Doppio gioco in Vaticano di Giovanni Bianconi

Doppio gioco in Vaticano Doppio gioco in Vaticano Il Sifar proteggeva la S. Sede e intanto faceva spiare il Papa ROMA. Il Sifar di De Lorenzo, Viggiani e Allavena ha lavorato per conto del Vaticano. Ma anche sul Vaticano. Nel senso che le spie raccoglievano informazioni per passarle oltre Tevero, ma nello stesso tempo intercettavano ciò che avveniva nei palazzi della Santa Sede. E gli 007 inviati a sorvegliare il Papa durante i viaggi all'estero registrarono alcuni suoi colloqui. Gli esempi di questo doppio gioco si trovano negli «omissis» delle commissioni d'inchiesta sul Sifar e sul Piano Solo. Al generale Giovanni Allavena viene contestata l'«operazione Vaticano», avvenuta a cavallo tra gli Anni 50 e 60. Si tramava - spiega chi fa la domanda - di reperire informazioni su tutte le diocesi. Era un lavoro di gran mole, che assorbiva gran parte del personale e dei mezzi dei centri di controspionaggio. «Avrò ricevuto ordini dal capo servizio di procedere all'aggiornamento - si difende Allavena -. Ho ubbidito. Non l'ho fatto certo con piacere perché sapevo che era un aggravio di lavoro». Forse - continua l'interrogatorio - interessava al Vaticano avere una situazione aggiornata. E Allavena: «Forse sarà così...». Ma tutto ciò che c'entra con il controspionaggio? «La penetrazione comunista nel Vaticano è uno dei settori più importanti del controspionaggio», spiega il generale. Favori alla Santa Sede dunque, come quando gli uomini del Sifar accompagnarono Paolo VI in Palestina. Uno di questi è il colonnello Vittorio Meneguzzer, il quale racconta: «Mi risulta che l'intervento del Sifar nell'operazione venne appoggiato dal capo di stato maggiore della Difesa e dal signor ministro». Quanta gente del Servizio partecipò alla spedizione? «Circa 55 persone». Ma gli 007 approfittavano di queste occasioni per spiare il Papa. Proprio durante il viaggio in Palestina venne registrato il colloquio tra Paolo VI e il patriarca di Costantinopoli Atenagora. «Era una questione personale del generale Allavena», racconta il maresciallo Stefano Lasaponara. Della visita del Papa in Palestina, Allavena si occupò molto. Alla commissione d'inchiesta Lombardi ha detto: «Fu un viaggio veramente pericoloso perché la setta dei "fratelli musulmani" voleva far scoppiare grossi disordini, per cui dovemmo pren¬ dere contatti con il Servizio egiziano e dire "noi non collaboreremo più con voi se non userete tutta la vostra influenza per calmare i fratelli della setta". Ci misero 16 giorni prima di darci questa assicurazione, perché non volevano assolutamente che il Papa andasse in Israele». Allavena ha raccontato anche delle infiltrazioni tentate dai sovietici in Vaticano: «Siamo nella impossibilità di poter andare a controllare tutti questi giovani che vengono nei seminari, mandati dai capi dei russi per poterli introdurre nella carriera ecclesiastica... Il controllo sulla Russia è difficilissimo. Hanno detto che si sono schedati dei cardinali, ma quando noi abbiamo trovato la sorella di un cardinale che usciva dall'ambasciata russa, per forza abbiamo dovuto puntare gli occhi sulla sorella del cardinale. Seguendola, abbiamo visto che era di orgine russa, che era qui in Italia da due mesi senza che nessuno sapesse niente, e viveva in un convento. Quindi è logico che controlliamo il convento, cosa difficilissima, impossibile a farsi...». L'uomo del Sifar in Vaticano era il generale Viggiani, mai interrogato perché morto appena lasciato l'incarico di capo del Servizio. «Era molto legato a monsignor Dell'Acqua», ricorda il colonnello Rocca. Monsigor Dell'Acqua, sostituto alla Segreteria di Stato dal '54 al '67 (in pratica il ministro dell'Interno del Vaticano) ricevette nel 1956 degli scritti autografi di Pio XII comprati da Viggiani per 8 milioni di lire in Nuova Guinea, per ordine di De Lorenzo e del generale Quaranta. Più avanti, lo stesso generale Quaranta parla di interferenze avvenute in senso inverso, dal Vaticano al governo italiano: «Mi risulta che mons. Crovini, membro importante del Sant'Uffizio, venne dal ministro Andreotti per incarico di mons. Dell'Acqua a perorare la nomina del generale De Lorenzo a capo di stato maggiore dell'Esercito». I rapporti tra Sifar e santa Sede correvano insomma su una corsia preferenziale interrotta, a suo dire, dal generale Allavena, anche se con un po' di rammarico: «Posso dire di aver eliminato lo scambio di notizie con il Vaticano, anche se sono convinto che il Vaticano è una fonte inesauribile di notizie». Giovanni Bianconi

Luoghi citati: Costantinopoli Atenagora, Israele, Italia, Nuova Guinea, Palestina, Roma, Russia