Dall'Archivio di Stato documenti clamorosi sui primi anni della Repubblica ora verranno pubblicati di Pierluigi Battista

Dall'Archivio di Stato, documenti clamorosi sui primi anni della Repubblica: ora verranno pubblicati Dall'Archivio di Stato, documenti clamorosi sui primi anni della Repubblica: ora verranno pubblicati P\ ROMA OSPENSIONE della ^stampa sotto qualsiasi Il forma; istituzione del -hZj coprifuoco dal tramonto all'alba; divieto di assembramento e di circolazione in più di tre persone riunite; pena capitale comminata per chi sia trovato a circolare con armi da fuoco o comunque di guerra proibite; facoltà alla forza pubblica di usare immediatamente le armi contro facinorosi armati abusivi che tentano violenze; tribunali straordinari per giudicare per direttissima reati del genere». Era la vigilia del referendum monarchia-repubblica del 2 giugno 1946, e il comandante della Legione Carabinieri Reali di Roma esortava le forze dell'ordine di provata fede monarchica ad adottare questo impressionante elenco di misure eccezionali per stroncare sul nascere presunti «tentativi eversivi di sinistra». E' un vero e proprio progetto di golpe preventivo, un tentativo di blindare la democrazia conquistata poco più di un anno prima. Lo rivela un documento che Pietro Di Loreto, un giovane storico allievo di Pietro Scoppola, ha trovato nelle carte custodite all'Archivio di Stato (collocazione Acs, P.S. 1944-46, b. 190) e che a fine mese sarà pubblicato, assieme ad altri numerosi documenti per la prima volta disseppelliti dall'Archivio e ai verbali inediti delle riunioni della direzione comunista tra il '45 e il '49, in un volume che il Mulino manderà in libreria con il titolo Togliatti e la «doppiezza». Il Pei tra democrazia e insurrezione (1944-49). «Un libro importante», ci dice Pietro Scoppola: «Ci sono due aspetti decisivi della nostra vita democratica sinora trascurati dalla storiografia. Prima di tutto il peso della "destra" nella vicenda italiana del dopoguerra, il ruolo di quella destra annidata nel mondo cattolico, nella borghesia, nel ceto medio, nei gruppi monarchici e negli ambienti militari che ha pesantemente condizionato la vita politica del Paese. E poi le radici profonde, lo spessore reale della cosiddetta "doppiezza" del pei di quegli anni. Non una contraddizione confinata nella sfera ideologica, come spesso ò stata presentata, ma come una ambiguità molto concreta e diffusa, con notevoli risonanze persino nel gruppo dirigente del partito. La ricerca di Di Loreto getta molta luce su questo conflitto». All'epoca della consultazione referendaria questa duplice e opposta pulsione eversiva sembrò raggiungere il suo culmine drammatico. Il libro di Di Loreto rivela che il 3 giugno 1947, a un anno esatto dalla «levata di scudi» auspicata dalla Legione Carabinieri Reali di Roma, una relazione informativa della direzione generale della pubblica sicurezza confermava che nei giorni immediatamente precedenti il referendum «si dovettero superare non lievi difficoltà» con un «esercito che s'intendeva sottrarre all'auto- Il Giappone è fra i primi Paesi del mondo per numero di aborti: ufficialmente nell'87 sono stati 497 mila. In realtà sarebbero almeno il doppio. TOKYO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Potrebbe essere l'anno buono. Tra reticenze e mezze parole lo fa capire il ministero della Sanità, cui spetta la decisione ultima: entro il 1991 le donne giapponesi potrebbero avere la pillola. Intanto si allargano nei templi gli spazi per i cimiterini dei «figli dell'acqua», i bambini mai nati ma perché le future madri hanno fatto ricorso all'aborto. Nell'immediato dopoguerra, senza neanche averlo richiesto, le donne ebbero da MacArthur il diritto di voto: «Madri, mogli e figlie - disse il generale americano - non vogliono guerre». Dal loro governo, invece, le giapponesi non sono ancora riuscite ad ottenere ciò che le donne di molti altri Paesi hanno da almeno vent'anni: spirali e strumenti intrauterini sono rari e Udc Una manifestazione del maggio '46 contro la Monarchia. giorno del referendum i carabinieri avevano ordine di usare le armi in caso di tumulti. Qui sopra lo storico Pietro Scoppola quista che ha richiesto una grande fatica. Altro che idillio, altro che marcia trionfale. Una ricerca sull'ordine pubblico come questa condotta da Di Loreto ci permette di vedere nel "vissuto" dei protagonisti che cosa è stata la contrapposizione politica in Italia. E' facile dire oggi: quei piani eversivi non si sono realizzati e non è accaduto nulla di quanto si temeva. Certo, ma gli uomini di governo di allora non avevano la visione che abbiamo oggi. Oggi il pei si è distaccato dall'Urss e ha sciolto il suo "legame di ferro". Ma allora la minaccia era avvertita come qualcosa di reale». Un esempio? «Si vada a guardare quelle parti del libro di Di Loreto dedicate all'attentato a Togliatti e ai disordini che ne seguirono». Nel capitolo dedicato a quei giorni roventi del luglio '48 apprendiamo, attraverso i verbali del Consiglio dei ministri del 17 luglio, che Amintore Fanfani, spalleggiato da Giuseppe Saragat, invocò un «contropiano» da opporre ai movimenti di tipo «insurrezionale» messi in opera dai comunisti dopo l'attentato al loro leader e che il leader democristiano Alcide De Gasperi dovette muoversi con molta energia per contrastare quelle velleità di «contropiano» accarezzate anche da Sceiba e da Gonella. Ma apprendiamo anche, attraverso un documento della direzione generale di pubblica sicurezza, l'effettiva entità dell'imponente materiale sequestrato nel '48, a tre anni esatti dalla Liberazione, negli «arsenali» del pei: «Cannoni, 28 - Mortai e lanciagranate, 202 - Mitragliatrici, 995 - Fucili mitragliatori, 6200 - Fucili e moschetti da guerra, 27.123 - Pistole e rivoltelle, 9445 - Bombe a mano, 49.640 - Esplosivo q/li 5,746 Radio trasmittenti, 81 - Munizioni varie, 5.480.879». Il rischio di uno scontro aperto, di un urto frontale tra le forze sotterranee della «rivoluzione» e della «controrivoluzione», fu neutralizzato. La miccia ideologica pronta a esplodere nelle coscienze e negli stati d'animo di chi militava in uno dei due fronti contrapposti fu disinnescata. Per un regalo del destino? Secondo Scoppola anche, e soprattutto, per merito di alcuni uomini che non persero la testa e che non assecondarono gli impulsi eversivi che rumoreggiavano nei rispettivi schieramenti: «Alcide De Gasperi, Pietro Nenni, Ugo La Malfa e Palmiro Togliatti. Furono questi uomini, questi grandi leader formatisi nel ferro e nel fuoco degli Anni Venti e Trenta che ricondussero nell'alveo democratico tutti coloro che con la democrazia e con la mentalità democratica non avevano alcuna dimestichezza. Il centrismo ebbe questo merito: che creò le premesse di un'opposizione parlamentare e non più eversiva. Perché la democrazia in fondo è proprio questo: un conflitto convenzionale dove, anziché i bastoni, si usano i voti». Pierluigi Battista

Luoghi citati: Giappone, Italia, Roma, Urss