L'esercito: non ripetere l'errore di Praga e Budapest
L'esercito: non ripetere l'errore di Praga e Budapest L'esercito: non ripetere l'errore di Praga e Budapest MOSCA cambiando. Che il «complesso militare» sta riguadagnando posizioni che sembrava avere perso negli anni della perestrojka. Il ritiro delle truppe dalla Polonia è un caso esemplare. Il governo di Varsavia pretende che le divisioni del «Gruppo del Nord» così si chiama la forza schierata dall'Urss in Polonia - si ritirino prima della fine del '91. Non solo: è disposto ad autorizzare il transito dei soldati sovietici che si trovano nell'ex Germania Est soltanto quando sul territorio polacco non ci saranno più uomini dell'Armata Rossa. Sono condizioni che il vertice militare di Mosca contesta: il ritiro dei 360 mila soldati schierati nell'ex Germania Est uon può dipendere dalle richieste polacche. «Sarebbe un errore che provocherebbe anche perdite economiche gigantesche», ha scritto Krasnaja Zviezda introducendo un altro dei punti-chiave della polemica. La nuova Germania unita ha finanziato il ritiro dell'Armata Rossa mentre gli ex alleati del Patto di Varsavia - Polonia, Ungheria, Cecoslovacchia in particolare - non sono disposti a spendere un centesimo. Anzi, in DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Non ripetere gli errori». E' con questo titolo in prima pagina che il giornale delle forze armate sovietiche, «Krasnaja Zviezda» (Stella Rossa), ha lanciato ieri il suo grido d'allarme: l'accordo per il ritiro delle truppe dalla Polonia non può essere firmato alle condizioni che reclama il governo di Varsavia. Questo ritarderà la partenza degli oltre 80 mila soldati schierati ancora nel territorio polacco? E' probabile, ma il vertice militare di Mosca non sembra preoccupato dalle conseguenze - soprattutto politiche - che la nuova «linea della fermezza» potrebbe provocare. Al contrario: lo stato maggiore dell'Armata Rossa ha deciso di far sapere ai diplomatici che firmano i trattati che le «esigenze strategiche» vanno rispettate. Dopo le dimissioni di Shevardnadze, grande architetto del disimpegno sovietico dall'Europa dell'Est, anche questo «proclama» pubblicato da Krasnaja Zviezda dimostra che l'equilibrio tra falchi e colombe nell'agitato mare politico sovietico sta qualche caso chiedono risarcimenti per i «danni» che decenni di permanenza delle truppe sovietiche avrebbero provocato. Alle considerazioni strategiche si uniscono, così, problemi economici e la miscela è esplosiva. A Varsavia il vice ministro della Difesa, Janusz Onyskiewicz, ha notato «con rammarico» che la Polonia è l'unico Paese con il quale l'Urss non ha ancora firmato l'accordo sul ritiro delle truppe. Ma proprio i trattati già sottoscritti con la Cecoslovacchia e con l'Ungheria sono «gli errori da non ripetere», secondo l'articolo pubblicato dal quotidiano delle forze armate sovietiche. Una coi estazione tanto netta della j i itica di disimpegno dall'Europa dell'Est seguita sotto Shevardnadze non era mai comparsa su un giornale. Ma il «proclama» di Krasnaja Zviezda, ieri, non è rimasto isolato. «Sovietskaja Rossia» - portavoce dell'ala conservatrice del pcus - ha criticato gli stessi accordi di Parigi sulla riduzione degli armamenti convenzionali in Europa. E ha confermato il sospetto americano sui tentativi sovietici di aggirare alcuni arti¬ GRECIA A Patrasso, si allarga la coli del trattato: in particolare quelli sulla distruzione di una quota di carri armati. «I militari cercano di riparare in qualche modo agli errori dei politici e stanno portando oltre gli Urali dei mezzi altrimenti destinati alla demolizione», ha scritto il giornale che giustifica l'iniziativa dei militari come una «esigenza economica», ma che ammette così la violazione dell'accordo di Parigi. Il non rispetto del trattato sulla riduzione delle armi convenzionali in Europa da parte sovietica è l'argomento principale dei «dubbi» americani sul vertice Bush-Gorbaciov programmato per l'I 1 febbraio a Mosca. I due Presidenti dovrebbero firmare un nuovo accordo Start (sulla limitazione delle armi nucleari strategiche), ma Washington ha lasciato capire che è inutile sottoscrivere intese solenni se poi vengono disattese sottobanco. E a Mosca il rischio di un rinvio comincia ad essere preso sul serio: «Credo che fino a quando non chiariremo il problema non ci saranno firme di accordi con gli Usa», ha detto un funzionario del ministero degli Esteri, [e. s.] a protesta degli studenti
Persone citate: Bush, Gorbaciov, Janusz Onyskiewicz, Shevardnadze, Start
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