Imbavagliata la voce di Interfax di Sergio Romano

Imbavagliata la voce di Interfax Imbavagliata la voce di Interfax Tagliati i telefoni all'agenzia indipendente Occhetto «Situazione preoccupante» MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Anche a Mosca ieri c'è stato un colpo di mano. Senza i carri armati dei paracadutisti e senza sangue come a Vilnius. Ma con un effetto molto allarmante! E' stata imbavagliata Interfax, la prima agenzia di stampa non ufficiale sovietica che, in poco più di un anno, è diventata una fonte autorevole di informazioni e di indiscrezioni spesso non gradite al potere. Interfax ha la sua sede nel grande palazzo della radiotv di Stato - Gosteleradio - ed è proprio per ordine del presidente di Gosteleradio, Leonid Kravchenko, che l'agenzia è stata messa in condizioni di non trasmettere più con un pretesto amministrativo. «Tutte le nostre lince telefoniche sono state tagliate alle cinque del pomeriggio», ha detto una giornalista di Interfax avvertendo gli abbonati che l'agenzia non avrebbe potuto svolgere il suo normale servizio. Il nuovo mezzo d'informazione utilizza la trasmissione delle notizie via telefax e, senza telefoni, è rimasto muto. Soltanto la linea telefonica del direttore, Michail Komissar, è stata «risparmiata» an¬ y y^y-yy;; yy-y ■ : y yyy; : y y'y ; : y y PACE A TUTTI I COSTI accanimento, legata ad un supposto intreccio di interessi economici e di ambizioni egemoniche; e invece e bastato clic mutasse radicalmente la natura del regime al potere in Urss perché si constatasse come non soltanto de] preteso bellicismo occidentale e americano non rimanesse in piedi un bel nulla, ma come fosse facilissimo arrivare a un disarmo europeo pressoché generale. A dispetto di simile lezione, oggi per le forze pacifiste italiane e per il sentire comune, che esse si sforzano di formare, Saddam Hussein e Bush sono assolutamente sullo stesso piano, vengono dipinti all'identico modo, come due specie di pazzi, egualmente infatuati per il gioco della guerra ed indifferenti alle sorti dei popoli. Che Saddam Hussein rappresenti una ripugnante figura di dittatore-macellaio, che abbia già aggredito (non provocato in alcun modo) l'Iran causando centinaia di migliaia di morti, che perché non * collegata ai fax. E da quella linea, i redattori dell'agenzia hanno lanciato le loro proteste contro il bavaglio. Le ragioni amministrative del presidente di Gosteleradio, secondo i redattori di Intefax, sono soltanto un paravento per mascherare l'attacco a una libertà di stampa che è già molto vigilata, nonostante le aperture della perestrojka. Interfax era stata creata nel settembre '89 dall'Ente radiotelevisivo statale e da una impresa mista franco-italiana come «canale scritto» della rete dei giornalisti radio e tv. Per questo la sua sede era ospitata in alcune stanze del palazzo di via Piatnitskaja. Ma sin dai primi mesi, la nuova struttura aveva imboccato una strada di totale indipendenza da Gosteleradio ed era rapidamente diventata una delle maggiori fonti alternative d'informazione in Urss. Indipendente e anche molto efficace. La quantità e la puntualità delle sue trasmissioni aveva messo in serie difficoltà la stessa mastodontica, ufficiale agenzia Tass. Negli ultimi mesi, poi, Interfax aveva deciso di trovare una sua sede autonoma, forse prevedendo che un conflitto con Gosteleradio sarebbe che sia stato denunciato da Amnesty International come un aguzzino capo di bande di torturatori di professione che hanno insanguinato il Kuwait dopo aver gettato per anni nel terrore l'Iraq stesso, che nel regime di Baghdad perfino bambini di dieci anni siano sottoposti a tormenti indicibili dalla polizia del regime, ebbene tutto ciò non ha impedito neppure per un attimo alle ottime Chiare lngrao o ai vari padri francescani di Assisi, di recarsi in visita dal «rais» iracheno scambiando con lui convenevoli e parole di compiacimento, nonché di invocare l'esigenza di una ragionevole «soluzione politica» per le aspirazioni di un simile campione del buon governo. Non solo. Nella propaganda pacifista italiana il dato decisivo dell'aggressione e della guerra che già ci sono state (quelle di agosto che hanno consentito a Saddam di inghiottire il Kuwait) finisce per essere quasi obliato di fronte alla guerra che potrà iniziare dopo il.1.5 gennaio. La quale, non va dimenticato, se ci sarà ci sarà in seguito e per effetto di un pronunciamento della comunità internazionale nella sua esploso, soprattutto dopo l'arrivo al vertice dell'Ente di Stato dell'ex presidente della Tass, Leonid Kravchenko, che non è certo un progressista. Interfax, sulla carta, aveva trovato una nuova sede grazie .al Mossoviet, il Comune di Mosca amministrato dai radicali. Ma il trasloco era soltanto programmato. Ed ecco che ieri è scattata l'azione repressiva: una specie di «sequestro» dei beni dell'agenzia ordinato dal presidente di Gosteleradio, sebbene una fonte molto vicina a Gorbaciov abbia detto che il presidente «è estraneo» alla decisione. «Interfax considera questo atto come lo sviluppo logico della posizione adottata già da Kravchenko per liquidare le strutture d'informazione indipendenti», ha detto Alexandr Belokin, uno dei giornalisti dell'agenzia. Che cosa farà Interfax? Risponde Belokin: «Non possiamo nemmeno lasciare il palazzo con i nostri telefax perché l'edificio è controllato