Il boia di Papa Doc

Il boia di Papa Doc Il boia di Papa Doc Ex dissidente accusa Lafontant «Fu lui a torturarmi in cella» invece con i due terzi dei voti. Sebbene colpito da mandato di arresto, Lafontant era tornato a Haiti nel luglio scorso dopo quasi cinque anni di esilio nella vicina Repubblica dominicana per candidarsi a capo dello Stato; «sono venuto per restare, e me ne andrò solo dentro una cassa da morto», proclamò. Il governo provvisorio della signora Ertha Pascal-Trouillot emise un nuovo ordine di cattura, che l'esercito non volle però applicare; la commissione elettorale lo escluse in seguito dalla competizione elettorale, che Lafontant ha definito ieri «una carnevalata» e «un insulto». Lafontant si fece notare quando era ancora studente di medicina, e collaborò con Duvalier alla repressione di uno sciopero studentesco; in seguito costituì una cellula studentesca di Tonton Macoutes, e per tutta la sua carriera politica continuò a essere legato alla milizia. Secondo il rapporto citato, Lafontant diresse personalmente l'interrogatorio del giornalista Pierre Robert Auguste, che nel giugno dell'84 fu torturato in carcere dagli uomini del regime; un altro ex detenuto politico, Antoine Leroy, ha raccontato che Lafontant lo torturò personalmente, picchiandolo e costringendolo a mangiare i propri escrementi. [Agi] PORT-AU-PRINCE. Roger Lafontant, autore del tentativo di Golpe a Haiti, è stato una delle figure di primo piano del famigerato regime Duvalier; in qualità di ministro dell'Interno, nei primi Anni Ottanta, fu a capo dei Tonton Macoutes, la milizia privata del dittatore. Lafontant, che ha 55 anni ed è ginecologo, è accusato di aver svolto un ruolo chiave nella repressione dell'opposizione e della stampa indipendente, e di aver torturato personalmente diversi oppositori; la coalizione nazionale dei profughi haitiani, in un recente rapporto, lo definisce «uno spudorato difensore di Duvalier», che vide protagonisti «Papa Doc» (come veniva chiamato il despota) prima e con figlio JeanClaude poi. Lafontant, che nega di essersi macchiato di azioni di violenza, vanta la sua fedeltà al regime: «Sono il leader dei duvalieristi, sono il loro capo», dichiarò in un'intervista alla vigilia delle elezioni del 16 dicembre, dalle quali fu escluso per i suoi rapporti col passato regime. «Non negherò mai di essere duvalierista». In quell'occasione Lafontant giurò che avrebbe fatto «qualunque cosa» per impedire all'ex salesiano Jean-Bertrand Aristide (da lui ritenuto un comunista) di accedere alla presidenza, che Aristide conquistò |FOTO AFP]

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