In prima linea contando le ore di Mimmo Candito

A Dhahran, a pochi chilometri dal confine kuwaitiano, tra esercitazioni e tanta paura A Dhahran, a pochi chilometri dal confine kuwaitiano, tra esercitazioni e tanta paura In prima linea, contando le ore Prove con le maschere antigas In tv Corano e difesa civile vendita di maschere antigas. Erano esaurite da tempo, ora il governo ha provveduto a ordinarne un nuovo stock e a rassicurare la popolazione - sauditi e stranieri - di star tranquilli che ce n'è per tutti. Ma non sempre la volontà corrisponde ai fatti. Il farmacista al quale uno va a chiederla lo tira da parte e gli dice sottovoce: «Sono finite, me n'è rimasta una sola ma vale molto. Me l'aveva ordinata un cliente e non è ancora venuto a prenderla. Se la vuole glie la dò, vale 250 dollari. E' un prezzo speciale, ma è buona, di quelle che salvano la vita». Le altre, assicura, valgono poco e costano poco; comunque, lui non sa dove si vendano. Sembra una misera speculazione, e forse anche lo è. Però una volta che hai messo sulla faccia una maschera antigas e ti sei sentito soffocare e hai capito che il filo che separa la vita dalla morte è nient'altro che un pezzo di gomma fatto bene o meno bene, allora anche un farmacista disgraziato pare uno che bisogna stare a sentirlo. Perché non si sa mai. La televisione dice di star calmi, di non perdere la testa. E tra una lettura e l'altra dei versetti del Corano spiega come funzionino le sirene dell'allarme, come decodificare i loro suoni, come comportarsi quando l'attacco sta per arrivare oppure è già arrivato. Punto primo: non perdere i nervi. Punto secondo: spengere la lu¬ ce e l'aria condizionata, e piazzare stracci bagnati attorno alle finestre e alle porte, per evitare che passino i gas letali. Punto terzo: ficcarsi nella vasca da bagno, o sotto la doccia, e lasciar scorrere l'acqua. Punto quarto: aspettare che suoni la sirena del cessato allarme. Naturalmente, per chi è rimasto vivo e vegeto. (Ma questo la tv non lo dice). Si sono fatte anche le esercitazioni, e la faccia della gente non pareva uno scherzo. Gli occhi erano tirati, nessuno sorrideva, specie i poveri indiani, i pachistani, i filippini, che erano venuti qui per fare i quattro soldi da portarsi poi a casa e si trovano presi, invece, dentro una storia assai più grande delle loro speranze di piccoli uomini senza ambizioni. L'istruttore gli diceva: fingiamo che stia scoppiando una bomba, io dico boom e voi vi affrettate a mettere la maschera. Vediamo quanto tempo vi ci vuole. Faceva boom e poi contava: uno, due, tre, quattro... Seduti per terra, muti, spiritati, i pachistani, i bengalesi, i turchi tutti baffi, gli indiani tutti occhi, gemevano e si affannavano con i cinturini, la gomma, il filtro, e gli altri infiniti accidenti che una maschera antigas si porta addosso. Quello arrivava a quindici, sedici, venti, e ancora c'era qualcuno che gemeva e schiacciava inutilmente la faccia dentro la maschera. Il tempo che hai, invece, è solo nove secondi: o ci riesci, o sei fatto. E ricominciavano: boom, uno, due, tre... venti, ventuno, venticinque. La morte sta anche dietro un piccolo innocuo numero senza storia, tutti noi stiamo imparando a saperlo. I gemiti di chi non riusciva a fermare il cronometro dell'esercitazione so¬ no una compagnia che uno difficilmente si tirerà via da dosso. Il gas è la grande paura di tutti. I gas nervini, e quelli che bruciano la pelle e poi anche i polmoni. L'istruttore faceva vedere come farsi le iniezioni di atropina, come toccare le eventuali contaminazioni, e poi, per chi ce l'ha, anche come indossare la tuta protettiva e il cappuccio e i guanti e i copriscarpa. Parlava, spiegava, mostrava col dito e con l'aiuto di un piccolo indiano cavia. Docili, immobili, tutti seguivano le parole lente de. giovane medico, ma se poi gli si chiedeva di ripetere queste parole, o la se- quenza dei gesti da compiere, quelli restavano lì a bocca muta e con un gemito infelice che gli partiva da dentro il cuore. Comunque la gente che ora va in giro con la maschera appesa al braccio si fa sempre di più; ormai non sono soltanto i soldati. Pare che la guerra non faccia distinzione di sorta. Se poi questa guerra ci sarà davvero, o sarà stata soltanto una paura ingiustificata, nessuno se lo chiede più. Visti da qui, gli avvenimenti sembrano prendere ormai un loro corso indipendente perfino dalla volontà dei grandi capi politici. Baker, che è venuto qui a battere cassa da re Fahd e ne ha avuto un assegno sostanzioso, che copre metà delle spese generali dell'Operazione Desert Shield, ha detto poi ai soldati di una base aerea: «Calmi, ragazzi, non dovrete aspettare ancora molto per sapere quello che vi tocca fare». I ragazzi non hanno fatto salti di gioia, ma era quello che volevano sentire: che finisse, una volta per tutte, l'incertezza di questi cinque lunghi mesi. Il Re paga, il contribuente americano (e il suo deputato) è più soddisfatto, e si può cominciare. Siamo a meno quattro, incrociamo le dita e vediamo come la storia si chiude. Il Gran Muftì, alla Mecca, ha detto che Allah è con noi. E questo, a uno lo rassicura davvero. Un saudita fa le ultime compere in un supermercato di Gedda in vista del D-day e del rischio di penuria Mimmo Candito

Persone citate: Baker, Shield

Luoghi citati: Dhahran, Gedda, Mecca