Il Cremlino ricorre ai parà di Enrico Singer

Il Cremlino ricorre ni para Il Cremlino ricorre ni para «Per catturare i disertori» Scontri e morti in Ossezia DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Nel nuovo braccio di ferro ingaggiato dal Cremlino con le Repubbliche ribelli baltiche entrano in campo i paracadutisti. Almeno tre divisioni, di 10 mila uomini ciascuna, dovrebbero arrivare già oggi «in riforzo» ai centomila soldati della Regione militare del Baltico agli ordini del generale Fiodor Kuzmin. Obiettivo dichiarato: dare la caccia ai giovani che rifiutano la chiamata alle armi. Quello dei «disertori» è un caso-simbolo dell'indipendentismo in Lituania, Estonia e Lettonia: i ragazzi di leva non vogliono servire in un «esercito straniero». Ma il potere centrale ha ormai deciso di dare battaglia. Il generale Kuzmin ha detto che, se entro domenica 13 «la situazione nelle caserme non sarà tornata normale», i paracadutisti agiranno. Un decreto emanato da Michail Gorbaciov in dicembre aveva dichiarato illegali tutte le disposizioni adottate dalle Repubbliche in materia di difesa. «La politica militare è una e spetta all'Unione», aveva detto il capo del Cremlino contestando le tante eccezioni che nel Baltico - ma anche in Azerbaigian, Armenia, Georgia, Moldavia - sono state inserite nei meccanismi della chiamata alle armi. E il generale Moiseev, capo di Stato Maggiore, ha detto proprio ieri che l'Armata Rossa «farà di tutto perché il decreto del Presidente sia rispettato». E il telegiornale ha rivelato che reparti di paracadutisti sono stati inviati anche in Armenia, Georgia, Moldavia e Ucraina. Per quanto riguarda il Baltico, il generale Moiseev, ha dato anche qualche cifra. In Lettonia soltanto il 24 per cento dei giovani ha risposto alla leva e, di questi, appena il 6 per cento è di origine lettone: gli altri sono della minoranza russa. Complessivamente, nelle tre Repubbliche, Un migliaio di fedeli attorno all'albero di Natale sulla Piazza Rossa (FOTOAPJ Paolo Passarmi meno del 50 per cento dei ragazzi chiamati alle armi si è presentato nelle caserme nel corso del 1989. E' una situazione che Mosca definisce «insostenibile», ma che, in realtà, ha finora tollerato in attesa di un regolamento complessivo del problema baltico affidato al grande negoziato sul nuovo «patto federale». E l'improvviso irrigidimento dimostra proprio che le trattative sono bloccate. Il Cremlino è deciso a contrastare i nazionalismi - «la difesa dell'unità dell'Urss è il nostro compito più sacro», ha detto Gorbaciov nel messaggio di Capodanni - e il Baltico si annuncia come il terreno di una prova di forza che dovrebbe avere un valore di esempio per le altre Repubbliche indipendentiste. Così, la scorsa settimana, erano entrati in scena i «berretti neri» delle forze speciali del ministero dell'Interno per occupare a Riga e a Vilnius tipografie e palazzi rivendicati dal partito comunista: adesso sono i «berretti blu» dei paracadutisti che tornano in azione come già avvenne nell'aprile scorso con le prime «retate di disertori», poi bloccate dall'avvio delle trattative. Ma sul fronte degli scontri nazionali, la tensione non è concentrata soltanto nel Baltico. Nell'Ossezia meridionale, regione autonoma della Georgia, ci sono stati nuovi incidenti con tre morti e una quarantina di feriti. Nella cittadina di Tskhinvali è stato proclamato il coprifuoco 12 ore al giorno, ma le truppe dell'Interno, per ammissione ufficiale, «non sono ancora riuscite a riportare l'ordine». L'Ossezia meridionale è stata «soppressa» come entità amministrativa autonoma dal nuovo governo nazionalista georgiano nei primi giorni del dicembre scorso e questo ha scatenato un'ondata di azioni violente con un già lungo elenco di vittime. MOSCA Enrico Singer

Persone citate: Fiodor Kuzmin, Gorbaciov, Kuzmin, Michail Gorbaciov, Moiseev