Mogadiscio brucia bloccati i C-130 di Maria Grazia Bruzzone
La battaglia finale interrompe lo sgombero degli stranieri, nave francese salva 27 italiani La battaglia finale interrompe lo sgombero degli stranieri, nave francese salva 27 italiani Mogadiscio brucia, bloccati i C-130 Ancora incerta la sorte di Barre Devastata Vambasciata americana cheggiatori che hanno usato bazooka per abbattere i cancelli. La situazione nella capitale somala è stata definita «anarchica» dal portavoce che ha aggiunto di non sapere dove possa trovarsi il presidente Siad Barre. Se rondo alcune fonti. Barre sarebbe riuscito a fuggire mettendosi in salvo ad Abu Dhabi, capitale degli Emirati Arabi Uniti; secondo altre fonti, invece, il presidente si troverebbe ancora nel suo bunker nei pressi dell'aeroporto. Frattanto a Nairobi, un portavoce dell'organizzazione umanitaria francese Médecins sans frontières ha comunicato che sette suoi volontari a Mogadiscio sono riusciti a stabilire un : contatto con la propria base attraverso l'ambasciata italiana. I volontari di Msf hanno confermato che neila capitale proseguono violenti combattimenti. La radio clandestina dei ribelli continua frattanto ad esortare i civili alla collaborazione ripetendo che «l'oppressione è finita*. Ieri mattina altre 47 persone, compresi 27 italiani, sono riuscite a fuggire in elicottero dalla capitale. Il gruppo è stato prelevato da elicotteri francesi che hanno raggiunto la terraferma levandosi in volo dalla fregata Jules Verne, dove poi sono ritornati con il loro carico umano, che comprende anche diversi bambini. La Jules Verne insieme all'altra fregata francese Motte Piquet si mantiene al largo della costa di Mogadiscio. Nel gruppo delle persone portate in salvo dagli elicotteri della Jules Verne c'era anche l'ambasciatore francese a Mogadiscio, Charles Chretien. Dopo essere stato portato in salvo, l'ambasciatore ha dichiarato a una ra¬ dio parigina che a Mogadiscio regna il caos più completo: «La situazione è di grande confusione, riecheggiano spari di provenienza sconosciuta contro nemici che sembrano invisibili. Il pericolo è dappertutto e la situazione diventa insostenibile. C'era il rischio che restassimo completamente isolati da un momento all'altro». L'Unione Sovietica segue con preoccupazione l'aggravarsi della situazione in Somalia. Lo ha detto ieri in tuia conferenza stampa a Mosca il portavoce del ministero degli Esteri dell'Urss Vitali Ciurkin, il quale ha aggiunto che gli avvenimenti in Somalia rappresentano un «conflitto squisitamente intemo», la cui soluzione è un affare che riguarda «lo stesso popolo somalo». li a Mogadiscio quando sarà il momento», precisa Hassan. Intanto, l'Use, che rappresenta l'etnia Havwa ma si considera un movimento «interetnico» ha appena lanciato un appello a tutte le forze democratiche somale «perché si formi un Comitato di salvezza nazionale che getti le basi per un sistema politico pluralista». Hassan si qualifica liberale, iscritto al partito liberale italiano. Sostiene che molti aderenti all'organizzazione sono socialisti o religiosi, «ma questo conta poco». «Il sistema che abbiamo in mente avrà un libero mercato, più partiti liberi, un voto per ogni uomo e naturalmente una Costituzione. Sarà un sistema decentrato, che garantirà autonomia a tutte le regioni. Un governo civile, come civile è il nostro presidente Hussein Ali Shiddo, che fa la spola dall'Etiopia a Mogadiscio». Avete avuto risposte dagli altri movimenti? «Da tutti tranne dall'Snm, il Movimento nazionale somalo che non si capisce mai quale linea politica abbia», risponde Omar Hassan che, come incaricato alle Finanze chiede al governo ita- i liano e agli italiani tutti aiuti umanitari, in viveri, medicinali e disinfettanti per il popolo somalo. Ma il rappresentante roma- j no dell'Smn, l'organizzazione più antica, legata all'etnia Issak che controlla il Nord del Paese (l'ex Somalia britannica) ; è di diversa opinione. Non tanto sul tipo di governo da realizzare, quanto sugli alleati. «Noi e l'Use - spiega Niccolino Mohamed al telefono - insieme con l'Use e l'Spm (il Somal Pa- ! triotic Movement attivo nel Un gruppo di italiani arrivati l'altro ieri a Fiumicino dopo la fuga da Mogadiscio basso Giuba, legato agli Ogaden, ndrl abbiamo formato il 2 ottobre scorso un'alleanza politico-militare che dice no a ogni dialogo con Barre, no a qualsiasi tregua, no alle mediazioni, italiane o egiziane». Di quale Use parla? «Non certo dell'organizzazione romana. Noi trattiamo con l'Use di Londra». Da Londra Ali Hassan, il rappresentante locale del movimento, conferma: «La centrale dell'Use è la nostra che riconosce come presidente il generale Farah Hassan detto Aididi, vero comandante delle truppe vittoriose dell'Use, mentre il generale Nur Galal citato dai sedicenti rappresentanti romani non è che un ex disertore delle truppe governative». Colombe e falchi, civili e militari fra i ribelli al dittatore in seno allo stesso movimento che sta conquistando Mogadiscio? Districarsi non è facile. Ne sa qualcosa la Farnesina, dove confermano l'esistenza di più tronconi e di diverse posizioni politiche. Omar Hassan non vuol approfondire le spaccature interne all'Use ma per quanto riguarda il Movimento nazionale somalo ritiene che il problema di fondo sia culturale: «Loro apppartengono a un'ex colonia britannica. Noi siamo italiani». E aggiunge, facendo balenare l'ombra di una guerra civile ben più lunga e dura: «Se le loro minacce secessioniste dovessero portare a una spaccatura del Paese in un Nord e un Centro-Sud, noi li combatteremo come abbiamo fatto con Barre. La Somalia deve restare unica e unita». Maria Grazia Bruzzone
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