Guerra tra prefetto e sindaco
Guerra tra prefetto e sindaco Guerra tra prefetto e sindaco Ancora accuse al Comune: «Solidarietà inutile» Telefonata u Torino La Falange minaccia attentati Gli investigatori: poco credibile BOLOGNA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE E' ancora polemica tra il prefetto di Bologna Giacomo Rossano e il sindaco comunista Renzo Imbeni. L'occasione per una nuova puntata della lunga querelle che da alcuni mesi contrappone il rappresentante del governo al primo cittadino è stata un incontro tra una delegazione di amministratori e capigruppo consiliari con i rappresentanti delle forze dell'ordine dei vertici della giustizia, voluto dal sindaco per esprimere la solidarietà dell'amministrazione comunale a chi sta combattendo in prima fila contro la criminalità. «Signor sindaco, le forze dell'ordine non sentono questa solidarietà e sono rimaste scosse per le frasi di discredito che sono state pronunciate contro di loro», ha detto Rossano. Il 23 dicembre scorso all'indomani dell'assalto contro il campo nomadi di via Gobetti, in cui due nomadi furono uccisi e altri due feriti, il sindaco rilevando gli scarsi risultati nella ricerca dei colpevoli dichiarò che «le forze dell'ordine devono essere dirette e organizzate in modo diverso». L'affermazione fu duramente contestata in un vertice tra i rappresentanti delle forze di sicurezza. «Un'indebita ingerenza», fu tra l'altro definita. Ma la contrapposizione tra le due autorità si manifesta in modo ancor più clamoroso sugli interventi sociali a favore dei 1250 nomadi censiti a Bologna. Di fronte ai raid contro i campi sosta il Comune accusa la prefettura di non svolgere un'azione preventiva sufficiente. La prefettura replica che la responsabilità ricade sulle spalle del Comune, colpevole di non aver attuato il piano nomadi che prevede la concentrazione in cinque campi sosta contro i venti attuali. Dalle parole, il prefetto passa ai fatti: subito dopo Natale con una notifica chiede al sindaco di attuare il piano entro 23 giorni «a partire da oggi». Nonostante le polemiche delle settimane scorse, si credeva che la nuova emergenza criminale avesse rinsaldato volontà e intenti. Ma evidentemente era un'illusione. Secondo quanto riferito dai partecipanti all'incontro, il prefetto ha parlato di «disattenzioni documentate e documentabili» del Comune sul problema della dislocazione delle forze dell'ordine sul territorio. Rossano avrebbe concluso dicendo: «Signor sindaco, la invito ad esprimere nei fatti questa solidarietà di cui parla. Se questo avvenisse, i tre giovani carabinieri non sarebbero morti invano». Il prefetto ha poi lasciato in anticipo la riunione per accogliere il presidente Cossiga. Ai giornalisti non ha voluto fare dichiarazioni: «Quello che avevo da dire l'ho già detto in altre occasioni e ripetuto anche poco fa dentro quell'aula». Laconico il commento del sindaco: «Non clusa con altre minacce: «Presto saprete. Voi capite solo il linguaggio militare scritto col sangue. Questo a molti di voi fa comodo». Altre telefonate della Falange erano giunte all'Ansa Torino il 5 novembre, il 5 dicembre ed il 5 gennaio. Nella prima l'organizzazione aveva rivendicato la responsabilità dell'assassinio degli industriali Rovetta e Vecchio, uccisi il 31 ottobre a Catania. Il 5 dicembre, era stata denunciato l'episodio della «sparizione del nastro», poi ripresa anche ieri. La chiamata di tre giorni fa conteneva una secca rivendicazione dell'agguato. Gli investigatori considerano scarsamente attendibili queste telefonate. Ma l'ipotesi che si tratti dell'iniziativa di un esaltato trova un ostacolo nel fatto che gli speakers sono stati due. Un uomo più maturo, con spiccato accento tedesco, nelle prime due comunicazioni ed in quella di ieri. Una voce più giovane e più decisa il 5 gennaio. [a. e] TORINO. Le quattro telefonate fatte negli ultimi due mesi dalla sedicente «Falange Armata» agli uffici Ansa di Torino hanno messo in allarme la Procura della Repubblica ed i carabinieri del Nucleo operativo. Soprattutto la comunicazione giunta ieri alle 8,50 ha destato interesse. Una voce maschile, con accento tedesco, ha detto: «La motivazione della nostra operazione militare contro i carabinieri Bologna del 4 gennaio deve essere ricollegata alla comunicazione all'Ansa Bologna da noi data il 27 ottobre '90 e alla successiva infame sparizione, operata dalle forze di polizia di quella città, del nastro registrato contenente il nostro programma politico-militare e rivelazioni importanti su operazioni politiche passate e presenJ ti». Secondo quanto affermato [ dallo sconosciuto, «Falange Armata» aveva messo il nastro in un cestino dei rifiuti della stazione di Bologna, «ma è sparito ed è stato da qualcuno utilizzato». La comunicazione si è con¬ Continua la polemica tra il sindaco Renzo Imbeni (di fianco) e il prefetto Giacomo Rossano polemica ò giunta poco prima del Consiglio comunale riunito in seduta straordinaria dopo l'eccidio dei tre giovani carabinieri, dal quale le forze politiche hanno raccolto un appello all'unità dei cittadini e alla solidarietà con le forze dell'ordine. «Basta con i palleggi delle responsabilità», ha detto Pier Luigi Magri, capogruppo della de. «Sui particolarismi prevalgono gli interessi della comunità statale», gli ha fatto eco dai banchi del psdi l'assessore Angelo Scavone. sono cose nuove. Non voglio rinfocolare la polemica, pertanto non replico nel merito delle accuse. Ringrazio il prefetto per la sua presenza. Ciò che importa ò la risposta corale e unitaria di tutta la città a quanto sta succedendo a Bologna». Durissimo il commento del capogruppo comunista Antonio La Forgia: «L'intervento del prefetto ò una cosa di pessimo stile. Se lo fa è perché si sente in difficoltà». «L'intervento del prefetto - osserva il capogruppo psi Marco Poli - ò stato un attacco personale al sindaco». Paradossalmente la nuova Marisa Ostolani
Persone citate: Angelo Scavone, Antonio La Forgia, Cossiga, Giacomo Rossano, Marco Poli, Pier Luigi Magri, Renzo Imbeni, Vecchio
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