Giallo di Asti spunta un'arma

Trovato un coltello vicino al campo dove sono state gettate le due ragazze Trovato un coltello vicino al campo dove sono state gettate le due ragazze Giallo di Asti/ spunta un'arma Forse le vittime hanno conosciuto i killer in discoteca Il giudice: «Il crimine ha preso di mira questa città» Nuove perizie Violenza carnale su Ano Per salvarlo Calunnia il figlio drogato ASTI DAL NOSTRO INVIATO Spunta un'arma nel delitto di Asti, nel giallo delle due ragazze massacrate e abbandonate in un campo, in mezzo alla neve. E' un coltello lungo una ventina di centimetri. L'arma è stata trovata dai carabinieri ieri pomeriggio, a non più di due chilometri dal luogo dove Giovanna Barbero e Maria Teresa Bonaventura, le vittime, sono state lasciate dagli assassini. Sul coltello, trovato sul ciglio della statale tra Asti e Canelli, non ci sarebbero tracce di sangue. Un'arma pulita, senza «firme». E' stata gettata subito dopo il massacro o gli assassini sono tornati sul luogo del delitto? I carabinieri di Asti e Canelli si affrettano a dichiarare: «L'indagine è ancora difficile, lunga e complicata». Ma la sensazione è che, dopo questa scoperta, qualcosa si stia muovendo, che del giallo si stiano scrivendo i capitoli finali. E il coltello trovato ieri può dare una svolta alle indagini. Secondo la perizia necroscopica una delle due ragazze (Giovanna Berbero) è stata colpita sia con una roncola sia con un coltello. E' quello trovato sul cigliio della statale? Una delle prime risposte arriverà dalle perizie su cui subito è stata sottoposta l'arma. Intanto le indagini continuano, indirizzate sul giro delle amicizie delle due ragazze, sulle ultime ore di quel tragico lunedì. Qualcuno a Canelli ha visto Giovanna Barbero parcheggiare la sua 127 blu davanti alla stazione, ha visto la ragazza salire su un'altra auto. E quel qualcuno avrebbe già parlato ai carabinieri, raccontato particolari. E cioè: Giovanna Barbero che ha un appuntamento, che viag- INFORMAZIONE PUBBLICITARIA CUNEO PALERMO. La madre di un tossicodipendente, Maria La Vardera, di 51 anni, ha ammesso in tribunale di avere posto otto dosi di eroina nel portafogli del figlio, invitando subito dopo i carabinieri ad un controllo e provocando in tal modo l'arresto del figlio. Maria La Vardera ha fatto questa deposizione davanti alla quarta sezione del tribunale, presieduta da Costantino Franco, dove suo figlio Gaetano Cammarata, di 23 anni, era accusato di detenzione di eroina. Dopo l'ammissione della donna il processo è stato sospeso e gli atti trasmessi per richieste al pubblico ministero. Gaetano Cammarata, tossicodipendente, sembrava essersi liberato dalla droga. Ma, uscito dal carcere, dove era finito per un'accusa di rapina, alla vigilia di Natale, aveva ricominciato a fare uso di eroina. «Appena me ne sono resa conto - ha detto sua madre - ho deciso di farlo tornare dentro, perché mi è parso l'unico modo per salvarlo dalla droga. Lui non mi ascoltava più». Ma quando, durante un colloquio in carcere, dopo il nuovo arresto, il giovane ha manifestato l'intenzione di uccidersi, Maria La Vardera - è questa la spiegazione data ai giudici dalla donna - ha deciso di «raccontare la verità». Il giovane era già stato arrestato per droga, alcuni mesi fa, sempre su denuncia della madre. Le rivelazioni della donna hanno consigliato al presidente del tribunale il rinvio del dibattimento al prossimo 25 gennaio, quando Maria La Vardera dovrà presentarsi in aula con un avvocato, in quanto il racconto dei fatti potrebbe costarle l'incriminazione per vari reati. [Ansa-Agi) FIRENZE. Ana Hernandez Yancy Rojas sarebbe stata realmente violentata. Era stata la stessa diciannovenne costaricana scomparsa nella notte tra il 3 e 4 gennaio scorsi dalla villa del patrigno a Pian dei Giullari, sulle colline fiorentine, dove è ricomparsa il lunedì successivo, a raccontare agli investigatori, nell'ultima di una serie di versioni contrastanti dell'accaduto, di essere stata aggredita, violentata, rapita e costretta poi a rimanere chiusa per un giorno in una stanza della villa del conte Giorgio Boutourline, convivente della madre. Per tre giorni si era parlato di sequestro anomalo, e gli inquirenti avevano setacciato la villa senza accorgersi della stanza segreta dove si era nascosta la giovane. La visita ginecologica alla quale la studentessa è stata sottoposta nei giorni scorsi avrebbe accertato la presenza di lesioni che confermerebbero l'aggressione, anche se è stato fatto notare che il ritardo con cui è stata effettuata la perizia non ha permesso di dare una risposta certa. Gli inquirenti, intanto, continuano a cercare i due giovani (Marco e Massimo) indicati da Ana come i suoi aggressori. La polizia ha mostrato alla ragazza la foto di un giovane che avrebbe potuto essere uno dei due, ma Ana non lo ha riconosciuto. Sul tavolo del sostituto procuratore Alessandro Crini, titolare dell'inchiesta, sta per arrivare una denuncia presentata dall'avvocato Luca Saldarelli, per conto della ragazza. Nell'esposto il legale riporta V ultimo racconto della studentessa costaricana, lasciando al magistrato il compito di individuare le eventuali ipotesi di reato. [Ansa] è? Bozzola risponde: «Se guardiamo alle statistiche Asti è al di sotto della media nazionale per numero e frequenza di reati. Ma quello che mi preoccupa di più è che la nostra zona è moralmente disarmata, non si aspetta che avvengano certe cose. Il senso del rischio nelle grandi città è più avvertito e avvertibile, qui da noi si è ancora molto impreparati». Luigi Stigliano