Parigi promette lealtà agli Usa di Enrico Benedetto

Parigi promette lealtà agli Usa Parigi promette lealtà agli Usa Ma intanto Mitterrand fa diplomazia parallela u), dai contini Iraq-Kuwait al Libano e alla questione palestinese. Basterà a Saddam? Lo si dice spesso, ma questo è davvero un momento drammatico. L'allarme e acuto specialmente in Europa, come Baker ha potuto constatare nelle sue consultazioni prima di Ginevra. Ma, sia pure con qualche distinguo, più o meno concreto, nessuno ha potuto negare la solidarietà all'America, che ancora una volta sopporta il peso quasi esclusivo di uno scontro che ci riguarda tutti, sotto il doppio profilo degli interessi economici e dei principi politici. Ci si è chiesti se sia lecito sanare un'ingiustizia con un massacro. Domanda diifìcile, quasi impossibile. Sappiamo comunque che quando le grandi ingiustizie sono state tollerate, la pace ha retto ben poco. La parola e all'Iraq. PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE La Francia promette lealtà agli Usa, ma tiene in serbo qualche carta, forse decisiva, per scongiurare la guerra nel Golfo. Se, finora, ha atteso l'incontro Baker-Aziz senza interferire, già domani sera potrebbe lanciare magari con l'Algeria - un'estrema «offensiva di pace» verso Saddam Hussein, molto sensibile allo charme mitterandiano. Si azzardano persino visite lampo in Iraq. Il ministro Dumas smentisce ma un fatto sembra certo: la prevedibile impasse a Ginevra, ultima spiaggia per Bush, spianerà il campo delle iniziative estemporanee, e Parigi vuol raddoppiare lo zelo guadagnandosi meriti finali nel drammatico conto alla rovescia. Grande attesa, dunque, per la conferenza-stampa sul Golfo indetta da Mitterrand oggi che le radiotelevisioni nazionali trasmetteranno a reti unificate. James Baker - giunto da Londra - ha trascorso ieri nella capitale francese quattro ore, prima di ripartire (in ritardo) per Bonn ove lo attendevano Genscher e Kohl. Due round: Quai d'Orsay ed Eliseo. All'uscita, il diplomatico americano sfoggiava un ampio sorriso: «Esiste un accordo completo, totale, fra i nostri due Paesi sul fatto che le risoluzioni Onu vadano applicate prima del 15 gennaio. Gli obiettivi da raggiungere trovano Francia e Usa assolutamente concordi». La coesione interalleata - che Baker ha voluto ugualmente evocare poco dopo in Germania - non sembrerebbe dunque correre rischi. Ciò detto, sul versante francese abbondano le riserve. Anzitutto quelle esplicite. Dumas si è trovato a perorare ancora una volta con l'interlocutore Usa («lo facciamo dal 1983») quella Conferenza di Pace sul Medio Oriente che trova ostile Shamir e incerto Bush. Baker è rimasto sordo obiettando che promesse in tal senso «suonerebbero una concessione a Saddam». Il disaccordo, quindi, sussiste. Punto due: mentre il segretario di Stato faceva la spola tra Londra-Parigi-Bonn-MilanoGinevra, Mitterrand ha spedito un messo al presidente algerino Bendjedid, rimasto in buoni rapporti con Saddam. Obbiettivo, agguantare la pace prima eh" sia tronno t.b*t1> t->—-,que \a Francia si accinge ad avviare trattative autonome, come insinuava l'International Herald Tribune? Forse sì, complice quel Michel Vauzelle, presidente della Commissione Esteri all'Assemblea Nazionale, che sabato ha trascorso 210 minuti con il leader iracheno e ora annuncia: «Non possiamo rimanere inerti. Forse Baghdad ha occupato il Kuwait mirando a qualcos'altro...», lasciando capire che restituirebbe l'emirato ove ottenesse soddisfazioni «parallele». Quanto all'ex portavoce dell'Eliseo, Max Gallo, ipotizza un disimpegno militare francese mentre Claude Cheysson, già ministro degli Esteri, afferma: «Scateneremmo una guerra inutile, senza averne il diritto». Caso raro, inoltre, la Francia vede alla Difesa Jean-Pierre ; Chevénement, il ministro più anti-bellicista del governo, che negli ultimi giorni ha lanciato nuovi appelli per impedire il conflitto, salvo rispolverare ieri - dopo le critiche - accenti patriottici: «Se devono parlare le armi, che la vittoria arrida alle nostre!». Anche il premier Rocard non si rassegna e dà lezioni ai partner euro-americani: «Nessuno come la Francia va dispiegando sforzi per salvare la pace». Logico che gli americani, a questo punto, trattengano il fiato, però Baker può ritenersi parzialmente soddisfatto: malgrado le voci, Parigi non auspica proroghe dell'ultimatum, né insiste su una nuova discussione in sede Onu che Washington giudica inutilmente dilatoria. Alla guerra, in ogni caso, la Francia si prepara eccome. Le autorità hanno già disposto un piano d'«emergenza petrolio» in crescendo: velocità ridotta sulle strade, 19 gradi al massimo negli appartamenti, distributori chiusi 2 giorni su 7, circolazione vietata la domenica. C'è chi propone - extrema ratio - di resuscitare le tessere per la benzina, inaugurate con la crisi di Suez nel novembre '56. Enrico Benedetto