dalla polizia e Gosteleradio sostiene di voler confiscare tutti i mezzi tecnici». La ripresa dell'attività di Interfax, così, si annuncia problematica. La coincidenza del «bavaglio» posto a Interfax e dell'azione di massima assise giuridica mondiale, rappresentata dalle Nazioni Unite. Riesce francamente diffìcile immaginare che cosa il pacifismo potrebbe auspicare di più vicino alla realizzazione dei suoi ideali dell'affermazione di un ordinegiuridico internazionale che, solo, può alla lunga mettere al bando la guerra. Ma come può nascere, ed affermarsi, un tale ordine, se esso non contempla anche il momento della sanzione, che a propria volta, come in tutti gli ordinamenti di questo mondo, non può essere pensato che in rapporto ad un qualche uso della coazione e della forza? Alla luce di questa domanda appare davvero stupefacente che la seconda volta appena in mezzo secolo (la prima fu nel 1950 in occasione della guerra di Corea) in cui un'aggressione rischia davvero di essere punita, e il diritto reintegrato, ebbene per la seconda volta il pacifismo italiano, come già all'epoca della prima, sia contro l'intervento riparatore e, nei fatti, dalla parte di chi per primo ha dato la parola alle armi. Ernesto Galli della Loggia forza in Lituania - dove i paracadutisti hanno occupato la tipografia centrale bloccando l'uscita dei giornali - è un altro aspetto allarmante dell'iniziativa di Gosteleradio. Il vero obiettivo era quello di eliminare in un momento tanto convulso la voce indipendente di Interfax? Dal 1° gennaio, l'agenzia aveva stabilito un accordo con il bollettino non ufficiale Baltic news service e aveva creato un nuovo servizio - Baltfax - che già si era fatto notare per informazioni esclusive sulle reali intenzioni sovietiche nelle Repubbliche del Baltico. Non solo. La presidenza di Gosteleradio ha anche deciso di sospendere per altre due settimane il programma tv Vzglyad («sguardo») che era stato già bloccato alla fine di dicembre per impedire la trasmissione di due servizi dedicati alle dimissioni del ministro degli Esteri Shevardnadze. La censura contro Vzglyad - che, con 100 milioni di spettatori, domina gli indici d'ascolto della tv sovietica - è un altro tassello di quella svolta conservatrice che Shevardnadze aveva denunciato parlando di «ritorno alla dittatura in Urss». ROMA. «Sono preoccupato per le notizie che arrivano dalla Lituania». Sqnp le 13,30, Achille Occhetto ha finito da pochi minuti la sua requisitoria contro il governo sul caso-Gladio e, mentre esce rapidamente da Montecitorio, il segretario comunista ha appena il tempo di aggiungere: «Fino a questo momento le notizie che arrivano sono frammentarie, valuteremo il da farsi». Per ora, il partito comunista (d'altra parte come il governo e gli altri partiti) preferisce attendere lo sviluppo degli avvenimenti, evitare prese di posizione sulla svolta militare nei paesi Baltici. Per tutta la giornata di ieri a Botteghe Oscure gli avvenimenti in Unione Sovietica sono stati seguiti con una certa apprensione, ma senza particolari allarmismi. Non c'è stata nessuna riunione degli organismi dirigenti, né segreteria né direzione, e anche Giorgio Napolitano, ministro degli Esteri del «governo ombra» del pei, non ha ritenuto di dover disdire un precedente impegno di partito che aveva fuori Roma. Enrico Singer [f. mar.] sta. Credevamo di andare trionfalmente verso una nuova società internazionale e rischiatilo di ripercorrere le tappe di una tragica vicenda dei peggiori anni della guerra fredda. Rischiamo di tornare al 1956, quando i sovietici poterono approfittare della crisi di Suez per reprimere nel sanguela rivolta di Budapest. Nella scorsa primavera abbiamo sacrificato la Lituania alla speranza, forse già allora illusoria, che il sacrifìcio avrebbe giovato alla realizzazione di un disegno democratico. Possiamo sacrificare la Lituania ora alla realizzazionedi un disegno autoritario-' La risposta, in ultima analisi, dipende dai lituani, dalla loro fermezza, dalla loro capacità di resistere alla minaccia di Mosca e di provare al mondo la loro volontà di indipendenza. Ma commetteremmo un grave errore storico e politico se non avessimo fin d'ora la coscienza del fatto che non vi è al mondo, in questi giorni, una sola vittima il Kuwait - a cui debbono andare le nostre inquietudini e premure. Accanto alla libertà del Kuwait è in gioco anche quella lituana. SVOLTA AUTORITARIA ALLA PROVA che l'Urss stava percorrendo verso la democrazia. Oggi, dopo quanto è accaduto nelle scorse settimane, esso sarebbe soltanto un'ulteriore conferma della svolta autoritaria che Gorbaciov, erede di sestesso, sta realizzando in nomedelie forze conservatrici che hanno preso il sopravvento nel partito e nelle forze armate. Non è tutto. Nella scorsa primavera i sovietici controllarono e moderarono l'uso della forza. Gorbaciov sapeva che gli occhi dell'Occidente erano puntati su di lui e che egli godeva di una sorta di libertà vigilata. Oggi le forze che lo tengono in pugno e gli consentono di restare al potere sono decise a tagliare brutalmente, senecessario, l'ascesso lituano. Vogliono ripristinare l'autorità del partito e dello Stato ovunque, dal Baltico al Caucaso, dall'Ucraina alla Moldavia; e danno per certo che l'Occidente, paralizzato dalla crisi del Gollo, si limiterà a qualche indignata e impotente prote¬ Sergio Romano