Fabiani ha venduto i crediti Alfa di Roberto Ippolito

La Finmeccanica riduce i debiti e annuncia: dobbiamo crescere ancora La Finmeccanica riduce i debiti e annuncia: dobbiamo crescere ancora Fabiani ha venduto i crediti Alfa Comprati dalle banche per 600 miliardi ROMA. Fabiano Fabiani ha venduto di nuovo l'Alfa Romeo. Questa volta, l'amministratore delegato della Finmeccanica ha ceduto i crediti vantati nei confronti della Fiat per il passaggio di mano della casa automobilistica. Ha così portato a casa circa 600 miliardi pagati da un consorzio di banche di cui fanno parte la Cofiri (che fa capo all'Iri come la Finmeccanica) e il San Paolo di Torino. Fabiani ha quindi incassato anticipatamente i proventi della cessione dell'Alfa Romeo, decisa nel novembre del 1986. In base al contratto con la Fiat, il prezzo fu pattuito in 500 miliardi, attualizzati in 1050, che il gruppo torinese deve pagare fra il 1993 e il '97 in cinque rate annuali. Metà del ricavato della vendita dei crediti (circa 300 miliardi) è stato impiegato dalla Finmeccanica per pagare la Ftcl (cioè l'ex Franco Tosi) comprata dal colosso svizzero-svedese Abb: l'acquisizione era giudicata indispensabile per integrare le attività dell'Ansaldo e razionalizzare l'industria dell'energia. I 300 miliardi restanti sono serviti a Fabiani per ridurre l'indebitamento del gruppo, rimasto fermo ai livelli del 1989 dopo l'aumento di settembre. Nel '90 c'erano 43 lire di debiti ogni 100 di fatturato, contro le 47 dell'anno precedente d'indebitamento è salito da 3700 a 4000 miliardi, mentre i ricavi sono cresciuti da 7900 a 9300 miliardi). L'operazione Alfa-bis è maturata in un momento di passaggio per la Finmeccanica per i rischi di recessione, la caduta delle commesse militari, lo stallo degli ordini delle Fs. Ci sono problemi di prospettiva, ma non pesano sul bilancio del 1990: l'utile è stimato pari a circa cento miliardi (di poco superiore ai 93 del 1989), tutte le società sono in attivo. Il punto centrale è però un altro. Proprio da quando ha venduto l'Alfa, Fabiani ha attuato un vasto piano di acquisizioni di aziende nei settori considerati strategici: industria dell'energia, ferro¬ viario, elettronica per la difesa, automazione e aerospaziale. Lo sforzo finanziario è stato enorme, ma non è giudicato ancora adeguato. «Dobbiamo continuare a crescere - spiega Fabiani - per raggiungere le dimensioni necessarie per un'equilibrata competizione con la concorrenza internazionale». Per l'amministratore delegato della Finmeccanica non ci sono scelte: «Non è sufficiente - dice - la crescita interna. Deve proseguire la politica di acquisizioni attuata negli ultimi tre anni». Per andare avanti appare però indispensabile l'intervento dell'azionista. Il piano quadriennale della Finmeccanica prevede che l'ente esegua un ulteriore aumento di capitale, già passato da 1300 a 1800 miliardi nel 1990. Si tratta di arrivare a quota 2680. Rispetto alle precedenti sottoscrizioni, Tiri dovrebbe versare contanti e non azioni delle aziende del gruppo, come accaduto finora. L'aumento di capitale è la premessa fondamentale per concretizzare le acquisizioni concepite da Fabiani e dalle sue società. L'Alenia punta insieme alla francese Aérospatiale alla canadese De Havilland (che costruisce aerei con meno di cento posti): la comprerebbe dalla Boeing con la quale sono in programma nuovi incontri a fine mese, dopo i passi avanti appena compiuti. L'Alenia Spazio sta attuando l'ingresso nella Space Systems Loral (ex Ford Aerospace) insieme a Aérospatiale e Alcatel. L'Ansaldo vuole entrare in imprese della cecoslovacca Skoda in campo energetico e ferroviario. Tutte queste operazioni sono all'estero perché in gran parte è stato raggiunto il primo obiettivo dei piani Finmeccanica: concentrare l'industria nazionale nei settori in cui opera. Con la fusione tra l'Aeritalia e la Selenia (da cui è nata l'Alenia) e quella imminente tra l'Ansaldo e la Ftcl, Fabiani mira a razionalizzare le presenze. Passo successivo è l'internazionalizzazione: la Finmeccanica vuole presentare sui mercati esteri un'industria nazionale più forte. Ma è già più forte? Come dimensioni di attività, la crescita è in corso. Sul piano finanziario si tratta di digerire le acquisizioni e di potersene permettere ancora. Senza aumento di capitale sono possibili solo acquisizioni di dimensioni contenute. Ci sono poi le difficoltà di mercato che fanno tenere gli occhi aperti. L'Ansaldo deve recuperare 1100 miliardi di commesse e 500 di crediti bloccati per l'embargo con l'Iraq. Cerca perciò sbocchi alternativi. Il primo risultato è una commessa da 340 miliardi per una centrale elettrica in Egitto. CANELLI. La Riccadonna, una delle aziende storiche del settore spumanti, è passata sotto il controllo della multinazionale olandese Bois, un colosso del settore bevande e liquori, che in Italia già possiede marchi famosi come Cynar, Biancosarti, e Crodo. A metà dicembre era già arrivata una notizia da Amsterdam che dava per imminente l'acquisizione da parte della Bois del pacchetto azionario dell'azienda astigiana. Da Canelli era però stata smentita la sigla dell'accordo. La transazione sarebbe ruotata attorno alla cifra di 25 miliardi e avrebbe lasciato alla famiglia Riccadonna il controllo delle cantine Valfieri con sede ad Alba e vigneti nell'Astigiano e della Bersano vini (Nizza Monferrato), oltre ad altre società del settore leasing. La Bois ha nel momdo oltre duemila dipendenti, in Italia il gruppo ha un giro d'affari di poco meno di 300 miliardi. Non sono stati emessi comunicati ufficiali, ma si sa che la Bois presenterà un piano di ristrutturazione. [s. mir.] Roberto Ippolito La Regione Sicilia ha già RICCADONNA