Un mercato in forte crisi

Un mercato in forte crisi Un mercato in forte crisi Nel '90 un calo del 5 per cento La GM attacca con la Saturn Il regno della fantasia e della speranza, la Disneyland dell'automobilismo americano abita nel Cobo Center di Detroit. In una cattedrale di marmo e vetro, sulla riva del fiume che divide gli Usa dal Canada, si apre sabato il primo Salone dell'anno: 33 Case, 600 modelli di tutto il mondo, un mare di novità per il mercato Usa. Un Salone molto bello, molto americano: moquettes, velluti, luci brillanti, stands vistosi. Sembra quasi che si vogliano esorcizzare i problemi economici e industriali che stringono gli Usa e le sue auto. Per non parlare della crisi del Golfo: le previsioni dei tre big di Detroit - General Motors, Ford e Chrysler sul '91 sono già negative (si parla di un mercato di 13 milioni e mezzo di veicoli), figuriamoci se divamperà l'incendio in Iraq. Nessuno getta la spugna, soprattutto nei confronti dei giapponesi (e in primo piano, anche qui, affiora il tema della qualità), ma le cifre '90 fanno tremare i polsi agli uomini di Detroit. L'anno si è chiuso male per tutti: il mercato delle auto e dei veicoli commerciali leggeri, categoria quest'ultima che comprende minivan o monovolume e fuoristrada, è sceso da 14 milioni e mezzo a 13 milioni e 800 mila unità, con una perdita che sfiora il 5%. L'industria americana ha registrato un calo del 6,9%, in particolare la GM del 3,4, la Ford del 7,3 e la Chrysler addirittura del 15,3. Bilanci negativi anche per le Case europee (469 mila unità contro le 491 mila dell'89). In attivo, invece, il Sol Levante: + 3,4% (3 milioni 286 mila automezzi contro 3 milioni 176 mila), con la Honda alle spalle della Chrysler. I costruttori americani, che hanno pur sempre venduto 9 milioni 949 mila veicoli (ma 10 milioni 689 mila l'anno scorso), s'interrogano sul futuro. La General Motors ha distribuito 3 milioni e 300 mila auto, la Ford 1 milione e 300 mila, la Chrysler 860 mila (solo 6000 in più della Honda), ma lo scotto da pagare è stato alto: impianti chiusi, feroce guerra dei prezzi con forti incentivi per i clienti. I prezzi appaiono ridicolmente bassi per noi: con una ventina di milioni si compra un fuoristrada superaccessoriato che in Italia ne costerebbe 50, con 30 una lussuosa ammiraglia che da noi ne varrebbe almeno il doppio. Un caso emblematico: la Porsche 911 turbo si trova a 100 milioni contro 175. na). Forme plastiche, caratterizzate dall'integrazione di due volumi esteticamente affini: il primo, basso e largo, copre le ruote, il secondo racchiude meccanica e abitacolo. Gli interni valorizzano la sportività della vettura, concentrando i comandi intorno al volante. Come sempre, estremamente curato l'aspetto aerodinamico, che emerge da questo coupé classico e avveniristico insieme. La Cadillac Aliante è bella, questo Chronos è mozzafiato. Gli americani (e i giapponesi) hanno ancora molto da imparare dall'Italian Style. Michele Fenu DETROIT In questo quadro, che porterà ai big di Detroit profitti estremamente bassi, c'è naturalmente chi si trova in una posizione migliore. E' il caso della General Motors (780 mila dipendenti sparsi per il mondo), che nello sconquasso generale ha guadagnato mezzo punto di quota di mercato (35,6 per cento contro 35,1) mentre la Ford è scesa, sempre nel raffronto 19901989, al 24% dal 24,6 e la Chrysler al 12,3 dal 13,8. In totale, l'industria Usa ha raggiunto l'anno scorso il 71,9% (contro 73,5), i giapponesi sono passati dal 21,8 al 23,7 e i costruttori europei - colpiti soprattutto dalla recessione economica del Paese - si sono mantenuti al 3,4 con il gruppo Volkswagen-Audi in testa seguito da Volvo e Mercedes. Sta andando bene l'Alfa Romeo con la 164 e lo spider: 4700 vetture vendute, una vigorosa crescita di una immagine già buona, un generale apprezzamento per le qualità e le prestazioni del made in Italy. «Mezzo punto è poco, equivale ad appena 70 mila veicoli ammettono gli uomini della GM -, però è il segno che la nostra politica comincia a pagare». Politica che si traduce in qualità dei prodotti, attenzione particolare ai clienti, rinnovo della gamma (nel '91 arrivano nove nuovi modelli), netta diversificazione dell'immagine dei vari marchi o divisioni della società. «Vogliamo - dice il presidente Robert Stempel - arrivare al 40 per cento del mercato nel giro di tre o quattro anni, e vogliamo farlo guadagnandoci». E la GM ha eliminato ogni sconto. Ma Stempel ha altre armi in mano. La GM si è gettata nel campo delle monovolume e, soprattutto, punta sul successo della Saturn, un modello di categoria medio-bassa articolato in una berlina quattro porte (1900 ce, 87 Cv nella versione normale e 125 in quella a 16 valvole) e in un coupé quattro posti. Un modello che imita quelli giapponesi e che è costato un investimento di oltre 2000 miliardi di lire. La Saturn, di cui sono stati distribuiti finora appena 1800 esemplari, ha prezzi mozzafiato in rapporto a quanto offre: con 10 milioni è possibile avere una vettura di linea piacevole, ben rifinita, silenziosa e con l'aria condizionata. Ne abbiamo provata una a Detroit ed è stata una gradevole sorpresa. La GM spe-' ra di venderne quest'anno 240 mira, ma è in ritardo cernie consegne (il nuovo impianto di Spring Hill ha difficoltà di avviamento). In Europa arriverà nel '93 o '94. [m. fe.] DAL NOSTRO INVIATO RITAGLIATE IL TAGLIANDO. COMPILATELO E INCOLLATELO SUL RETRO DELLE VOSTRE FOTOGRAFIE. CHE DOVRANNO PERVENIRE NEI TEMPI INDICATI A: CONCORSO » RITRATTI ITALIANI » CASELLA POSTALE 722 TORINO CENTRO

Persone citate: Michele Fenu, Robert Stempel, Spring Hill, Stempel, Style