Gli uomini blu firmano la pace di Domenico Quirico

Gli uomini blu firmano la pace Gli uomini blu firmano la pace '?r gli «uomini blu» ò la prima, pi "tante vittoria. Dopo anni di massacri e di guerriglia tr ìe desolate montagne del1 .• trar, al confine tra Mali, Niger e Algeria, firmeranno la paci con il governo di Bamako. Hanno ottenuto nella terra abitata dalle loro tribù, l'Azawad, una autonomia per gli affari interni e il ritiro delle truppe del governo centrale, responsabili di una selvaggia repressione. Erano le condizioni poste dai tuareg per rinviare, almeno per ora, il sogno di creare nel deserto uno Stato, abitato dai leggendari guerrieri berberi, indipendente dai negri e dagli arabi. Il cessate-il-fuoco dovrebbe porre fine alle violenze che gli Stati della regione, Mali e Niger in particolare, conducono da anni contro i nomadi, e che avevano assunto i contorni di un genocidio peggiore di quello dell'epoca coloniale. Un bilancio molto parziale parla di oltre un migliaio di morti, tra cui molte donne e bambini. Gli Imohag, gli «uomini liberi» (nessuno accetta il nome di tuareg che fu dato loro dagli invasori arabi e significa «abbandonati da Dio»), non hanno mai riconosciuto le frontiere che dividono il loro deserto, trasformandoli in nigeriani, maliani, libici, algerini, e burkinabé. Gli Stati dove vivono consistenti tribù che formano il milione e mezzo di tuareg cercano di costringere i nomadi a radunarsi nelle città, dove possono controllarli. Come mezzo di pressione usano i diritti di dogana imposti alle carovane che, seguendo itinerari secolari, percorrono le piste del deserto di pietra. Ma il ricatto economico non basta per piegare popolazioni che pur avendo adottato l'Islam hanno mantenuto, fieramente, una lingua, il tamasheq, e una scrittura, il tifi nagh, come segno della volontà di non essere assimilati. Si ricorre allora alla repressione. In Mali i tuareg sono cittadini di serie B, sottoposti a continue violenze e angherie da psrte delle genti del Sud. Nel Niger i soldati neri, discendenti delle popolazioni che i nomadi tennero schiave per molti secoli, cercano vendetta per i soprusi subiti dai loro antenati. Anche il disastro ecologico della desertificazione ha colpito doppiamente i tuareg, perché i governi centrali, per punirli della volontà di indipendenza, hanno rifiutato di destinare loro qualsiasi aiuto. Per questo migliaia di famiglie terrorizzate e assediate dalla fame sono fuggite nei mesi scorsi verso Tamanrasset nel Sud dell'Algeria denunciando massacri e violenze. Sulle montagne sono rimasti i guerrieri del Movimento popolare di liberazione dell'Azswad che, con imboscate e blitz sanguinosi, sfruttando la conoscenza dei luoghi, hanno inflitto duri colpi all'esercito del Mali. Molti di loro avevano già partecipato alla grande rivolta del '63 nell'Adrar, che fu repressa nel sangue. Questa volta si spostano non sui dromedari ma su velocissime jeep e sono stati addestrati in Libia, in alcune caserme vicino a Tripoli dove i giovani imohag hanno trovato un alleato molto interessato. I tuareg infatti sono l'ultimo capitolo della strategia saheliana di Gheddafi che da anni tenta senza successo di diffondere a Sud il suo Libro Verde, destabilizzando i regimi filooccidentali del Niger e del Mali. Proprio la paura del Colonnello ha indotto Moussa Traoré, premier del Mali, a rassegnarsi alla trattativa. A convincerlo sono state anche le pressioni dell'Algeria, timorosa di vedere una guerriglia infiammare le sue frontiere meridionali, e preoccupata per il crescere del malessere anche tra i suoi tuareg. Nell'ottobre scorso a Tamanrasset per la prima volta i tuareg sono scesi in piazza per chiedere al wali, il prefetto della città, di porre un freno alle violenze da parte delle genti del Nord. Domenico Quirico

Persone citate: Gheddafi, Moussa Traoré