Trapianti è di nuovo scontro di Bruno Ghibaudi

Dopo i tre interventi su polmone e cuore Dopo i tre interventi su polmone e cuore MILANO Un po' d'alcolfa bene alla circolazione Trapianti, è di nuovo scontro ROMA. In Italia i pazienti in lista d'attesa per il trapianto di polmone sono circa 750 (nel mondo ne sono stati finora eseguiti circa 300). La sopravvivenza a due anni oscilla fra il 70 e l'80%. La situazione è resa ancora più difficile dalla mancanza di leggi aggiornate: l'ultima risale al 1975. Tra gli argomenti più controversi all'esame del Parlamento l'accertamento della morte e la tutela del donatore. Le polemiche si sono riaccese dopo i clamorosi trapianti effettuati in questi giorni a Roma, Pavia e a Bergamo. Intanto all'entusiasmo per la priorità (in Italia) è subentrata la cautela per la prognosi. Al Policlinico romano Umberto I c'è un certo ottimismo: la prima reazione del paziente è buona, ma si dovrà attendere ancora alcuni giorni prima di poter dichiarare riuscito il trapianto ad Angela di Gilio, 43 anni. Al S. Matteo di Pavia Raffaella Barbirato, la quarantenne di Vercelli a cui sono stati trapiantati il cuore e un polmone, è ancora intubata e sotto anestesia in sala di rianimazione. La sua respirazione avviene artificialmente, con l'aiuto di un apparato che garantisce lo scambio gassoso con il sangue senza sollecitare il polmone appena innestato. L'intervento, dall'apertura alla chiusura del torace, è durato 10 ore, uno stress lunghissimo per il paziente. MILANO. Chi beve quantità moderate di alcol è più protetto, rispetto all'astemio, dalle malattie cardiovascolari. E' un'affermazione che trova oggi l'avallo della scienza ufficiale per bocca del professor Rodolfo Paoletti, presidente della «Nutrition Foundation of Italy», che ha chiamato a parlarne, a Milano, Peter Wilson, direttore del laboratorio dei lipidi del «Framingham Heart Study» - dal nome della citta del Massachusetts la cui popolazione è stata per 24 anni oggetto di studi sui fattori di rischio per le cardiopatie - e Pietro Avogadro, primario emerito dell'ospedale regionale di Venezia. Un'affermazione documentata e sostenuta da dati incontrovertibili, ma che «Le sue condizioni stanno lentamente migliorando - informano i cardiochirurghi e i pneumologi che sotto la guida del prof. Vigano hanno effettuato l'intervento e che controllano la paziente in continuazione. - Un intervento di questo tipo, durato 10 ore (il vero e proprio trapianto cuore-polmone ne ha richieste 4) e assai più complesso di un semplice trapianto di cuore, comporta notevoli problemi di rigetto, con complicazioni cardiocircolatorie in agguato». Nel reparto di cardiochirurgia degli Ospedali Riuniti di Bergamo, dove l'equipe del prof. Lucio Parenzan ha innestato il cuore ed entrambi i polmoni a Rita nella sua genericità dovuta al fatto che si basa su grandi numeri, non tiene conto delle situazioni particolari: «Ci si riferisce - hanno detto gli esperti sollecitati dalle domande dei giornalisti alla popolazione sana, non certo a chi è diabetico, iperteso, cirrotico, a chi soffre di insufficienza epatica o ha altre malattie metaboliche». Non solo, ma è necessario aggiungere che anche chi non ha sintomi di malattie ma, magari senza saperlo, ha una lieve ipertrigliceridemia oppure il tasso di glicemia ai limiti del normale, non deve sentirsi autorizzato a pensare di poter bere alcol, neppure in quantità moderata, senza avere problemi. [Ansa] Priore, 42 anni, da Lecco, c'è prudenza ma anche ottimismo: il decorso operatorio viene definito ottimo, seppure con le dovute riserve. L'intervento è durato 7 ore, 3 in meno di quello di Pavia, e ha sicuramente comportato uno stress operatorio minore per la paziente. Tanto a Pavia che a Bergamo si richiama però l'attenzione sulle difficoltà di questo doppio trapianto. «Non si tratta di verificare soltanto la perfetta compatibilità, di tipo istologico, fra i due organi del donatore e l'organismo del ricevente - spiega il dottor Bortolino Previtali, dell'equipe di Mario Vigano - ma anche di accertare la compatibi¬ lità volumetrica e morfometrica fra i due organismi. Gli organi da trapiantare devono cioè avere dimensioni e forma tali da poter essere ospitati senza problemi nel torace del donatore». Un chiarimento in tal senso arriva dal prof. Pierangelo Belloni, responsabile del Reparto di Chirurgia Toracica dell'Ospedale Niguarda di Milano: «Se è intuitivo che polmoni grandi non possono entrare in un torace piccolo, è anche vero che polmoni di una persona alta 1 metro e 60 non possono essere donati ad un individuo alto un metro e 90. Questa esigenza contribuisce naturalmente ad aggravare il problema dei donatori, la cui esiguità (in generale) rende ancora più problematica la disponibilità di organi adatti». Si parla di donatori con caratteristiche particolari, precisiamolo subito, a cui devono corrispondere riceventi con caratteristiche altrettanto particolari. Il donatore non deve cioè avere più di 50 anni, deve essere sieronegativo all'Aids, non deve soffrire di malattie cardiache o polmonari né di ipertensione o di diabete. Sono esclusi i fumatori e coloro il cui elettrocardiogramma rivela anomalie di rilievo. In pratica, solo un donatore di cuore su 10 ha le carte in regola per donare i polmoni. «Ma anche il ricevente deve possedere requisiti adeguati prosegue il prof. Belloni. - Per esempio avere una fibra tanto forte da sopportare non soltanto un intervento operatorio indubbiamente lungo e stressante ma anche i controlli postoperatori, tra i quali una biopsia polmonare ogni quattro mesi. Altro parametro importante per il successo di un trapianto polmonare è l'intervallo di tempo fra il momento dell'espianto del polmone e quello de! trapianto. Per il cuore questo intervallo si è notevolmente dilatato, grazie alle più efficaci soluzioni in cui l'organo viene conservato, per il polmone resta ancora bloccato intorno alle 4-6 ore». Bruno Ghibaudi

Persone citate: Belloni, Bortolino Previtali, Lucio Parenzan, Peter Wilson, Pierangelo Belloni, Pietro Avogadro, Raffaella Barbirato, Rodolfo Paoletti, Umberto I