Nessun perdono, va ucciso

Nessun perdono, va ucciso Nessun perdono, va ucciso LONDRA. Salman Rushdie è apparso l'ultima volta in pubblico a dicembre, per firmare in una libreria di Londra le copie del suo ultimo romanzo, Harun e il Mar delle Storie, una favola per bambini e per adulti appena uscita in Italia per Mondadori. Ha anche annunciato alla Bbc che i suoi rapporti con i musulmani stanno tornando al sereno. Hesham El-Essawy, un leader della comunità inglese, ha spiegato che Rushdie non ha avuto un'educazione religiosa, e quindi non può essere considerato un apostata. Poi, la conversione: pochi giorni fa lo scrittore ha abbracciato l'Islam durante una cerimonia alla presenza dei massimi teologi del Cairo. Ma l'Iran non demorde. Mahammad Kathami, ministro per la cultura e l'istruzione, ha dichiarato che «il verdetto non può essere revocato». E il giornale iraniano «Jomhuri Islami» ha commentato il desiderio espresso da Rushdie di visitare il mondo islamico: «Questo faciliterà l'esecuzione». Salman Rushdie: «Ho accettato di non consentire nuove traduzioni del mio libro, e di non pubblicare l'edizione tascabile» satanici come una lite di famiglia. Bene, adesso sono in seno alla famiglia; adesso i musulmani possono parlare ai musulmani e continuare il processo di riconciliazione che ha avuto inizio la vigilia di Natale nel corso del mio incontro con sei studiosi musulmani. Questo incontro, descritto in talune pagine dei giornali occidentali come una sconfitta, è stato in realtà una vittoria della compassione, della comprensione e della tolleranza. Per più di due anni io ho cercato di spiegare che I versi satanici non aveva mai voluto essere un'opera offensiva; che la storia di Gibreel è in realtà una parabola che parla di come un uomo possa essere distrutto dalla perdita della fede; che i sogni durante i quali si verificano tutti i cosiddetti «insulti» sono raffigurazioni della sua disintegrazione e, nel romanzo, assumono esplicitamente il valore di punizioni e di ricompense; che le figure di sogno che lo tormentano con assalti alla religione rappresentano questo processo di rovina e non riflettono affatto il punto di vista dell'autore. Ciò non vuol dire sconfessare il mio lavoro, bensì affermare la pura verità. Con mio grande piacere, essa è stata accettata come tale. «Vogliamo recuperarti a noi», ha detto uno degli studiosi. E io ho risposto che io pure mi auguravo di recuperarli a me. Il clima dell'incontro è stato generoso e persino affettuoso e ha suscitato in me una grande commozione. Mi dicono che, ormai, in molte comunità e nazioni musulmane del mondo, questo clima di affetto ha cominciato a subentrare alla collera. La buona volontà sta sostituendosi alla cattiva volontà. E' qualcosa che merita di essere celebrato. Come contributo a questa nuova atmosfera di buona volontà, ho accettato di non consentire nuove traduzioni di I versi satanici e di non pubblicare un'edizione ingh ;e in paperback del libro, fin ;hè ri mane qualche rischio di causare ulteriori offese. La crisi è ata lunga, profonda e amara. D >oo una crisi del genere, ci vuo! tempo per la Riconciliazione. Ho cercato quindi di creare l'atmosfera adatta perché essa possa realizzarsi. Quanto al problema di un ritiro totale del libro, vorrei dire questo: nonostante tutto, I versi satanici è un romanzo che parecchi lettori hanno trovato di valore. Io non posso tradirli. E ancor più importante è il riconoscimento degli studiosi musulmani, secondo i quali il libro non ò un insulto deliberato. Se avessero avuto un'im¬ società borghese». «Ma qui sta l'errore», puntualizza Buttiglione: «Per Péguy la chiave non è nel primato dell'economico e l'uomo tradito dalla società borghese altri non è che l'uomo europeo formato da duemila anni di cristianesimo. E allora il

Persone citate: Buttiglione, Harun, Islami, Rushdie, Salman Rushdie

Luoghi citati: Iran, Italia, Londra, Mondadori