Droga nella valigia del falso detective di Francesco Grignetti

«Sono della Pinkerton», arrestato a Roma «Sono della Pinkerton», arrestato a Roma Droga nella valigia del falso detective ROMA. Giovane, aitante, accento newyorkese e un lavoro particolarissimo: investigatore privato, in giro per il mondo, con patacca e pistola. Ma era soltanto una copertura. In realtà l'americano era un corriere della droga, legato ai clan sudamericani che invadono l'Europa di cocaina. L'hanno arrestato ieri notte con sedici chilogrammi di stupefacente in un lussuoso hotel di Roma. Valore presunto, ai prezzi di mercato, oltre sedici miliardi di lire. Quando ieri notte Mark Josepson, ventiduenne americano, è sceso da un taxi e s'è presentato al portiere di notte dell'hotel Condotti, il portiere d'albergo non poteva certo pensare che quel ragazzone biondo in attesa lì davanti a lui era nientemeno che un poliziotto privato della «Pinkerton», la più famosa delle agenzie d'investigazione Usa. Un «private eye» come già era stato lo scrittore-investigaiore Dashiell Hammett e come sono stati migliaia di investigatori in un secolo di vita dell'agenzia. Eppure, secondo la migliore tradizione dei polizieschi americani, la verità non è mai quella più evidente. L'agente Josepson era un corriere della droga, come già sapeva la polizia italiana che lo pedinava con estrema attenzione da giorni. Quando gli agenti hanno fatto irruzione nella sua stanza d'albergo, Josepson ha esibito lo stemma della «Pinkerton» e ha cercato di dare spiegazioni. Che si trovava in Italia per le sue indagini. Che era sulle tracce di bambini statunitensi sequestrati in Sudamerica e introdotti clandestinamente in Italia. Non era una storia del tutto inverosimile. E' già capitato infatti che agenti della celebre agenzia siano arrivati in Italia per cercare ragazzini scomparsi. Ma sempre, come prima cosa, si erano fatti precedere dalle credenziali dell'agenzia, controfirmate e garantite dalla loro ambasciata. L'altra notte, invece, Josepson ha potuto esibire soltanto la sua placchetta. Gli agenti ci hanno riso sopra e hanno subito proceduto alla perquisizione. La cocaina era ben nascosta dentro strane sculture in gesso e in una sedia pieghevole di legno. Oltre sedici chilogrammi di stupefacenti. La squadra mobile romana. in collaborazione con il servizio centrale antidroga, e poi anche con gli agenti della Dea di stanza a Roma, era in allarme da una settimana. Josepson era stato indicato in arrivo da misteriosi informatori e il Viminale aveva allertato tutte le questure d'Italia. Tre giorni fa, poi, l'ultima segnalazione, quella giusta. Da Panama, l'americano in aereo aveva raggiunto Zurigo. Poi dalla Svizzera, con un voluminoso pacco sotto braccio, è arrivato a Bellinzona e quindi a Milano. A questo punto, però, l'uomo era già pedinato dalla polizia italiana, che attendeva di vedere dove Josepson si sarebbe fermato ad attendere i suoi «amici» italiani. Gli agenti speravano di catturare anche i complici. Ma quando ieri notte il giovane corriere è arrivato a Roma e ha preso alloggio in albergo, il responsabile della Mobile romana Nicola Cavaliere ha deciso d'intervenire e fermare il sospettato. C'era il pericolo - spiegano in questura - che fosse d'accordo con qualcuno in albergo e che di notte potesse scomparire il carico di cocaina, con il duplice grave risultato di immettere gli stupefacenti sul mercato e di sgravare l'uomo da ogni oggetto compromettente. In albergo, insomma, Josepson è stato appena un quarto d'ora. Ha chiesto un camera, ha presentato i documenti ed ha preso le chiavi. Un minuto dopo aveva già le manette ai polsi. La cocaina era nascosta in maniera egregia, dicono ora i poliziotti. E' passata sotto il naso di diversi cani addestrati e l'ha sempre fatta franca. I primi dieci chili si trovavano dentro quattro sculture di gesso, in forma di uccelli acquatici: uno strato di catrame e uno di segatura, poi il gesso. D'altra parte, l'agente investigativo Josepson era stato preparato a dovere sui trucchi dei narcotrafficanti e sulle contromosse delle forze dell'ordine. E ne ha approfittato. Gli altri sei chili invece erano stati preparati in maniera industriale, inglobati dentro i tubolari d'alluminio di una sedia pieghevole. Per trovarli, la polizia ha dovuto distruggere la sedia. «Ci dev'essere una fabbrica che fa solo questo», commenta Cavaliere. Francesco Grignetti

Persone citate: Bellinzona, Dashiell Hammett, Nicola Cavaliere, Pinkerton