La strage dei testimoni

Omicidio Kirov. l'assassino fu Stalin Omicidio Kirov. l'assassino fu Stalin La strage dei testimoni ECCO L'ANELLO MANCANTE «Gli chiedemmo semplicemente: "Compagno Verkhovikh, che successe nella commissione elettorale del XVII Congresso?" E lui (che non sapeva nulla delle nostre verifiche in archivio) rispose subito che Stalin aveva avuto 292 voti contrari». Che accadde dopo? Verkhovikh raccontò che il presidente della commissione, Zatonskij, si precipitò prima da Kaganovic e poi da Stalin. E Stalin chiese: «Quanti voti contrari ha avuto Kirov?». Zatonskij rispose: «Quattro». Al che Stalin ordinò: «Lasciatemene solo tre e distruggete gli altri». Verkhovikh è morto e ora gli inquirenti sventolano un'altra versione. «Che sciocchezze! - si agita Olga - Allora ricordava benissimo». Ma c'erano testimoni quando lei rovistò negli archivi del partito alla ricerca dei risultati della votazione? «Il verbale fu firmato da me, da Kuznetsov (aiutante di Shvernik, membro del Politburò, ndr), e da Lavrov, direttore dell'archivio». I conti tornano. Sono spariti tutti i documenti che, in qualche modo, avrebbero potuto confermare l'esistenza di un grave dissenso politico tra Stalin e Kirov e, soprattutto, l'ipotesi che Stalin avesse interesse alla liquidazione del suo potenziale antagonista. La cognata Sofia Markus, che riferì dell'angoscia di Kirov, al ritorno a Leningrado. L'aiutante di Ordzhonikidze, Makhover, che - ricorda ancora Olga Grigorievna - «dopo la morte di Sergò fornì dettagliata testimonianza della riunione segreta, cui egli partecipò. Tutto questo materiale fu incluso nei 64 fascicoli consegnati a Krusciov e al Presidium». Sparita la testimonianza di Sevastianov, con La «Cultura della Pace» che ci affligge Sono un laureando in Scienze Politiche Internazionali e vorrei replicare alla lettera del Gruppo di Obiettori di Coscienza genovesi pubblicata su La Stampa del 6 gennaio 1991 riguardante la «bellicosa» pubblicità della Parmalat. 10 dissento completamente dalle opinioni espresse dal Gruppo degli Obiettori. Innanzitutto ritengo che questa campagna pubblicitaria non possa considerarsi «premeditata» al fine di sfruttare l'attuale situazione di crisi internazionale nel Golfo, in quanto una campagna pubblicitaria di tale portata (c'è anche uno spot televisivo) di solito viene concepita e realizzata con ampio anticipo rispetto al suo lancio. Ma la questione fondamentale è un'altra. Il «virile» marinaio della VI Flotta altro non simboleggia che la realtà militare. Le Forze Armate sono organi dello Stato, legali, con lo specifico compito di proteggere la nazione e magari concorrere alla sicurezza internazionale in casi come quello del Golfo. La pubblicità in questione non mi disturba dunque affatto, poiché io non la intendo come una pubblicizzazione «rambistica» della violenza, bensì come un orgoglioso riconoscimento del valore e della dignità di un insieme di cittadini che lavorano per la collettività compiendo con sacrificio il loro dovere. 11 problema, qui in Italia, è un altro. Da anni siamo afflitti da una «Cultura della Pace» (che troppo spesso, a mio parere, assume toni da «pseudo-cultura»), che fa di tutto per screditare e delegittimare le istituzioni a presidio della sicurezza collettiva, e quindi lo Stato, come se il mondo fosse al giorno d'oggi in grado di governarsi da solo senza il controllo, anche coercitivo, degli organi dello Stato stesso. Utilizzare «testimonials» in cui Kirov trascorse parte dell'estate del 1934, e che collima perfettamente con quella di Sofia Markus. Falsificata la testimonianza di Verkhovikh sulla votazione. Ma smantellare la logica che guidò Olga Gregorievna nel suo lavoro di 30 anni fa non è stato possibile. La sua memoria di ferro ha lasciato impronte che non si possono cancellare e che inchiodano Stalin. E ora ritroviamo la lettera di Kirov a Kujbishev. Alla fine di agosto del 1934 Kirov aveva deciso di dare battaglia: ciò che non aveva voluto fare nel XVII Congresso, dove, come tutti, aveva esaltato Stalin. Aveva capito che non bastava, per salvarsi, aver rifiutato la candidatura offertagli dai vecchi bolscevichi. E che Stalin non gli sarebbe stato riconoscente neppure di averglielo rivelato. Ma era ormai troppo tardi per fermare Dzhugashvili I.V. Dei 1059 delegati che votarono al XVII congresso, tutti divenuti sospetti, quasi mille spariranno nel vortice del terrore di massa. Dei 139 membri del Comitato Centrale eletto, 110 saranno fucilati. Dei 63 membri della Commissione Elettorale se ne salveranno solo 3. Il rapporto del KGB alla commissione kruscioviana (sparito anch'esso) concluse che «dal primo gennaio 1935 al 22 giugno 1941 furono arrestati 19 milioni e 840 mila "nemici del popolo". Sette milioni furono fucilati. La maggioranza dei restanti morì nei Lager». Quando Krusciov ricevette le conclusioni telefonò a Olga Grigorievna: «Ho letto tutta la notte il suo documento e ho pianto. Cosa abbiamo fatto!». Ma decise di archiviare il tutto. «Adesso non ci capirebbero. Ci torneremo sopra tra 15 anni». Olga Shatunovskaja gli rispose: «Rinviare la decisione di 15 anni significa scavarsi la fossa sotto i piedi. Attorno a noi non ci sono più leninisti». Giuliette Chiesa [FINE. Il precendente articolo è apparso domenica 6 gennaio] LETTERE AL GIORN

Luoghi citati: Italia, Leningrado