con Landsbergis non si può trattore»

Il capo del Cremlino scioglie i dubbi sulla sua posizione di fronte alla tragedia Il capo del Cremlino scioglie i dubbi sulla sua posizione di fronte alla tragedia w0lr <<^on Landsbergis non si può trattore» ► w0lr^■►■■y Gorbaciov al Soviet attacca il presidente lituano Neo premier Eletto Pavlov Falchi tra i vice MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Quando Michail Gorbaciov, con il viso cereo, si è rivolto ai deputati e ha detto «vorrei fare una dichiarazione sulla Lituania», nel Soviet supremo è piombato un silenzio quasi irreale. Da più di 36 ore, ormai, tutti attendevano un intervento del capo del Cremlino sul massacro di Vilnius: una presa di posizione chiara sull'assalto dei paracadutisti. E Michail Gorbaciov, in venti minuti, ha sciolto ogni dubbio. Quello che è successo nella notte tra sabato e domenica è un dramma, certo. «Noi non lo volevamo e non lo vogliamo: adesso la tensione è moltiplicata, ci sono stati dei morti», ha detto il Presidente. Ma la colpa ricade soltanto sull'«avventurismo» dei lituani: i soldati «non potevano fare altro, sono stati provocati, attaccati». Michail Gorbaciov ha subito avvertito che «i fatti devono essere ancora controllati a fondo», che una commissione della Procura centrale dell'Unione Sovietica è partita per Vilnius, che anche il ministro della Difesa, maresciallo Yazov, ha inviato il suo vice nella capitale lituana per chiarire tutte le circostanze della sparatoria sotto la torre della tv. Ma dopo queste cautele, il capo dei Cremlino ha pronun- ciato una vera requisitoria contro gli indipendentisti «che hanno portato la situazione allo scontro», che hanno «rifiutato ogni offerta», che hanno «boicottato il dialogo». E che anche di fronte ai carri armati avrebbero compiuto l'estrema «provocazione». «Dai rapporti risulta che un lituano, un certo Butkiavicius, ha gridato che i paracadutisti avevano le armi caricate a salve, ha spinto la gente a opporsi. Quello che è successo poi lo sapete», ha detto Gorbaciov. E' la tesi che già il ministro della Difesa e quello degli Interni - qualche ora prima avevano sostenuto di fronte ai deputati. Un soldato sovietico sarebbe stato colpito e ucciso: «Soltanto a questo punto il comandante della guarnigione di Vilnius ha dato l'ordine di sparare». Ma il capo del Cremlino non si è limitato a sottoscrivere la versione che i militari hanno fornito sin dal primo istante sulla notte di sangue. Ha voluto anche ribadire con parole molto chiare che tutta la «ribellione lituana» è inammissibile per l'Unione Sovietica. Gorbaciov ha ripercorso tutte le tappe della crisi. Ha definito «un colpo di Stato» la dichiarazione d'indipendenza dell' 11 marzo 1990 pronunciata dal Parlamento di Vilnius. Ha detto che il presidente Vytautas Landsbergis è un uomo che «non vuole trattare» e con il quale sarebbe impossibile discutere: «Anche oggi ho parlato al telefono con lui e la mia impressione si è confermata», ha esclamato Gorbaciov. Non solo: le trattative faticosamente avviate sarebbero state «sabotate» continuamente da parte lituana. «Che dire di una Repubblica dell'Unione Sovietica che pretende di negoziare con noi come se fossimo uno Stato straniero?». Tutto questo per il capo del Cremlino è «inconcepibile». Ecco perché, la scorsa settimana, era partito l'ultimatum per il «ripristino della Costituzione sovietica» che gli indipendentisti hanno ignorato. E' dopo questo ultimo «affronto», ha detto ancora Gorbaciov, che nella Repubblica è stato costituito un «Comitato di salvezza nazionale» che ha «contestato le scelte anticostituzionali» degli indipendentisti e che, nella notte di sabato, ha chiesto «l'aiuto» dell'esercito per prendere il