Presi nel sonno i rapitori di Casella di Enzo LaganàAmedeo Lugaro
I quattro arrestati già in carcere a Pavia, sarebbero coinvolti anche in altri sequestri I quattro arrestati già in carcere a Pavia, sarebbero coinvolti anche in altri sequestri Presi nel sonno i rapitori di Casella Blitz di250 agenti, Piatì circondata REGGIO CALABRIA. Piatì assediata per una notte intera. Quattro intoccabili arrestati dai carabinieri e subito portati in aereo a Pavia. Sarebbero i rapitori di Cesare Casella, e forse non solo. «Ci sono molti elementi obiettivi a loro carico»: Francesco Colucci, capo della Criminalpol di Milano che ha diretto l'«operazione Piatì» è lapidario mentre sale sull'Executive 16 posti giunto dalla Lombardia la mattina dopo il blitz di polizia e carabinieri che hanno preso uomini di spicco della «cosca dei Barbaro». Il funzionario, nelle poche battute, è apparso soddisfatto pur se alla conta finale - cioè all'elenco delle persone da arrestare stilato dal sostituto procuratore della Repubblica di Pavia, Cesare Calia - «ne sono mancate almeno due o tre». A bordo del piccolo aereo noleggiato appositamente sono partiti da Reggio così i quattro arrestati sotto buona scorta. Nessuno ha aperto bocca, così come avevano fatto nei mesi scorsi quando erano stati fermati perché sospettati di aver avuto qualche ruolo nel sequestro Casella. Tutti e quattro appartengono al clan di Francesco Barbaro, «'U castanu», condannato per il sequestro del commerciante reggino Tullio Fattorusso a 28 anni di reclusione ed ora in carcere a Lecce. Due sono suoi figli: Antonio e Giuseppe, 28 e 32 anni; il terzo, Saverio Barbaro, figlio di Pasquale - è cugino dei primi due ed anche cognato di Antonio avendo questi sposato una sua sorella. Del quarto, Salvatore Romeo (classe 1948), non si sa molto ma è quasi certo che si muoveva esclusivamente a contatto con i Barbaro che ufficialmente risultano pastori ma secondo gli inquirenti si sono arricchiti gestendo direttamente o indirettamente parecchi sequestri tra cui quelli dell'ingegner Claudio Marzocco di Sanremo (sfuggito durante la prigionia), del gioielliere Giuseppe Gallo, e del piccolo Marco Fiora. Un altro figlio del capocosca, Domenico, è stato condannato a 22 anni per un omicidio in un night club di Milano. Il collegamento tra Piatì e la Lombardia confermerebbe che alcuni sequestri compiuti al Nord sarebbero stati preparati con complicità locali: studiati e portati a termine sulla base di informazioni raccolte dove vivevano i sequestrati e poi gestiti in Aspromonte. Così potrebbe essere stato anche per Cesare Casella rapito il 19 febbraio 1988 e rila sciato dopo 743 giorni il 30 gennaio scorso sotto un ponte del torrente Careri ad una decina di chilometri da Piatì ed a poche centinaia di metri dal luogo dove la sera del 24 dicembre 1989 Giuseppe Strangio doveva ritirare la seconda rata del riscatto, ma cadde nella trappola dei carabinieri. Strangio che dopo la cattura lanciò un appello ai sequestratori chiedendo la libertà per il giovane è stato recentemente condannato a 12 anni. Di fronte alla comprensibile riservatezza di Colucci che s'è detto comunque convinto di aver messo le mani sugli uomini giusti (sarebbero stati carcerieri, avrebbero riscosso parte del riscatto, con ruoli intercambiabili), è tornata in mente la testimonianza di Cesare Casella che riferì di aver udito dall'altoparlante di un elicottero che gli girava sopra la testa, la sigla «Q8», e da un riscontro effettuato successivamente risultò poi che il giorno indicato quella sigla era stata pronunziata mentre il veli¬ A sinistra i primi due arrestati fotografati all'aeroporto A sinistra Salvatore Romeo e a destra Giuseppe Barbaro catturati mentre dormivano nelle loro case di Piatì volo sorvolava la contrada Lacchi di Torno, che si trova a monte di Piatì dove i Barbaro hanno i loro ovili. Saverio, Antonio e Giuseppe Barbaro e Salvatore Romeo, dopo il volo in aereo, hanno varcato il portone del carcere di via Romagnosi a Pavia alle 15 in punto. Raggiunto telefonicamente in tribunale, il sostituto procuratore di Pavia Vincenzo Calia è stato restio nel fornire particolari sulle indagini che hanno portato all'arresto dei quattro: «Posso solo dire che il loro arresto si è avuto in esecuzione di misure cautelari emesse da questa Procura in seguito alle indagini sul sequestro Casella. I quattro sono per il momento solo indiziati di concorso a vario titolo in sequestro di persona. Solo indiziati». Ma come si è arrivati all'arresto dei quattro? Lunedì verso mezzanotte 250 uomini, tra agenti della Criminalpol e della squadra Mobile, si sono riuniti in una località a cento chilometri da Piatì. Meno di due ore dopo la colonna di auto della polizia è entrata nella cittadina calabrese, circondandola e impedendo, attraverso posti di blocco, a chiunque di uscire. Subito dopo squadre composte da dieci uomini, in divisa e in borghese, hanno raggiunto le case dei quattro ricercati. «Non è stato A sinistra Saverio Barbaro e a destra il cugino Antonio Ufficialmente pastori nelle campagne di Piatì ora sono rinchiusi nel carcere di Pavia facile trovare gli indirizzi - hanno detto i funzionari della Criminalpol milanese - perché in quasi tutto il paese i numeri civici mancano, o sono stati cambiati di posto. In alcuni casi mancano anche le targhe con i nomi delle vie». Tre dei quattro arrestati sono stati trovati all'indirizzo giusto mentre uno, Giuseppe Barbaro, è stato fermato nella sua nuova abitazione, a cento metri da quella conosciuta. Tutti sono stati sorpresi nel sonno. E adesso ricomincia la caccia: in Lombardia si cerca il basista. Enzo Laganà Amedeo Lugaro
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