GLI ULTIMI GIORNI

GLI ULTIMI GIORNI GLI ULTIMI GIORNI LA cassiera del supermarket porta un nastro giallo appuntato sulla camicia. Ce l'hanno anche due signore, nella fila di coloro che attendono di pagare. Vuol dire figlio (o figlia) o marito nel deserto saudita. Si guardano, ma non si parlano. Temono l'augurio, io penso, ma temono anche il ragionamento di buon senso: come si fa, ormai, a evitare la guerra? Al silenzio della gente, che è caduto sul Paese dal pomeriggio di mercoledì, dopo la conferenza stampa di Baker e di Aziz da Ginevra, quando si è saputo che in sei ore «non ci siamo detti niente», si contrappone il muoversi nervoso di tutti coloro che hanno una voce, una responsabilità, un ruolo. Questa è la frase con cui si apre il primo telegiornale del mattino della Cbs. «Tutti fanno le stesse domande a tutti». C'è chi si rivolge all'ambasciatore russo all'Onu, chi intervista americani di origine irachena, chi cerca un parere delle autorità religiose, di giudici e di giuristi, per sapere «se la guerra è legale», «se la guerra è morale». Ma soprattutto vorrebbero sapere se «è davvero possibile». Giovedì, dalle undici del mattino, Camera e Senato dibattono contemporaneamente la questione della dichiarazione di guerra. Se si deve fare, se spetta al Parlamento, se è implicitamente compresa fra i poteri del Presidente. Televisioni e radio seguono in diretta. Molti senatori, molti deputati hanno detto «voterò no», senza decidere se voteranno no alla questione costituzionale (a chi spetta dichiarare la guerra?) o al problema morale e politico. Si tratta di schieramenti trasversali. Da destra a sinistra c'è chi dice nfy 6 perché «bisogna lasciar tempo alle sanzioni», o perché nel distretto elettorale di chi parla c'è un numero sproporzionato di giovani mandati nel Golfo, o perché «i nostri soldi dobbiamo spenderli a casa». Da destra a sinistra c'è chi dice sì per ragioni di diritti umani, di nuovo ordine internazionale, perché il pericolo Baghdad sarà più grande domani se non è sradicato oggi. Vanno e vengono le telecamere mobili lungo le avenues di Manhattan, i cancelli delle fabbriche di Detroit, il quartiere della Borsa di New Yok, le strade dei quartiere neri e «ispanici», in cerca di «pareri bilanciati», tanti in favore, tanti contro, che è il modo di operare della televisione americana. Ma tutte le mini-inchieste im-

Persone citate: Aziz, Baker

Luoghi citati: Baghdad, Detroit, Ginevra, Manhattan