntano gli Scud di Saddam verso Israele. Ciascuna è in grado si sparare due o tre missili, a distanza di sei ore; poi è fuoriuso. Nello spazio di un'ora (mezz'ora per concordare l'attacco, mezz'ora per raggiungere le rampe) gli F-16 israeliani sarebbero in grado di «metterle a tacere». Il timore dei generali israeliani ha un altro nome: Sukhoi-24, il superbombardiere iracheno. Quasi invisibile ai radar, può portare da solo un numero di bombe a testata chimica pari a tutti gli Scud iracheni armati di gas. Ammette il generale Ben-Nun: se l'Iraq lanciasse l'attacco con tutti i suoi Sukhoi (ne avrebbe 25) «è possibile che la difesa israeliana non riesca ad intercettarli tutti». Israele inseguirebbe l'aggressore ovunque, «anche nei cieli della Giordania e della Siria». Alla Giordania, un monito a non disturbare la caccia: «Nel '67 impiegammo due ore a distruggere la vostra aviazione». Re Hussein replica tre ore dopo dalla tv nazionale: «Se invadete il nostro cielo, reagiremo». Così qui nessuno se la sente di condannare la massa che ieri notte è scappata con gli ultimi voli partiti da Tel Aviv. Fughe dell'ultimo minuto: turisti improvvidi, personale diplomatico, donne e bambini di Avieri israeliani armano i caccia F-16 con i missili IFOTOAP) diritti umani dei palestinesi» col pretesto della guerra. Per lo stesso motivo i leader palestinesi moderati hanno fondato un Comitato di difesa civile. Li abbiamo incontrati ieri pomeriggio nell'ufficio di Hannah Siniora, direttore del quotidiano «Al-Fajr». Tesi, disperati. L'omicidio di Abu Iyad Israele. E duecento dei quattrocento sionisti americani che volevano attestare la loro solidarietà: la paura è stata più forte. Invece rifiutano il biglietto per l'Europa alcuni dipendenti di organismi internazionali, tra cui quattro italiani. Restano, dicono, per sorvegliare che Israele «non violi i pareva a tutti una spinta verso il baratro. Sospettavano Cia, Mossad, arabi filo-Usa. Alle tesi israeliane (Israele è innocente, Iyad eliminato da altri per sventare un'ondata terroristica) replicavano: «Ma se proprio lui teneva i contatti con i servizi segreti europei, anche con gli americani cui aveva dato una mano in Libano, ma soprattutto con i francesi». Dunque: «Chiunque sia stato voleva azzerare le ultime possibilità di una soluzione diplomatica incendiando i Territori occupati». Siniora dice che i palestinesi non entreranno in quello scontro cui, sospetta, «Israele sta preparando il terreno», anche se sono ormai disperati perché dal dialogo con gli Usa non hanno ottenuto nulla. Riuscirà la leadership moderata a trasmettere pragmatismo alla gioventù araba? Ammette Abdel-Hadi: «Come la principessa Sherazade, per mille notti abbiamo regalato una favola al nostro popolo. Ora le favole sono finite». Guido Rampoldi

Persone citate: Fatah, Hadi, Hannah Siniora, Re Hussein, Siniora, Tesi