controllo della televisione che «insisteva ad alimentare la tensione rilanciando gli appelli alla rivolta contro l'Unione Sovietica». Michail Gorbaciov, così, ha anche legittimato l'azione del «Comitato» che è nato proprio per rovesciare il governo indipendentista. E in questa logica, lo scontro era inevitabile. E resta aperto. Enrico Singer MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE L'Urss ha un nuovo primo ministro. Si chiama Valentin Pavlov, ha 53 anni, ed è un economista, un «tecnico». Nel governo che era guidato da Nikolai Ryzhkov - ormai silurato e ancora ricoverato dopo l'infarto patito alla fine di dicembre Pavlov aveva la responsabilità del ministero delle Finanze. Il Soviet supremo ha ratificato la sua nomina, proposta personalmente da Gorbaciov, con 279 voti favorevoli, 75 contrari e 66 astensioni, al termine di una seduta convulsa, tutta dominata dalle polemiche sul massacro di Vilnius. Ma il varo del nuovo governo era un appuntamento non rinviabile. «Il Paese ha bisogno di una guida esperta e competente per risolvere tutti i problemi legati al passaggio ad un'economia di mercato», ha detto il capo del Cremlino che ha poi indicato anche una rosa di candidati per i cinque vice-premier che dovranno affiancare Pavlov, ciascuno con particolari competenze. Nell'elenco ci sono ben tre rappresentanti di quel «complesso militar-industriale» che da alcuni mesi ha recuperato un grande peso nella bilancia del potere. Si tratta di Yuri Masliukov, ora responsabile del potente Gosplan (Comitato statale per la pianificazione), di Vitali)' Doguzhijev, ex responsabile dell'industria spaziale e dei missili strategici e, infine, di Vladimir Velichko, ex ministro della Costruzione delle macchine pesanti, che si occupa anche di armamenti. La ratifica dei vice è attesa per oggi o per domani. Soltanto dopo la composizione formale del vertice del nuovo governo, Gorbaciov e il suo neo-premier Pavlov completeranno la lista dei ministri. Per conoscere il nome del successore di Eduard Shevardnadze agli Esteri, insomma, si dovrà attendere la fine della settimana. Ma le indiscrezioni circolano già e la più consistente indica la candidatura di Alexandr Bessmertnykh, attualmente ambasciatore sovietico negli Stati Uniti. Questa scelta confermerebbe la volontà di Gorbaciov di seguire il solco impresso da Shevardnadze alla politica estera di Mosca. Alexandr Bessmertnykh, prima di assumere l'incarico a Washington, è stato capo della direzione Stati Uniti del ministero degli Esteri dell'Urss ed è stato tra i più stretti collaboratori di Shevardnadze. [e. s.] Mentre l'Armata Rossa occupava la tv, da una finestra dell'edifìcio una ragazza sventolava la bandiera lituana [foto ap; Fiori, crocifìssi e candele nel luogo dove le truppe sovietiche hanno compiuto l'eccidio. Sullo sfondo, un'autoblindo sorveglia [foto ap] «Mio figlio è stato colpito da una pallottola di mitra, e poi gli hanno calpestato la faccia con gli stivali», ci ha detto Jankauskas Bronislovas, padre del ventiduenne Rolandas. Il corpo del giovane porta sulla fronte un'enorme cicatrice ricucita alla meno peggio e il suo volto è completamente sfigurato dagli ematomi. «Verso le due di notte ha squillato il telefono», racconta Renata Asanaviciute, sorella dell'unica vittima femminile esposta, in abito da sposa, nella camera ardente, «era un uomo, che ci ha detto che Loretta era stata ferita. Noi pensavamo fosse stata colpita ad una gamba, o qualcosa del genere, ma poi all'ospedale ci hanno detto che le era passato sopra un carro armato, sul bacino, ed alle cinque di mattina è morta. Quando ce l'hanno mostrata aveva il cappotto tutto pieno di sangue, ma il corpo non sembrava schiacciato». Fabio Squillante