Anche Gui e Tonassi contro Cossiga di M. 1.

Ma per Labruna i magistrati veneziani non escludono l'ipotesi della calunnia Ma per Labruna i magistrati veneziani non escludono l'ipotesi della calunnia Anche Gui e Tonassi contro Cossiga «Era lui a decidere come tagliare le registrazioni» VENEZIA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Ci sono anche le testimonianze di Luigi Gui e Paolo Emilio Taviani nel fascicolo su Gladio inviato dai magistrati veneziani alla procura di Roma. Le dichiarazioni dei due ex-ministri - insieme con quelle del capitano del Sid Antonio Labruna e dei generali dei servizi segreti Antonio Podda, Domenico Maneri e Gianfranco Marini - servono a corredare l'ipotesi di reato («soppressione di atti») per la quale sono stati iscritti nel registro della Procura di Venezia il Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, all'epoca sottosegretario alla Difesa, l'expresidente della commissione d'inchiesta Giuseppe Alessi e lo stesso Labruna. Il punto è quello degli «omissis», cioè delle cancellazioni decise dai politici sul testo trascritto delle registrazioni dalla commissione Alessi. Cancellazioni trasferite poi sui nastri, con un lavoro di «taglia e cuci» curato da Labruna su incarico del capo del Sid Eugenio Henke. Labruna sostiene che gli «omissis» venivano decisi congiuntamente da Cossiga, Alessi e Henke. Podda ha confermato ai giudici che era Cossiga a proporre gli «omissis» e poi, una volta «sanciti» dalla presidenza del Consiglio, era sempre lui che li «applicava». Gui conferma che dei tagli si occupava direttamente Cossiga. Le dichiarazioni di Taviani si ri- feriscono invece ad altri «omissis», quelli alla relazione sul Piano Solo del generale dei carabinieri Giorgio Manes. L'ex-ministro di Interni e Difesa afferma che i tagli - relativi alla Gladio orano stati decisi da Moro. Secondo Tanassi, Cossiga poteva avere avuto semmai il compito di ridurre gli «omissis» apposti da Moro. Salgono così a dieci le testimonianze che la Procura di Venezia ha inviato a Roma: tre di Podda, due di Gui, due di Labruna, una ciascuno per Taviani, Maneri e Marini. I giudici osservano che il generale Maneri, indicato da Labruna come uno dei responsabili delle cancellazioni sulla trascrizione dei nastri, nega l'addebito. Dal suo punto di vista, le corre¬ zioni sarebbero relative soltanto all'attribuzione delle frasi a questo o quel testimone. Né Labruna ha mai precisato il contenuto delle parti di nastro che egli stesso aveva provveduto a cancellare. Secondo indiscrezioni uscite ieri dal Palazzo di Giustizia, i giudici veneziani non avrebbero trascurato la possibilità che nelle dichiarazioni di Labruna vi fossero gli estremi del reato di calunnia ai danni di Cossiga. Il fascicolo sarebbe stato inviato a Roma per ulteriori verifiche. Se la Procura romana dovesse sentenziare che il capitano del Sid ha detto il falso, sarebbero comunque i giudici veneziani a condurre l'istruttoria contro Labruna, [m. 1.]

Luoghi citati: Roma, Venezia