«Israeliani non entrale in guerra» di Guido Rampoldi
Appello al mondo dei palestinesi: Tel Aviv potrebbe espellerci dai Territori occupati Appello al mondo dei palestinesi: Tel Aviv potrebbe espellerci dai Territori occupati «Israeliani, non entrale in guerra» L'America-, vi difenderemo noi TEHE RAN ritorio - ha detto ieri il primo ministro giordano, Mudar Badran chiederemo l'aiuto di Egitto, Siria e Iraq». Vi sarebbe insomma il rischio di un conflitto tra Israele e la Giordania, periferico ma oltremodo insidioso, perché creerebbe parecchi problemi ai leader arabi oggi alleati degli Usa. E questo è lo scenario più temuto dall'alleanza anti-Saddam. Fonti diplomatiche israeliane lo ritengono tuttavia improbabile: non solo Mubarak ma neppure il siriano Assad dilapiderebbero le benemerenze acquistate presso gli Usa entrando in guerra contro Israele. La variabile israeliana presenta infine un ultimo scenario. I palestinesi dei territori occupati la vanno delineando proprio in queste ore, in toni allarmatissimi. Mentre Eagleburger sbarcava all'aeroporto di Tel Aviv, il leader palestinese filo-Olp Faisal Husseini in una conferenzastampa si appellava alla comunità intemazionale perché scongiuri i piani attribuiti all'estrema destra israeliana e alla sua sponda ultra-nazionalista nel governo. «Abbiamo bisogno di una sorta di protezione intemazionale», diceva Husseini, citando la possibilità di espulsioni in massa di palestinesi dai territori occupati, o addirittura di trasferimenti di una fetta della popolazione in territorio giordano. Gerusalemme ha già annunciato che in caso di conflitto ap- plicherà la legge di guerra nei territori occupati; tutta la popolazione sarà consegnata in casa ed ogni turbolenza verrà considerata alla stregua di un'aggressione nemica. In assenza di testimoni, argomenta Husseini, Israele potrebbe permettersi qualsiasi colpo di mano: per esempio, diffondere voci di attacchi iracheni con i gas per spingere la popolazione araba ad un esodo verso la Giordania o l'Egitto; oppure deportare la leadership palestinese (secondo il deputato arabo-israeliano Muhammed Miari vi sarebbe già un piano per espellere 1200 tra giornalisti, intellettuali e capi politici). Ma soprattutto si temono i coloni: anche «Peace Now», il movimento della sinistra israeliana, ha ventilato l'esistenza di piani per attacchi e provocazioni contro i palestinesi. Ma sono implicitamente rivolti anche all'estremismo palestinese gli appelli di Husseini e di altri leader moderati. Ad essi è chiaro che, se attaccati dall'Iraq e nei territori occupati, gli israeliani combatterebbero anche sul fronte intemo con la massima determinazione; in quel caso, le soluzioni più drastiche potrebbero acquistare una parvenza di legittimità. Così una parte dei palestinesi scopre, tardivamente, i rischi suicidi dell'alleanza con Saddam. In Israele si sigillano le finestre per timore dei gas irachen Guido Rampoldi Barhrla Gagliardi Saffirio
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