Andreotti Gladio non c'entra col golpe

Venerdì dibattito alla Camera, confermata ma rinviata l'audizione di Cossiga Venerdì dibattito alla Camera, confermata ma rinviata l'audizione di Cossiga Andreotti; Gladio non c'entra col golpe «Non ci sono prove» de, e che aveva come posta un dibattito onnicomprensivo su Gladio che mettesse la parola fine a questa vicenda, certificando la legittimità dell'organizzazione segreta. I tempi che sarebbero stati studiati dallo stato maggiore de prevedevano che si tenesse l'audizione di Cossiga entro questa settimana. Il dibattito sulle interpellanze sul «venerdì nero» si sarebbe dovuto tenere la prossina settimana e, a quel punto, poteva sembrare ovvio ad Andreotti allargare la discussione anche alle risultanze della deposizione del Presidente della Repubblica al comitato per i servizi e chiedere un voto conclusivo agli alleati. II presidente del Consiglio aveva telefonato anche alla presidente della Camera, Nilde lotti, a Bologna per i funerali dei tre carabinieri assassinati, per sapere se era possibile spostare il dibattito alla prossima settimana. Contatti pare ci siano stati anche col segretario comunista, Occhetto, per sondarne la disponibilità. Al gruppo de c'era stata ieri una riunione che aveva concluso che si tengono troppi dibattiti e che sarebbe stato meglio unificare quelli su Gladio. Ma né i socialisti né i repubblicani vogliono impegnarsi a scatola chiusa a votare un documento che garantisca la legittimità di Gladio, così come hanno fatto Cossiga ed Andreotti. E quindi hanno strappato alla de l'impegno che il dibattito di venerdì prossimo riguarderà solo aspetti circoscritti della vicenda. E sono aspetti imbarazzanti per Andreotti. Il presidente del Consiglio dovrà spiegare, rispondendo ad una interpellanza comunista, perché il 7 dicembre il governo dichiarò che Gladio era legittima mentre due giorni prima aveva deciso che il problema doveva essere sottoposto al giudizio del Parlamento, previo parere di una Commissione di «saggi» da istituire. Dovrà anche spiegare perché il 26 dicembre, di sua iniziativa, decise che di «saggi» non se ne parlava più, contrariando i repubblicani che li avevano proposti. Ma il problema più serio Andreotti lo ha con i socialisti. Al termine della riunione del Consiglio di gabinetto del 5 dicembre, il vicepresidente del Consiglio, il socialista Martelli, dichiarò che il caso Gladio era ancora aperto mentre era chiusa la polemica contro il suo collega Formica, assai sospettoso su quella organizzazione. Due giorni dopo Andreotti si sentì costretto a smentire Martelli, perché Cossiga minacciava altrimenti di «autosospendersi». I socialisti, furibondi, presero atto ma dissentirono. Ora Andreotti dovrà tentare di dare una spiegazione ai fatti di quei giorni senza però riaccendere polemiche con gli alleati socialisti e repubblicani. Tra l'altro, una testimonianza sulla drammaticità dello scontro all'interno del governo in quei giorni è venuta proprio da un andreottiano come il sottosegretario Cristofori, il quale ha detto che Andreotti dovette minacciare di dimettersi per piegare le resistenze dei socialisti. Sia psi che pri sembravano ieri soddisfatti della conclusione della riunione dei capigruppo. Oggi, comunque, i repubblicani riuniscono i loro massimi dirigenti per esaminare la situazione e il psi riunisce l'esecutivo. In verità, non sono questi tempi da fare previsioni a lungo raggio. Su tutto incombe il rischio che scoppi la guerra contro l'Iraq sin da martedì prossimo. Se la situazione dovesse sfociare in guerra, inevitabilmente le vicende interne italiane verranno accantonate. «Siamo tutti presi dalla vicenda internazionale che ha una certa, ovvia, prevalenza» ha infatti detto ieri sera Andreotti. E di «verifica» di governo si parlerà dopo. Comunque, ancora in tema di polemica, appena ieri il pri aveva ricordato che erano stati i de che si erano rifiutati di rendere pubblici gli «omissis» sul Piano Solo, impedendo così di punire tutti i colpevoli di quei fatti. Alberto Rapisarda Venerdì il presidente del Consiglio Andreotti dovrà rispondere alla Camera a molte interpellanze sulla vicenda Gladio DALL'ITALIA Si esaminano Si nastri del Piano Solo ROMA. Il Comitato servizi segreti e la Commissione stragi, alla presenza del collegio dei periti, hanno aperto i plichi con nastri magnetici sul piano Solo e le relazioni delle Commissioni d'inchiesta sulla vicenda. Ventidue presumibilmente riguardano la relazione Beolchini sulle schedature Sifar, altri 22 hanno 18 interrogatori e 4 conversazioni allegati alla relazione Lombardi, e uno la conversazione tra Lugo e De Lorenzo del 14 aprile '67. Al senatore «verde» Marco Boato i nastri sulla relazione Beolchini sono parsi «in buone condizioni». [Agi] Verona, nel deposito esplosivi e medicinali VERONA. Otto chili di esplosivo, bombe a mano e al fosforo, pistole, miccia per esplosivi, medicinali: è il contenuto delle cassette del deposito di Gladio nel cimitero di Arbizzano di Negrar (Verona), aperte ieri alla presenza del giudice veneziano Carlo Mastelloni. [Ansa] Perquisite le case di gladiatori altoatesini BOLZANO. Il sostituto procuratore della Repubblica di Bolzano, Cuno Tarfusser, che indaga su eventuali rapporti tra la struttura e gli attentati in Alto Adige, ha fatto perquisire le abitazioni dei 21 altoatesini comparsi nell'elenco di Gladio diffuso dal Grl. [Ansa] Quercioli (pei) «Eravamo pronti» ROMA. «Il piano Solo, ove fosse scattato, non ci avrebbe trovato impreparati». Per l'on. Elio Quercioli, che figurava nel '64 nell'elenco dei politici da arrestare, il piano «avrebbe ricevuto una risposta forte e immediata, non solo dalle forze antifasciste unite e dai sindacati, ma anche da gran parte dei carabinieri, delle forze di polizia e delle Forze armate». [Ansa] Liste Gladio, il pri difende Zanetti e Grl ROMA. Sulla pubblicità data agli elenchi dei «gladiatori» il pri difende il Grl e il suo direttore Livio Zanetti. «Non si capisce davvero - scrive La Voce repubblicana - la sostanza dello scandalo. Sono i nomi degli appartenenti a Gladio coperti dal segreto? Non più, dopo che il governo ha annunciato di aver fatto cadere ogni riserbo». Anzi, dopo aver rivelato l'esistenza di Gladio, il governo doveva «contestualmente» dare «piena pubblicità a tutto ciò che riguardava tale organizzazione», comprese le liste dei cosiddetti «enucleandi». [Agi] Accordo per il Golfo