Calabria bimbi nel mirino

Spari contro una famiglia, grave un piccolo di quattro anni Spari contro una famiglia, grave un piccolo di quattro anni Calabria, bimbi nel mirino Altri fermi per l'agguato in piazza a Sani 'Onofrio che provocò due vittime Tra i sospettati c'è anche un diciassettenne, è ilfiglio di un sindaco REGGIO CALABRIA. Un bambino di quattro anni ferito gravemente dai killer delle cosche, un ragazzo di 17 che partecipa attivamente a una strage di mafia. Nella Calabria insanguinata drammi come questi possono venire alla luce nello spazio di poche ore. Mercoledì sera a Bovalino l'agguato criminale contro la famiglia Marzano. Due persone hanno fatto irruzione nell'abitazione della famiglia Marzano e hanno sparato all'impazzata. Le pallottole hanno centrato Nicola Marzano, 44 anni, elettricista, e il figlioletto, di quattro anni, Giuseppe. I due sono ricoverati all'ospedale di Locri con la riserva della prognosi. Secondo gli inquirenti, obiettivo dei killer era Antonio Marzano, 36 anni, macellaio, fratello di Nicola, già sfuggito a un altro attentato, nell'ottobre scorso. Per l'agguato è stato fermato il bracciante agricolo Domenico Rinaldo, 23 anni. Sviluppi positivi anche nelle indagini sulla strage di Sant'ONofrio. I carabinieri del gruppo Emergenza a Milano di Catanzaro hanno fermato quattro persone sulle quali grava il sospetto di avere scatenato, domenica scorsa, la caccia all'uomo che, pur fallendo i veri bersagli, ha fatto due morti e dieci feriti, alcuni dei quali ancora in condizioni gravissime. I fermati appartengono ad un clan emergente, quello dei Petrolo, che, pur di prevalere su quello rivale dei Bonavota (legati alla vecchia 'ndrangheta delle Serre) non ha esitato a scatenare un inferno. Si tratta di Pasquale Matina, 36 anni, Antonio Baitolotta, 19 anni, e Gerardo D'Urso, 28 anni. Con loro un ragazzo di appena 17 anni, Domenico Franzè, figlio del sindaco di Stefanaconi, paesino a pochi chilometri da Sant'Onofrio. Un ragazzo, certo, ma anche un duro dicono i carabinieri che, da molto tempo, sta dando filo da torcere alle forze dell'ordine del Vibonese. Tanto da essere sospettato d'avere partecipato anche ad altri raid di stampo mafioso. Per mettere a segno questa operazione i carabinieri hanno im- Incidente a Verona piegato oltre 150 uomini. I risultati non si sono fatti attendere. Oltre ai quattro (contro di loro la procura di Vibo Valentia ha emesso un decreto di fermo) una quinta persona è finita in carcere, Vincenzo Petrolo, 30 anni, accusato di detenzione illegale di munizioni. Petrolo non è un «armiere» qualsiasi. E' infatti il fratello di Rosario che carabinieri e polizia indicano come il capo del clan. L'operazione ha consentito anche il sequestro di alcune armi (cinque fucili da caccia tra cui una lupara), detonatori, micce e un ingente quantitativo di munizioni. Tra esse anche proiettili di fabbricazione statunitense che, sostengono i carabinieri, sparati da un fucile automatico, sono stati quelli che a Sant'Onofrio hanno straziato Onofrio Addesi e Francesco Augurusa, le due vittime incolpevoli della sparatoria. Per D'Urso, Matina, Bartolotta e Franzè l'accusa principale è quella di strage. Diego Minuti Sicilia, ai cantieri Iri