«Ci difenderemo anche con le armi»

Il Parlamento trasformato in un bunker, così i lituani fronteggiano l'Armata Rossa Il Parlamento trasformato in un bunker, così i lituani fronteggiano l'Armata Rossa «Ci difenderemo anche con le armi» Un morto a Vilnius, voce smentita Aeroporto chiuso, scontri per la tv VILNIUS lenza e di caos, il sangue era stato già versato. Proprio uscendo dalla cittadella militare a nord di Vilnius, un carro armato aveva travolto un camion e l'autista era rimasto ferito con una gamba schiacciata. Mentre la radio repubblicana iniziava a lanciare drammatici appelli, esortando la popolazione a raggiungere il centro di Vilnius, i paracadutisti e le truppe del ministero degli Interni raggiungevano il loro secondo obiettivo: l'edificio della Casa della stampa, proprietà del partito comunista fedele a Mosca, ma di fatto espropriato dal governo repubblicano e affidato ai giornali indipendenti lituani. Anche qui sono partite raffiche contro le finestre dell'edificio lungo il viale dei Cosmonauti, a soli 500 metri dalla sede della Difesa territoriale. Secondo fonti della Croce Rossa, almeno due persone sono state ferite in questo nuovo assalto. Un uomo colpito alla testa è stato portato via in barella, mentre un'altra persona è stata ferita ad una gamba, meno gravemente. Questo assalto è stato il più violento. I «berretti neri» delle truppe del ministero dell'Interno, appoggiati dai «berretti blu» di un reggimento di paracadutisti, hanno usato anche delle bombe a gas lacrimogeno per svuotare i locali difesi dagli operai. Alcuni militari avevano le armi caricate con proiettili di gomma, ma altri sparavano vere pallottole. Per la prima volta dagli anni terribili della seconda guerra mondiale, tutte le sirene antiaeree della città hanno suonato l'allarme, chiamando a raccolta la popolazione, mentre potenti altoparlanti piazzati in molte strade del centro diffondevano le ultime notizie. «Attenzione, attenzione, abbiamo appena saputo che una colonna militare si sta muovendo verso la torre della televisione», ha annunciato la radio. Migliaia di persone, rispondendo agli appelli, si sono radunate attorno alla sede della tv repubblicana, mentre nelle vie si ripetevano scene viste a Praga nel 1968, quando i carri amati sovietici soffocarono la Primavera cecoslovacca. «Perché siete qui, perché siete qui, che siete venuti a fare?», hanno gridato gruppi di giovani ai militari, impassibili, sui loro mezzi blindati. Dopo i due assalti, di fronte alla sede della Difesa territoriale sono fermi tre carri armati e tre cingolati leggeri; di fronte alla Casa della stampa ci sono un centinaio di paracadutisti con i mitra Kalashnikov in pugno che controllano tutti gli ingressi. Oggi, certo, i giornali di Vilnius non saranno in edicola per raccontare quanto è accaduto. Ma la radio e la televisione non sono stati ancora minacciati e trasmettono notizie senza sosta. Anche contraddittorie, come possono essere quelle raccolte in un clima di guerriglia urbana. E la radio, ieri sera, ha dato anche l'ultimo bollettino delle vittime dei due colpi di forza dei paracadutisti: sette feriti, due DAL NOSTRO INVIATO La prima colonna di carri armati è uscita dalla caserma del Nord alle 10 e ha puntato dritta sul viale dei Cosmonauti. La prova di forza, attesa da migliaia di indipendentisti davanti al Parlamento, è cominciata tra i palazzi bianchi di un quartiere della moderna periferia di Vilnius, dove c'è la sede del Dipartimento della Difesa repubblicano. E' lì che i cittadini della capitale lituana hanno visto l'inizio della fine di una breve stagione di relativa indipendenza da Mosca. Una unità di paracadutisti, appoggiata da tre mezzi corazzati, ha prima circondato l'edificio, poi ha mitragliato le finestre, poi ha dato l'assalto. I para hanno fatto irruzione nel palazzo della Difesa territoriale e hanno sopraffatto con facilità la difesa passiva di un gruppo di militi lituani che indossavano la loro divisa tutta nera ma che non avevano armi. Il grosso dei circa duecento uomini di questo corpo paramilitare era concentrato attorno al Parlamento dove, a quell'ora, si fronteggiavano già alcune centinaia di manifestanti filo-sovietici e circa diecimila indipendentisti decisi a difendere il palazzo dell'Assemblea, simbolo della sovranità lituana. Il primo atto dell'intervento armato sovietico a Vilnius si è concluso, così, senza vittime. Ma in questa giornata di vio¬ Le truppe sovietiche fronteggiano la folla, che protesta contro l'occupazione della c nell'esercito sovietico - e la Casa della stampa di cui il pc fedele a Mosca rivendica la proprietà. Ma i paracadutisti non si sono avvicinati al Parlamento. Un attacco al palazzo che si affaccia sulla piazza dell'Indipendenza significherebbe lo scontro finale. Ci sarà? Nei corridoi dell'Assemblea trasformata in bunker sono molti a crederlo. Il vicepresidente, Kazimieras Moteika, si è detto sicuro di un assalto nelle prossime ore. Ma gli indipendentisti sono decisi a difendersi. Quelli che agitano le bandiere lituane nella piazza e quelli che sono asserragliati nel Parlamen- to: i volontari civili e i «fucilieri» della Guardia di frontiera. Nel pomeriggio, Vytautas Landsbergis ha parlato a questo manipolo di difesa, ha proposto «ai padri di famiglia» di tornare a casa. Ma tutti hanno giurato fedeltà alla Repubblica, hanno promesso di difenderla con ogni mezzo e hanno alzato le mani con le dita aperte a segno di «V» mentre un sacerdote impartiva la benedizione. Al terzo piano del palazzo - dove ci sono gli uffici dei dirigenti - è stato organizzato l'estremo rifugio difeso da barricate di mobili e scorte di bottiglie Molotov. gravi. La voce di un morto - l'autista del camion travolto dal carro armato - che si era diffusa nelle ore più convulse, è stata smentita. Così come la voce di un attacco militare alla sede dei telefoni che lo stesso presidente lituano, Vytautas Landsberis, aveva a un certo punto riferito nel Parlamento assediato. In realtà, nella logica dell'intervento, l'Armata Rossa ieri si è «limitata» a colpire due obiettivi che hanno un preciso significato nella storia della ribellione lituana: il Dipartimento della Difesa territoriale - che è formato da giovani che hanno rifiutato la leva apitale lituana Se e quando ci sarà «l'attacco finale» nessuno può dirlo. La battaglia di Vilnius è appena cominciata. E s'intreccia a pressioni politiche altrettanto violente: sciopero dei russofoni (l'aeroporto è già bloccato) e minaccia di chiudere anche la centrale elettronucleare di Ignalinskaja. Con un «Comitato di salvezza nazionale», già costituito dal pc fedele a Mosca, che si dichiara «pronto a prendere il potere» e reclama una riposta all'ultimatum che Gorbaciov aveva lanciato giovedì. (FOTOAP] Fabio Squillante

Persone citate: Fabio Squillante, Gorbaciov, Molotov, Vytautas Landsbergis, Vytautas Landsberis