I'Italia abbandona Mogadiscio in agonia di Maria Grazia Bruzzone

I/Italia abbandona Mogadiscio in agonia I/Italia abbandona Mogadiscio in agonia La Folgore non andrà a difendere l'ambasciata: decisa la chiusura ROMA. Chiude, dopo quasi 40 anni, l'ambasciata d'Italia in Somalia. Chiude sotto il fuoco dei bombardamenti che ieri non hanno risparmiato neppure la nostra sede diplomatica. Chiude malgrado 90 profughi, italiani e stranieri, vi abbiano trovato un precario asilo, in una città che testimoni imparziali come i sanitari di «Medecins sans frontières» definiscono ormai «in agonia», in mano a bande si saccheggiatori, senz'acqua né luce e con i medicinali agli sgoccioli. Alla Farnesina la decisione di sgomberare la rappresentanza diplomatica è maturata ieri sera dopo una giornata di consultazioni con Mogadiscio e mentre a Roma il direttore generale del ministero, ambasciatore Bruno Bottai, riprendeva i contatti con i ribelli. Ma già nel pomeriggio era maturata la decisione di non inviare i 100 militari chiesti dal rappresentante italiano a Mogadiscio come condizione per continuare a tenere aperta la sede diplomatica. Cento carabineri del battaglione «Tuscania», della famosa brigata «Folgore» erano già pronti a partire. I rappresenanti dell'opposizione antigovernativa avevano fatto sapere che avrebbero considerato l'invio di militi «un atto ostile». Ieri sera, in una nota, il ministero degli Esteri sottolineava «l'azione di pace e di conciliazione che la Farnesina sta svolgendo» e chiedeva «che sia assicurata l'incolumità dei rifugiati». Continua intanto la fuga di stranieri. La bananiera «Venetian univorsal» è approdata ieri mattina a Mombasa con 15 italiani, mentre allo stesso porto stanno attraccando i 41 salvati dalle navi militari «Orsa» e «Stromboli». Oggi arrivano a Muscat, nell'Oman, anche gli stranieri evacuati dagli elicotteri americani. Partiranno immediatamente per Francoforte da dove saranno smistati. A Mombasa restano i due «C-130» italiani pronti a nuove azioni di salvataggio. A scappare non sono soltanto gli occidentali ma anche somali amici di Barre. Ma il Kenia, che ha recentemente chiuso la frontiera con la Somalia, rifiuta tuttavia di ospitarli. Secondo fonti dell'Use, un gruppo di somali, portati via dall"aeronautica italiana sarebbero bloccati all'aeroporto. Il governo keniota, afferma l'Use, rifiuterebbe di concedere loro asilo, sostenendo che gli ex fedeli di Barre devono proseguire per l'Italia. A chiedere asilo politico in Italia e a godere dei benefici della legge Martelli sono invece i profughi del regime di Barre già arrivati nel nostro Paese nei mesi storsi. L'appello al governo italiano è stato lanciato ieri da Fatma Hagi Yassim, rappresentante di 2500 somali sugli 8000 che vivono in Italia. Maria Grazia Bruzzone

Persone citate: Barre, Bruno Bottai, Hagi