Bush: l'Iraq si gioca l'esistenza

Bush: l'Iraq si gioca l'esistenza Bush: l'Iraq si gioca l'esistenza Guai a te, Saddam, se usi le armi chimiche» « cosa questo significhi per l'Iraq. Io non sono in grado di giudicare se tale impressione è corretta. Ciò che posso fare, tuttavia, è cercare in questa lettera di rafforzare ciò che il segretario di Stato Baker ha detto al suo ministro degli Esteri Aziz, e di eliminare ogni incertezza o ambiguità che forse potrebbe esistere nella sua mente sul punto dove siamo e su che cosa noi siamo preparati a fare. La comunità internazionale è unita nella sua richiesta perché l'Iraq abbandoni tutto il Kuwait senza condizioni e senza altri ritardi. Questa non è semplicemente la politica degli Stati Uniti, è la posizione della comunità mondiale come è stata espressa in dodici risoluzioni del Consiglio di Sicurezza. Noi preferiamo una soluzione pacifica. Ma solo una piena acquiescenza alla risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu numero 667 e alle sue precedenti è accettabile. Non ci può essere una ricompensa per l'aggressione. Né ci può essere alcuna trattativa. Questo principio non può essere soggetto a compromessi. Tuttavia, con la sua piena accettazione, l'Iraq potrà riguadagnare la comunità internazionale. Senza il vostro ritiro dal Kuwait, completamente e senza condizioni, Lei perderà molto più che il Kuwait. Ciò che è in gioco qui non è il futuro del Kuwait - esso sarà libero, il suo governo sarà restaurato - piuttosto il futuro dell'Iraq. E' questa la scelta che Lei dovrà fare. Gli Stati Uniti non saranno separati dalla coalizione dei partner. Dodici risoluzioni del Consiglio di Sicurezza, ventotto Paesi che hanno inviato unità militari per appoggiarle, un centinaio di governi che hanno aderito alle sanzioni, dimostrano che non è l'Iraq contro gli Stati Uniti, ma l'Iraq contro il resto del mondo. E quello che LA STAMPA Quotidiano fondato nel 1867 Direttore Responsabile Paolo Mieli Condirettore Ezio Mauro Vicedirettori Lorenzo Mondo, Luigi La Spina, Pierangelo Coscia Redattori Capo Centrali Vittorio Sabadin, Roberto Bcllato sto dicendo è rinforzato dal fatto che diversi Paesi arabi e musulmani sono schierati contro di Lei. L'Iraq non può e non sarà in grado di tenere il Kuwait o di estorcere un prezzo per lasciarlo. Forse Lei sarà tentato di trovar sollievo nella diversità di opinioni che esiste nella democrazia americana. Lei dovrebbe resistere ad una tentazione di questo genere. La diversità non dev'essere confusa con la divisione, né deve sottovalutare, come altri hanno fatto prima di Lei, la volontà della nazione americana. L'Iraq, d'altra parte, sta sentendo gli effetti delle sanzioni decise dalle Nazioni Unite. Se la guerra dovesse scoppiare sarebbe una grande tragedia per Lei e per il suo Paese. Mi lasci anche dichiarare che gli Stati Uniti non tollereranno l'uso di armi chimiche o biologiche né qualsiasi tipo di azione terroristica, o la distruzione delle installazioni petrolifere del Kuwait. Il popolo americano richiederebbe la più forte risposta possibile. Lei, il partito Baat, il suo Paese pagherete un terribile prezzo se ordinerà azioni inconcepibili di tale genere. Scrivo questa lettera non per minacciare, ma per informare. Lo faccio senza alcun compiacimento, perché il popolo degli Stati Uniti non ha alcun motivo di disputa col popolo dell'Iraq. Signor Presidente, la risoluzione 678 del Consiglio di Sicurezza dell'Onu stabilisce un periodo (prima del 15 gennaio prossimo) come «pausa di buona volontà», perché questa crisi possa terminare senza ulteriore violenza. La pausa può essere usata come è auspicabile, oppure divenire preludio di ulteriori violenze: la decisione è nelle sue mani, e nelle sue soltanto. Io spero che Lei la peserà attentamente e che sceglierà con giudizio, perché il futuro dipenderà da questo. Firmato: George Bush. 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