Rinviata la cassa all'Olivetti di Guido Novaria

Sulle sospensioni i sindacati sfiorano la rottura, poi trovano l'accordo Sulle sospensioni i sindacati sfiorano la rottura, poi trovano l'accordo Rinviata la cassa all'Olivelli La trattativa a Ivrea è ripresa nella notte IVREA. Molti ripensamenti e pochissimi spazi di trattativa ieri, nella prima giornata di confronto fra Olivetti e sindacati a Ivrea. S'è cominciato nel pomeriggio con la notizia che l'azienda sospendeva la cassa integrazione per i 3500 lavoratori che doveva scattare lunedì prossimo. S'è proseguito nella tarda serata con la quasi rottura nel sindacato sul problema del ricorso alla cassa integrazione a zero ore, inaccettabile per Firn e Fiom, praticabile per la Uilm «in attesa dell'avvio delle procedure dei prepensionamenti concordati con il ministro DonatCattin». Una rottura evitata dopo che Scalia, Cremaschi e Serra si sono nuovamente seduti intorno al tavolo delle trattative per stabilire una linea comune e prospettare all'azienda un modo diverso di ricorrere allo strumento della cassa integrazione. E' nata allora la proposta delle sospensioni collettive per gli addetti alla produzione e della cassa integrazione a rotazione, con tempi molto ridotti, per gli impiegati. I rappresentanti dell'Olivetti si sono riservati una risposta anche se è probabile che le parti tornino a rivedersi nella giornata odierna per avviare la trattativa vera e propria. Si era cominciato con il ripensamento della Olivetti rispetto alla decisione di sospendere i lavoratori dichiarati in esubero. «Il provvedimento è stato sospeso per decisione unilaterale dell'azienda», ha spiegato Giorgio Panattoni, responsabile delle relazioni industriali dell'Olivetti. Ma non annullato così come avrebbero voluto le organizzazioni sindacali. Scatterà probabilmente entro la fine di gennaio». Ma alla ripresa delle trattative, ieri mattina all'Associazione Industriali del Canavese, dopo il verbale d'intesa sottoscritto prima di Natale davanti al ministro del Lavoro Donat-Cattin, il sindacato si è trovato diviso proprio sul problema della cassa integrazione. Inaccettabile, secondo il segretario nazionale della Firn, Luciano Scalia, che ha affermato: «L'atteggiamento dell'azienda di voler applicare a tutti i costi la cassa integrazione impedisce di proseguire la trattativa». Scalia ha anche sollecitato Firn e Fiom ad applicare strumenti alternativi alla sospensione dei lavoratori, a co¬ minciare dai contratti di solidarietà. Ha replicato Piero Serra, leader della Uilm: «Il problema posto dalla Firn non è tanto la cassa integrazione a zero ore, quanto qualsiasi tipo di ricorso alla cassa, come strumento da utilizzare per far fronte al periodo transitorio in attesa de'i prepensionamenti» . Contro la cassa a zero ore si è schierata anche la Fiom. Dice Giorgio Cremaschi: «L'Olivetti non può chiedere al sindacato di ricercare intese comuni, ottenere dal governo agevolazioni sui prepensionamenti per poi mantenere inalterate le proposte di sospensione di 2500 addetti a zero ore». A questo punto la trattativa si è arenata: dopo un ulteriore confronto con le rispettive delegazioni, in serata, Firn, Fiom e Uilm hanno comunicato all'azienda l'impossibilità di avviare il confronto; poi la riunione sindacale e la ripresa delle trattative. Adesso, mentre la trattativa prosegue, si aspetta il provvedimento che il governo ha promesso di varare il 15 gennaio prossimo concedendo benefici contributivi a quei dipendenti vicini alla soglia dei 35 anni di anzianità aziendale. «Senza dimenticare che quasi certamente l'Olivetti inizierà ad attuare il suo piano di svuotamento degli stabilimenti - hanno osservato i delegati di fabbrica di Scarmagno e Crema, i due stabilimenti maggiormente a rischio in questa fase -, i quattromila esuberi alla fine del '92 potrebbero diventare cinque o forse anche seimila». Mentre a Ivrea, sindacato e Olivetti iniziavano il confronto, dall'assessore al Lavoro della Regione Piemonte, Giuseppe Cerchio, arrivava una dura critica all'intesa sottoscritta a dicembre al ministero del Lavoro: «Un provvedimento che costerà allo Stato trecento miliardi di lire - spiega Cerchio - fatto quasi su misura per un'unica azienda, mentre si continuano a dimenticare situazioni occupazionali gravissime per il Piemonte, come la Ceat, l'Indesit e la Montefibre, dove i lavoratori continuano ad ottenere inutili promesse di soluzioni alle loro difficoltà». Guido Novaria INFORMATICA, LA PAURA FA 90 i RIDUZIONI DI.PERS0NALE ANNUNCI/VIE 0 EFFETTUATE NEL 1990 Il gruppo di Ravenna, più forte a Parigi, raffo rza i l legami con Vernes

Luoghi citati: Crema, Ivrea, Parigi, Piemonte, Scarmagno